Fine del centro destra, crisi del centro sinistra e nuovo centrismo all’orizzonte
di Vincenzo Pino
La conclusione della crisi di governo ci restituisce un quadro politico assolutamente inimmaginabile alla luce della campagna elettorale e sconfessa in qualche modo la legge elettorale che va sotto il nome di Rosato. Si è sfarinata a destra, alla prova del governo, una coalizione senza un collante programmatico e di valori condivisi.
La Lega va al governo, ridimensionata, però, nella sua capacità di rappresentanza dell’intero centro destra, Fratelli d’Italia si astiene, dopo che la Meloni aveva cercato di riconnettere all’ultimo minuto la sua leadership a quella di Di Maio e Salvini con un incarico prestigioso di governo. Così, Forza Italia va all’opposizione lasciando però aperto uno spiraglio all’approvazione di quei provvedimenti rispondenti al programma di coalizione.
Un crollo della dimensione unitaria del centrodestra, dunque. Ma anche della stessa connotazione di centro-destra. E tutto questo viene confermato dai sondaggi di Piepoli ed Euromedia su Porta a Porta di ieri.
Queste rilevazioni segnalano, infatti, che un centrodestra unito, se si presentasse alle elezioni, avrebbe come unico effetto quello di fare aumentare di 10 punti la consistenza del movimento Cinque Stelle (tabella sopra).
Su questo ultimo schieramento convergerebbero così ulteriori elettori tra quelli che temono la destra, quelli della sinistra dura, per intendersi, ma anche elettori del centro destra delusi dal fallimento della loro stessa coalizione. In particolare di Fratelli d’Italia e di Forza Italia , che si radicalizzerebbero ulteriormente per approdare verso una formazione che ha fatto della dinamica propagandistica e del camalentismo programmatico la sua forza. Centrismo, dunque, quale variabilità programmatica.
Si conferma ancora la capacità della formazione pentastellata di rappresentare attualmente quel “partito pigliatutto” che mette insieme contenuti che potevano ascriversi alle due formazioni che si contrapponevano nel periodo del bipolarismo,.
Questa operazione è andata a buon fine perché ha rappresentato anche una novità ed un’alternativa generazionale e morale a Partiti e personale politico imbolsito da decenni di gestione dei governi e del Paese.
Con la definitiva ascesa al governo è probabile che questa formazione possa perdere progressiavamente questa caratterizzazione polimorfa ed attrattiva in quanto dovrà scegliere provvedimenti ed azioni senza la rendita di posizione di una opposizione che ha scaricato sugli altri la responsabilità della crisi economica e occupazionale precedente.
Questo però se vi sarà una opposizione capace di incalzarla sul piano programmatico, una opposizione non pregiudiziale ma di merito e credibile alla maggioranza del Paese. Certo, sarà difficile se oggi lo schieramento alternativo ai populisti, sia pure “centristi” o “centrali” viaggia attorno ad un terso dell’elettorato. E sembra che il PD sia permanentemente incatenato in una lotta interna tra correnti che alla luce delle evoluzioni e dei tempi sembrano un remake di film in bianco e nero mentre FI sia senza bussola alcuna.
Al centrosinistra, in particolare, occorre un reinsediamento sociale e culturale ancorato ai valori occidentali europeistici ed a direttrici nuove capaci di aumentare la ricchezza e la sua redistribuzione. Compito non facile in periodi di crisi, soprattutto quando il pessimismo la fa da padrone e lo scontento dilaga. In Fi sembrano mancare del tutto le idee.
Foto in copertina: Sala del Consiglio dei Ministri. Tratta da Wikipedia. Di Governo Italiano – Presidenza del Consiglio dei Ministri (Note legali) – Governo Italiano – Presidenza del Consiglio dei Ministri, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=52910195
Immagine nel testo: Sondaggio Euromedia e Piepoli (Porta a Porta 31/05/2018).
1 thought on “Dalla crisi del bipolarismo al nuovo centrismo”