di Gabriele Bonafede
La felicità è la cifra del musical di Moni Ovadia e Mario Incudine tratto e adattato da Liolà di Luigi Pirandello, in questi giorni al Teatro Bondo di Palermo che lo produce insieme al Teatro Garibaldi di Enna e del Teatro Regina Margherita di Caltanissetta.
Lo si era intuito già nella conferenza stampa di presentazione: un cast felice di trasformare in musical siciliano una delle commedie più famose del grande drammaturgo siciliano. Ma a vederlo c’è qualcosa in più. C’è la sensazione che possa essere una produzione siciliana capace di far presa a un pubblico molto più ampio, geograficamente e contestualmente.
A Palermo, al Biondo, fin dalla prima di venerdì scorso, il pubblico ha gradito, applaudito, acclamato. La ricerca di Ovadia e Incudine, con il giocoso e corposo contributo di Paride Benassai, è riuscita: amalgamando grandi artisti di una rinnovata “scuola di Palermo”, come Rori Quattorcchi, lo stesso Benassai, Stefania Bandeburgo, insieme alle nuove leve fornite dal Teatro Ditirammu con un folto gruppo di attori plasmati alla scuola di Elisa Parrinello.
Felice percorso, che recupera Liolà in chiave più popolare ma non per questo diminuita nel senso compiuto a suo tempo da Pirandello. Semmai c’è un’evoluzione, un percorso creativo accompagnato dal ringiovanito respiro intergenerazionale.
L’impatto è sostanzioso fin dalla prima scena, con i suoni, i canti e i gesti di una favola dall’ambientazione colorata e afferrata, immaginata e scandita. E raccontata in vibrazioni d’avventura rurale. Il ritmo è piacevole fin dall’inizio, sorprendendo anche il più scettico degli spettatori. Il musical trae, se così si può dire, il bene dal male. Ammesso, e non concesso, che un pizzico di “stile televisivo” sia “male”, gli artisti di Liolà al Biondo ne traggono bene, portando sul palco la parte migliore del genere “musical”, ovvero il recupero del racconto in chiave tradizionale, riconoscibile, tanto orecchiabile quanto radicata nella proverbiale sapienza del contesto, e del testo, siciliano.
Dunque, Incudine e Ovadia trasformano con successo Liolà in musical. Ma non è solo questo. Inseriscono un nuovo personaggio, Pauluzzu u pazzu, interpretato magistralmente da Paride Benassai che è lasciato libero di volare sui testi e sul palcoscenico: i suoi monologhi corroborano la cifra personale propria dell’attore palermitano. Quello sui ventagli e il petto trascina l’applauso del pubblico a certezza.
Non basta, Moni Ovadia sorprende con un canto che duetta al galoppo: cavalcando insieme al purosangue canoro Mario Incudine. E quando Rori Quattrocchi canta una semplicissima ninna nanna, salgono i brividi dell’infanzia a tingere in acquarello il cielo stellato, magico sapore del riverbero isolano.
Le donne, quelle della tragicommedia pirandelliana per eccellenza ed interpetate da Stefania Blandeburgo e Aurora Cimino, sono come le carte da giocare. Ricordano la favola di Alice nel paese delle meraviglie.
E meravigliano in gesti calcolati, in tridimensionali personaggi a due sole dimensioni: bianco e nero, altezza e larghezza, giusto e sbagliato, com’è d’uopo nella favola raccontata a musical. Com’è nella caricatura pirandelliana riportata all’estremo golfo del tirrenico mare. Stefania Blandeburgo, un’attrice palermitana dalla meravigliosa duttilità, si trova perfettamente a suo agio nel cantare gestualmente, con mani, braccia, corpo, e ventagli di scena tanto “bidimensionali” quanto plastici e reali.
È il successo di una scuola palermitana che si propone, così, in felice unione tra passato e presente, da Pirandello, passando per l’abbanniata, per il vento di Scaldati, per l’ancidda dell’acqua di cielo, arrivando a noi e al futuro, prossimo e presente. Il pubblico decreta: applauso da ovazione. E, al di là di critica e commenti intellettuali, è il pubblico che conta. A teatro e in tante altre cose.
Liolà
da Luigi Pirandello
Riduzione e adattamento Mario Incudine, Moni Ovadia, Paride Benassai, regia Moni Ovadia e Mario Incudine, musiche originali Mario Incudine, scene Mario Incudine, costumi Elisa Savi, luci Franco Buzzanca, movimenti scenici e coreografie Dario La Ferla, direzione musicale Antonio Vasta aiuto regista Alessandro Idonea
Personaggi e interpreti
Liolà Mario Incudine, Zio Simone Moni Ovadia, Pauluzzu ’u fuoddi Paride Benassai, Zà Ninfa Rori Quattrocchi, Zà Croce Stefania Blandeburgo, Tuzza Aurora Cimino, Mita Graziana Lo Brutto, CiuzzaChiara Seminara, Nedda Sabrina Sproviero