di Gabriele Bonafede
Prima o poi, nella vita, ci si deve confrontare con l’attesa di Godot. O per lo meno con lo spettacolo Aspettando Godot. Tanto è vero che, fin da quando fu rappresentato per la prima volta al Theatre de Babylone di Parigi (1953), il mondo iniziò a dividersi tra chi lo aveva visto e chi no.
Fiumi d’inchiostro sono stati scritti sul capolavoro di Beckett. Fiumi se ne scriveranno ancora. Ma nell’attesa, val bene partecipare alla corrente con qualche goccia. Val bene, soprattutto, andare vederlo. L’occasione si presenta ogni anno, un poco ovunque in Italia, anche se l’amore per questa pietra miliare del teatro è arrivato in Italia solo a partire dagli anni ’80, benché sia stato allestito per la prima volta nel nostro Paese da Luciano Mondolfo con Vittorio Caprioli già nel 1954.
In questi giorni Aspettando Godot va in scena al Teatro Biondo di Palermo, riscuotendo ancora una volta il meritato successo. Fin dalla prima, avvenuta lo scorso venerdì 6 aprile. Questa edizione non può non fare i conti con due dati di fatto: l’importanza, storica, del testo teatrale e una “(ri)lettura” a sessantacinque anni dalla prima assoluta.
Lo spettacolo messo in scena da Maurizio Scaparro risolve le due questioni con una rappresentazione molto aderente al testo e accordandosi non poco all’immagine diffusa della pièce. In più, se può esserci un “di più” in Aspettando Godot, l’esaltazione degli aspetti più ironici e piacevoli grazie un gruppo di attori dichiaratamente esaltanti.
Ma c’è un terzo aspetto, forse più interessante, sulla rilettura al Teatro Biondo (e prodotta dal Biondo). Quello riguardante il pubblico al quale è rivolto: una città della periferia europea come è Palermo. Una città che è segnata, forse più di ogni altra, dall’attesa in quanto tale. Chiaro, l’attesa di Aspettando Godot è fondamentalmente la sintesi della condizione umana. Lo hanno detto e scritto in molti, magari individuando un’identità nel protagonista che non c’è in scena, Godot.
Ma l’attesa, a Palermo, è funzione connotativa predominante, è carattere distintivo di un intero popolo. A Palermo, prima o poi aspetti. Con un ritorno circolare all’attesa che finisce per trovare la quadratura del cerchio, colorando d’inutili fatti l’odore insulso di calzature mai utilizzate per un cammino. Insulso, perché sempre adibito a star fermi in un punto preciso. Inamovibile, Palermo, incontra tutti coloro che si danno da fare a raggiungerla, ma senza mai muovere un passo per spostarsi verso nuovi orizzonti.
Ecco che l’Aspettando Godot di Scaparro tracima dal palco del Biondo giù per la Conca d’Oro, facendo sorridere e disperare. Perché se c’è ed esiste un Godot, questi è sicuramente palermitano. Altrimenti detto, il palermitano, di qualsiasi estrazione e livello culturale sia, si sente Godot in terra. Albero, o non albero.
Aspettando Godot
di Samuel Beckett, traduzione Carlo Fruttero, regia Maurizio Scaparro
Personaggi e interpreti: Estragone Antonio Salines , Vladimiro Luciano Virgilio, Pozzo Edoardo Siravo, Lucky Fabrizio Bordignon, Ragazzo Gabriele Cicirello
Scena Francesco Bottai, costumi Lorenzo Cutùli, luci Salvo Manganaro, aiuto regia Alice Guidi, assistente alla regia Gabriella Casali, produzione Teatro Biondo Palermo
durata: 1 h e 40 min. più intervallo
Calendario delle rappresentazioni: venerdì 6 aprile ore 21.00, sabato 7 aprile ore 21.00, domenica 8 aprile ore 17.30, martedì 10 aprile ore 21.00, mercoledì 11 aprile ore 17.30, giovedì 12 aprile ore 17.30, venerdì 13 aprile ore 21.00, sabato 14 aprile ore 21.00, domenica 15 aprile ore 17.30