Il documentario di Antonio Bellia vince il Nastro d’argento. I commenti del regista e di Alessandro Rais della Sicilia Film Commission
di Gabriele Bonafede
Il film “La corsa de L’Ora” scritto e diretto da Antonio Bellia vince come Miglior docufilm ai Nastri d’argento 2018, ex aequo con “Diva!” di Francesco Patierno. Nel film sul giornale L’Ora, le vicende del quotidiano, che chiuse i battenti nel 1992, si intrecciano inevitabilmente con quelle della città di Palermo a partire dagli anni ’50. Precisamente, Bellia documenta la storia del quotidiano dal 1954 al 1975, quando fu direttore Vittorio Nisticò, interpretato da Pippo Delbono.
“La corsa de L’Ora” di Antonio Bellia è un film che ripercorre la mitica storia del quotidiano palermitano, coprendo la parte migliore di quella esperienza giornalistica. Mettendo in evidenza come Nisticò seppe aggregare e far crescere firme prestigiose su un giornale che era in prima linea nel denunciare la mafia e nel proporre e svelare la vera storia di Palermo.
Il L’Ora pubblicava cronache anche specialistiche e inchieste approfondite sugli omicidi mafiosi, sul “sacco di Palermo”, sui fatti di cultura, sul background sociale ed economico, sui retroscena di una città che era dominata da cordate di potere colluse con il sistema mafioso. Tutto ciò in un periodo in cui si diceva ancora “la mafia non esiste” e personaggi come Luciano Liggio e Vito Ciancimino spadroneggiavano pericolosamente e dolorosamente sulla città.
“Nisticò non è siciliano, ma calabrese – precisa lo stesso Bellia – che viene dal quotidiano romano Paese Sera ed è nominato direttore del L’Ora da un editore giovanissimo. Con Nisticò il L’Ora diventa un grande giornale, soprattutto perché aveva la capacità di coinvolgere i più grandi intellettuali dell’epoca, siciliani ma anche non siciliani, facendolo diventare un giornale straordinario. Ci lavorava Leonardo Sciascia, su tutti, ma anche Danilo Dolci, Vincenzo Consolo, Renato Guttuso, e tantissime altre firme. C’era soprattutto la capacità di affrontare le tematiche trasversalmente”.
La corsa de L’Ora descrive così la storia di un quotidiano dalla visione trascinante che, pur essendo “schierato” politicamente, si affermò sulla base di un metodo particolare per l’epoca e che potrebbe costituire ancora oggi un modello, sia pure in un mondo profondamente cambiato e ormai dominato dal web.
Nel film di Bellia intervengono giornalisti, scrittori e fotografi che frequentarono la redazione e che fecero del L’Ora qualcosa di più di un semplice giornale d’opposizione, nonostante le risorse limitate. Il film si avvale della testimonianza di alcuni di loro, tra i quali Marcello Sorgi, Francesco La Licata, Franco Nicastro, Piero Violante, Antonio Calabrò, Letizia Battaglia, Gabriello Montemagno.
L’interpretazione carismatica di Pippo Delbono nei panni del direttore Vittorio Nisticò è fondamentale per il risultato, nondimeno Bellia preferisce definire il suo film “Più quale documentario che docufilm”, perché “Il documentario quale forma espressiva è sicuramente una delle più interessanti per l’approfondimento delle tematiche: conoscere ciò che accaduto significa crearsi delle basi”.
“Il film sta già girando in tante città – conferma oggi Bellia. “Al momento è programmato a Ostia, a Torino (museo del cinema con Marcello Sorgi il 22 marzo), a Milano, (all’Università, con Dalla Chiesa e Calabrò), e spero si aggiungano presto altre date e luoghi, compresa Palermo.”
Daniele Ciprì è direttore della fotografia, il montaggio è di Marzia Mete, le scenografie di Fabrizio Lupo, costumi di Dora Argento e il fonico è Danilo Romancino.
Prodotto da Demetra e Marvin Film, La corsa de L’Ora è stato realizzato con il sostegno della Regione Siciliana Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo, dell’Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo Sicilia Film Commission, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali-Direzione Generale per il Cinema, del Nuovo Imaie, con il contributo dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e in compartecipazione con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico Aamod.
Alessandro Rais, della Sicilia Film Commission ci tiene a ricordare come questo successo sia il frutto di una strategia cominciata e attuata da molto tempo e costellata di successi sempre più prestigiosi: “Alla Sicilia Film Commission siamo molto contenti perché questo conferma la vitalità del documentario siciliano, quindi il successo della politica di sostegno che portiamo avanti da tempo, anche in coordinamento con il Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) di Palermo. Abbiamo creato la strategia del CSC e la sosteniamo. Esiste perché l’abbiamo pensata insieme all’allora presidente Lino Miccichè. Con lui nacque la programmazione del CSC, anche se poi, quando si è realizzata, era presidente Alberoni.”
“Questi successi sono quindi il frutto di semi piantati e coltivati nel lungo termine – continua Rais – attraverso tante iniziative soprattutto per il cinema documentario come i bandi a sostegno dei documentari e l’Italian Doc Screening che è un grande appuntamento ormai da cinque anni a Palermo e che prima si faceva in altre parti d’Italia. Questo è un appuntamento che dà l’opportunità di prendere contatti con direttori di festival e con produttori internazionali. Essendo in Sicilia, contribuisce a internazionalizzare la produzione siciliana grazie a un rapporto diretto con i più grandi rappresentati del mercato del documentario diventando così un sostegno concreto alla prospettiva di internazionalizzazione.”
“E una strategia ad ampio spettro che produce risultati – continua Rais – e cito, solo tra i più recenti al festival di Venezia quello di un ex allievo del CSC di Palermo ed è andato anche a Nizza con ‘Happy Winter’ (il film Giovanni Totaro sulla spiaggia di Mondello), ma anche il filmdi Costanza Quatriglio, e due anni fa a Venezia Federica Di Giacomo con ‘Liberami’, il film su Frank Zappa di Salvo Cuccia, il film su Franco Scaldati di Franco Maresco e tanti altri. Da citare tra le buone affermazioni un film che ancora non è uscito e sarà in anteprima a Lipsia al Leipzig Doc, ‘Lo strano suono della felicità’, di un esordiente siciliano, Diego Pascal Panarello. È un documentario sullo strumento marranzano. Il giovane regista ha lavorato di fino sull’antropologia del marranzano indentificando una presenza forte non solo nella cultura siciliana ma anche nella cultura russa e nordeuropea, tanto che il film è stato ulteriormente sostenuto, grazie a fondi provenienti dalla Germania, dalla Russia e altri paesi. La forza del progetto che partiva dalla Sicilia ha fatto sì che si decuplicasse il budget.”
Atteso dunque in una prossima visione a Palermo, La corsa de L’Ora ha soprattutto il merito di documentare su un periodo importante della storia italiana e della Sicilia in particolare. Ma ha anche il merito di rafforzare l’attenzione sui film di documentazione e sul crescente successo delle produzioni siciliane o realizzate da autori e registi siciliani.