Le argomentazioni di Gaetano D’Amico, storico militante ed esponente politico dei radicali a Palermo e in Sicilia, sull’impegno quale candidato nella lista Più Europa con Emma Bonino. Quattro domande e risposte sulle motivazioni, la storia di una militanza e i programmi.
Perché Più Europa?
Più Europa anche perché determinati temi non si possono governare soltanto a livello nazionale come l’ambiente, visto che l’inquinamento non si ferma alle frontiere, ma vi passa ben oltre come accadde con la nube di Chernobyl, o il traffico di droga o per la lotta al terrorismo, i cui insuccessi sono dovuti alla scarsa collaborazione dell’intelligence dei singoli Paesi che spesso non si rendono conto che non condividere le informazioni favorisce chi minaccia la nostra sicurezza, ed ha reso possibile per esempio l’attentato al Bataclan a causa di anacronistiche gelosie tra la polizia belga e quella francese.
Anche sul tema della giustizia il nostro Paese viene spesso richiamato dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo che di fatto sta modificando in modo incisivo la giurisprudenza di tutti i Paesi su molti diritti civili. Grazie alle sentenze della Corte è stato possibile ottenere diritti per alcune minoranze che il lento processo legislativo dei singoli Stati, trattandosi spesso di temi che non toccano i più, avrebbe impiegato lustri, anzi no, decenni.
E poi con tanti statarelli non si va da nessuna parte. Ricordiamo il trattato di Ventotene di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, etc. Più Europa significa che sono italiano, europeo, cittadino del mondo. Convinto che alcuni problemi del nostro tempo si possono governare solo in modo transnazionale, oppure non possono essere governati, come per esempio le migrazioni. Come si può pensare che l’Italia che è un Paese manifatturiero che importa ed esporta tutto possa barcamenarsi da sola con la “liretta” nel mercato globale in cui si stanno imponendo Paesi come l’India o la Cina in cui vivono miliardi di persone? Cosa sarebbe accaduto al Paese se non avessimo avuto l’Euro quando il petrolio era a 100 ed oltre dollari al barile?
Cosa rappresenta Emma Bonino, per te? E per gli italiani, o meglio, gli europei?
Emma Bonino è i diritti civili. Era il 1977 quando la vidi, insieme a Marco Pannella in TV, e sostanziò la mia passione politica per l’area radicale. Noi radicali interpretiamo in modo libertario e di sinistra il liberalismo che ha affermato in Europa, a partire dal XIX secolo, i diritti individuali di cui per nascita gode ogni essere umano in quanto tale. Oggi la democrazia liberale, la democrazia parlamentare, che è stata ripristinata in Italia nel dopoguerra dopo vent’anni di fascismo è minacciata da nuovi autoritarismi che illudendo gli elettori con la democrazia delle “cliccarie” in realtà vuole svuotare di significato le istituzioni democratiche per piegarle agli interessi di pochi.
Perché hai deciso di essere nella lista Più Europa e chi sono gli altri in lista a Palermo?
Ho deciso di candidarmi con più Europa e con Emma Bonino principalmente perché sono convinto che una persona stimata e rispettata in diverse parti del mondo come Emma deve ritornare in parlamento con un gruppo determinato a fare battaglie riformatrici, per i diritti civili ed umani rendendo il nostro Paese anche culturalmente più europeo. Tutto ciò è importante per la prossima legislatura. Ad esempio, il leader del centro destra Berlusconi ha annunciato (a reti unificate) che se vincerà le elezioni farà abrogare la legge sulle unioni civili. In Sicilia grazie alla iniziativa del comitato di cui sono stato personalmente promotore e presidente abbiamo contribuito alla approvazione della legge regionale sul registro delle Unioni di Fatto che poi è stata presentata subito dopo al parlamento nazionale che ha infine approvato la legge Cirinnà. Ho voluto ricordare la legge regionale per dire che durante quella lunga lotta siamo stati ricevuti da Francesco Cascio (Forza Italia) che era presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e che a radio radicale disse “personalmente sono a favore della legge sulle unioni civili sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali”. Oggi invece Berlusconi ci vuol fare tornare indietro. In Europa leggi sulle libertà individuali sono in vigore da anni sempre molto prima del nostro Paese.
In Germania i diritti degli omosessuali, di fronte all’indifferenza dell’opinione pubblica, sono stati ottenuti a colpi di sentenze della corte costituzionale della Bundesrepubblik a cui il movimento LGBT si è più volte appellata. Queste sentenze sono poi entrate inevitabilmente a far parte del patrimonio giurisprudenziale della Corte Europea che le ha estese agli altri Paesi influenzandone la legislazione come è accaduto in Italia. Ma quando si parla di diritti delle minoranze, come ci insegnano i democratici americani, non si parla di fatti che non riguardano le “maggioranze”, o di fatti che riguardano solo minoranze come quella LGBT.
Anche le famiglie dei disabili e dei malati gravi sono minoranze che spesso non possono aspettare che l’opinione pubblica prenda coscienza dei loro problemi per ottenere i diritti di cui hanno bisogno come accadeva con la comunità LGBT. Ognuno di noi a ben vedere fa spesso parte di una minoranza senza però averne coscienza.
Noi radicali abbiamo dato voce e coscienza ai diritti di queste minoranze. E continueremo a farlo con i mezzi che l’Europa Unita mette a disposizione perché, come nel caso dei diritti dei disabili e delle loro famiglie, bisogna far presto e bene. Per questo pensiamo di essere credibili. Se la credibilità anziché costruirla con le chiacchiere, la demagogia e facili promesse, la valutiamo invece sul bilancio delle cose fatte, della storia personale e collettiva di ciascuno di noi e del bagaglio di lotte e di conquiste ottenute. Più Europa con Emma Bonino anche per difendere i diritti già acquisiti e promuoverli con la coscienza che Diritti umani e civili sono le due facce di una stessa medaglia: l’autodeterminazione di ogni persona. In lista ci sono tra gli altri Francesca Turano, Giannandrea Dagnino e su Bagheria, collegio importante, Gianfranco Scavuzzo e Massimo Accolla. Al senato il generale Camparini e Delia Russo.
Descrivi il programma di Più Europa in poche righe?
Sul programma di Più Europa, la cui ispirazione mi pare è già trapelata tra le righe di quello che ci siamo detti, vorrei ricordare il sostegno all’innovazione tecnologica, alla ricerca scientifica. Bisogna mettere mano a una riforma della giustizia che sia veramente liberale e per l’affermazione dello stato di diritto. I radicali sono sempre stati garantisti e non abbiamo mai legato al giustizialismo dilagante in questi anni, la battaglia contro la partitocrazia invadente, di cui ben prima di Travaglio o Santoro, parlava Marco Pannella già durante gli anni settante.
Poi, è noto, siamo antiproibizionisti in fatto di droghe e per la legalizzazione della marijuana che è il vero deterrente per arginare il potere della criminalità organizzata e delle mafie. Al contrario di quanti oggi agitano paure ingiustificate contro gli stranieri che si vogliono rifare una vita da noi, pensiamo che l’accoglienza e l’integrazione quali elementi della civiltà laica ed europea, siano il vero deterrente capace di disinnescare la strumentalizzazione delle religioni a fini politici e soprattutto terroristici.
L’innalzamento delle frontiere, come ci insegna il caso del Bataclan, non aumenta la nostra sicurezza, ma, al contrario, la riduce. Consideriamo poi interessante il piano di rilancio dell’Unione che è alla base del programma del nuovo Governo di coalizione in Germania e che anziché individuare solo Macron come interlocutore privilegiato, deve coinvolgere anche il Nostro Paese come partner insostituibile per dar voce ai Paesi dell’Euro mediterraneo.
Affinché le istituzioni europee siano veramente efficaci, inoltre, è necessario che siano riconosciute democraticamente dai cittadini europei. Per questo Più Europa deve tradursi inevitabilmente in più partecipazione. Per dare più poteri alla Commissione Europea trasformandola in un vero e proprio Governo Federale è risultato giustamente necessario introdurre il passaggio della fiducia di cui adesso la Commissione deve godere presso il Parlamento di Bruxelles. L’estensione dei poteri in senso politico della Commissione va di pari passo con il rafforzamento del potere del Parlamento Europeo e dell’introduzione di momenti di verifica che in Italia sono per esempio i Referendum.