Trump costretto a vantarsi dell’operato di Obama per raccogliere qualche misero applauso al discorso sullo stato dell’Unione
di Gabriele Bonafede
Con un lungo, retorico e a tratti sgradevole discorso, Trump finisce per raccogliere applausi quando si vanta dei buoni dati sull’occupazione. Gli Usa arrivano al più basso livello di disoccupazione dal 2010. Peccato che dal 2010 ha governato Obama e solo nel 2017 c’è stata la sua amministrazione.
Ma non basta. A partire dal 2011, negli Usa sono stati creati dai 174 mila ai 250 mila posti di lavoro al mese. Nel 2017, unico anno di amministrazione Trump, 171 mila. Come ha ricordato Mark Murray (editorialista di NBC News), citando i dati del National Bureau of Statistics (l’ISTAT Usa). Precisamente, in questo caso, sono statistiche dell’US Bureau of Labour Statistics, qui.
Già… L’US Bureau of Labour Statistics. Proprio quello che Trump, in campagna elettorale, dileggiava. Dicendo che pubblicava statistiche “false”, salvo poi a vantarsi, nel risibile discorso sullo stato dell’Unione di ieri, per le stesse statistiche.
Non è tutto. È più che ovvio, anche per chi sbaglia sistematicamente la grammatica italiana e non ha mai frequentato nemmeno un corso di base in macroeconomia, che la creazione dei posti di lavoro è un processo lento.
Vantarsi anche dei 171mila posti creati nel 2017 è come vantarsi di aver vinto lo scudetto guardando in TV la Juventus che ottiene il titolo sul campo. Non è certo merito del fan da TV, che tra l’altro non va neppure allo stadio, magari preferendo il golf. Semmai è il risultato della squadra che ha faticato sul campo. Di chi ha realmente ottenuto questo risultato, e non di chi se ne vanta senza aver contribuito punto.
La realtà è che l’amministrazione Trump si deve vantare dell’operato di Obama per raccogliere qualche misero applauso in un discorso intriso di retorica e falsità. Non è la prima volta che Trump fa qualcosa del genere. Ed è un’altra conferma, se ce ne fosse bisogno, del fallimento completo di Trump in tutti i campi.
Ma la cosa che più indigna è il goffo tentativo di Trump di chiamare al dialogo e “non dividere” gli Usa. Una bella faccia tosta dopo aver cavalcato, da candidato e da presidente, tutti i possibili temi di divisione nella società americana e anche occidentale. Che è l’unico “risultato” del quale può realmente “vantarsi”.
Ancora di più indigna sentire nella TV italiana le stesse falsità profuse dallo stucchevole Donald. Dove si arriva a dire “il consenso di Trump scende nonostante il successo economico”. Successo economico? Di chi? Di Trump o di Obama? Ogni tanto andare a controllare le statistiche sarebbe un atto di serietà prima di dare certe “notizie”.
Nemmeno il successo della borsa può ascriversi all’operato di Trump che in maniera quantomeno controversa. Non solo perché parlare di borsa è sempre pericoloso. Non solo perché rappresenta, semmai, un successo per chi è già ricco. Ma anche perché, proprio nel giorno del suo discorso sullo stato dell’Unione, il contraccolpo sugli indici Usa sembra piuttosto negativo, almeno per ora. Nel caso dello S&P 500 arriva a un -3,5% circa, se non di più.
Per gli economisti improvvisati, Trump si è comunque guadagnato la polpetta. O per lo meno l’hamburger. Perché ormai le opinioni di molti sono costruite sul web, sulle bufale e sulle distorsioni delle notizie, anziché sulla matematica.