La stucchevole incoerenza di D’Alema e seguaci-Pd siciliani al grido di “Bella Ciao”. Che si dimettono a quattro…
di Vincenzo Pino
Oh… Bella Ciao, ma sarebbe meglio “sloganeggiare”, non aderire né sabotare. I baffi di D’Alema (che ricordano quelli di Lombardo, sbeffeggiavano i giornali dell’epoca) rievocano scelte di governo negli anni passati (2011) in cui vi fu l’insorgenza dei circoli Pd in Sicilia, contro la decisione di appoggiare il chiacchieratissimo governo Lombardo da parte del gruppo Pd all’Ars e del suo ostinatissimo capogruppo all’epoca.
Illuminato all’epoca dal duo Bersani-D’Alema, che corteggiava la peggiore destra da Lombardo, appunto, fino a Poli Burtone in Puglia. E poi in Sicilia, dopo l’incriminazione di Lombardo e la conseguente caduta del governo, poterono allearsi col molto più dignitoso Casini, col quale partorirono il governo Crocetta nel 2012. Ora, invece, Casini sarebbe di destra, perché alleato del Pd: proprio come allora…
Ed anche quando il vertice nazionale, dopo lo sconsiderato attacco di Lombardo a Rosy Bindi, decise di abbandonare l’alleanza con l’inquisito Presidente della Regione, vi era una frazione del Pd siciliano, intenzionato a continuare su quella strada, tanto da far titolare a La Repubblica nell’Ottobre 2011 “Pd in frantumi sul governo Lombardo. Adesso Cracolici si iscriva all’Mpa”.
Ma la pervicacia sul piano politico aveva anche un riflesso sulla vita organizzativa interna del Pd, dove dall’alto del potere acquisito sul piano istituzionale si passava alla conquista delle articolazioni territoriali del Pd. E qui una testimonianza dell’atmosfera della vita interna al Partito in quell’epoca turbolenta, proprio nella sezione in cui oggi si celebra la ridicola rivolta contro Renzi da parte di quattro dirigenti del Pd siciliano.
Febbraio 2011 su Live Sicilia. “Prendi la nostra vecchia sezione della “Noce”, adesso è un circolo: su duecento iscritti, centocinquanta sono centristi. La sostanza genetica di un’esperienza non c’è più, spazzata via. Non esiste più la sezione come concetto di spazio e tempo da mettere insieme. Ci sono posti che si reggono perché sono finanziati dal deputato, dal consigliere comunale. Sono potentati fortemente caratterizzati dalla dimensione personale del dante causa.”
Oggi. Gli stessi argomenti utilizzati dal vecchio segretario di sezione contro l’invasione del circolo, realizzata da parte dell’allora capogruppo all’Ars, nel febbraio del 2011, vengono utilizzati ora dai “partigiani” del Pd, i cui capofila sono gli invasori di allora.
Oggi schierati contro la pretesa invasione renziana del Pd in Sicilia. Che nemesi storica! Sarebbe proprio da ridere se non fosse estremamente tragico. Il Pd in Sicilia non è mai nato. Ma è tutto un richiamo ai feudi elettorali e di potere del passato. Altro che sol dell’avvenire per questi come per quelli che li hanno preceduti in questo decennio: “si stava sempre meglio quando si stava peggio”.
La politica? Non c’è, almeno nell’applicazione di principi di coerenza con il passato recente, e forse anche remoto. Sarebbe proprio da ridere se non fosse estremamente tragico. O grottesco. Gattopardescamente grottesco.
La democrazia? Un optional da utilizzare quando perdi. La difesa della democrazia in un momento straordinariamente difficile? Chissà.
Molti militanti continuano a votare come sempre Pd ed a sostenerlo perché rimane il sogno di un partito moderno e riformista. A differenza di un Bella Ciao a corrente alternata. Anche quando non si condividono scelte di Partito importanti e decisive per la tenuta democratica e morale del Pd, militanti ed elettori sono andati alle urne. E adesso ci si strappa le vesti per la scelta dei candidati? Vergogna. Vergognatevi e lasciate il titolo di partigiani a chi la resistenza l’ha fatta sul serio.
Qui in Sicilia si scopre il cambiare mestiere, posizione, ma con attrezzi che sono gli stessi da almeno trent’anni: da quando c’era il muro di Berlino. Ed anche di qualche decennio prima: votare a sinistra o a centrosinistra ma sognare di farli perdere, all’insegna del motto: “Non aderire né sabotare”.
Ciao, ciao, bella. Ciao, ciao.
Un giorno faranno uno studio approfondito sull’insopprimibile desiderio di suicidio della sinistra italiana. E forse finalmente capiremo.