In questi giorni allo Stabile di Palermo (Sala Strehler) l’adattamento del romanzo di Samonà per la regia di Claudio Collovà
di Gabriele Bonafede
Fratelli ha la cifra di uno spettacolo lunare, astrale, atmosferico. In questo Fratelli non è solo la deformazione della realtà a ridurre il peso ipertrofico del gesto quotidiano. Non è solo l’assordante silenzio temporale, né di quello atemporale. È, invece, il peso liberatorio dell’ossimoro. Così denso, che ho visto passare in pochi attimi il mondo traslato dall’infanzia, planando sullo spessore florido dell’incontro con sé stessi.
Ripercorrendo un sogno che non è incubo, e un incubo che non è sogno, il teatro può dunque tradursi in momento catartico. Caricando in superficie aspetti jadis nascosti nel più recondito angolo della memoria.
Può un uomo ritrovare amore fraterno quando si trova sospeso sul precipizio? Il limite, il confine, è solamente un muro, un passamano sul balcone, una camicia arrotolata, un passo traversale, mai diritto, mai introverso, eppure colmo di intime ossessioni. Puntando il dito verso l’ignoto, verso il noto, verso l’aldilà.
Fratelli, che possono essere due, tre quattro, cinque, venti, mille. Infiniti. Tutti diversi, eppure sempre uguali, come i gesti, come i silenzi: cuore della psiche, cuore della tensione, cuore dell’esistenza.
Freudiano? Kafkiano? Direi, intimo. Proprio del sogno, proprio dell’onirico futuribile al passato. In proiezione tridimensionale, i quadri creati da Claudio Collovà insieme all’arte scenografica di Enzo Venezia comportano una cornice d’invisibile liberazione, seguendo le forme e le sostanze di Francis Bacon.
Nudo, al mondo, malato, all’origine e al finale, il fratello è esso stesso realtà specchiata: la guarigione quale momento continuo, pomo d’origine creato attraversando la malattia intrinseca all’uomo. Quella della ricerca. Quella del viaggio interminabile, eppur finito, di Ulisse.
La ricerca della sicurezza e della “cura”, così come accade nello straordinario testo di Samonà, non si esaurisce nella mania e dunque non riduce. Anzi, amplia la conoscenza. Così da comprendere il rituale autistico del proprio destino. Torna così Nessuno, torna così in mente Ulisse, l’uomo. L’infinita temerarietà dell’esistenza viaggiante, anche nello spazio raccolto da una stanza, o da un semplice ombrello aperto a nascondino, a cachette, a tempo e spazio celati dall’immagine.
Non puoi, a teatro, creare tutto questo senza il pieno contributo, l’essenza del teatro stesso: l’attore. I due protagonisti, i due fratelli, sono Sergio Basile e Nicolas Zappa. Sarebbe difficile descrivere la loro prestazione senza partire dal dato che emerge, determinante, allo spettatore: farlo sentire insieme a loro, come loro, nell’azione e nel momento. L’identificazione è tale che ci si sente precisamente come se si fosse un tutt’uno con l’esperienza al di là delle luci: un’identificazione ancora più intima, nel silenzio come nella trama emozionale, perché raccoglie l’impulso primo e impossibile a descrivere senza partecipare all’esperienza.
Talento, organizzazione, studio, corposa comunicazione, fanno del lavoro di Nicolas Zappa una spaventosa esperienza di meravigliosa rigenerazione. Ma il bianco non esiste senza il nero, così come il nero non esiste senza sé stesso. Sì da specchiarsi e poi confondersi, fratello a fratello, attore ad attore, con Sergio Basile a par passo nel disegno scenico e drammatico.
E, ancora, la traslazione dello spettatore sull’intima vicenda dei Fratelli, non sarebbe possibile senza una macchina teatrale che si giovi di suoni e musiche, di luci e ambiente d’alta precisione comunicativa. Gli elementi sonori di Giuseppe Rizzo compongono così le note del racconto ben oltre il semplice concetto di “musica”.
Non ultimo, il trucco di Gae Pusanti completa figurativamente le pulsioni emozionali con uno straordinario carico teatrale, avvantaggiato dalle luci in macchina illustre. Si vede, oltre all’arte di regia di Collovà che ben conosciamo, un’attenzione organizzativa corroborata dall’aiuto-regia a teatro, grazie al puntuale sostegno di Valentina Enea (assistente di regia) e Ottavio Anania (per le scene e i costumi).
La pièce diventa, così, circolare: come nei migliori romanzi, siano essi scritti, letti, o rappresentati a teatro. Dipanandosi attraverso infiniti piani di lettura, infiniti fratelli, e infiniti per ogni spettatore, ritrovano all’ultima scena l’assordante silenzio del principio.
Fratelli
dal romanzo di Carmelo Samonà, con Sergio Basile e Nicolas Zappa, regia e drammaturgia Claudio Collovà, scene e costumi Enzo Venezia, musiche Giuseppe Rizzo, assistente alla regia Valentina Enea, assistente alle scene e ai costumi Ottavio Anania, make-up artista Gae Pusanti, produzione Teatro Biondo Palermo, durata 1 h e 25 min.
calendario delle rappresentazioni:
mercoledì 14 febbraio ore 21.00
giovedì 15 febbraio ore 21.00
venerdì 16 febbraio ore 17.30
sabato 17 febbraio ore 17.30
domenica 18 febbraio ore 21.00
martedì 20 febbraio ore 17.30
mercoledì 21 febbraio ore 21.00
giovedì 22 febbraio ore 21.00
venerdì 23 febbraio ore 17.30
sabato 24 febbraio ore 17.30
domenica 25 febbraio ore 21.00