Holocaust, ovvero una pièce di teatro particolare. Non solo sulla tragedia del popolo ebreo ma anche sullo sterminio di altre minoranze. Nel ricordo e per la Giornata della Memoria 2018
di Davide Mannelli
Sette personaggi e altrettanti sogni spezzati, un viaggio infernale che porterà da una imprecisata stazione al lager in cui si consumerà la tragedia. E’ la trama di “Holocaust – Stanza 11”, in scena sabato 27 gennaio al Teatro Orione (ore 21), per la regia e i testi di Chiara Giacopelli e Oriana Billeci.
La storia di sette vite umane, ognuna delle quali porta dentro di sé i drammi che la follia del nazismo sta perpetrando. Ci sono due nazisti, assai diversi fra loro: uno si fonde totalmente con i dettami di Hitler e con la sua assurda visione del mondo, l’altro è soltanto un esecutore, non perfettamente convinto di ciò che fa e costantemente preda dei propri tormenti interiori.
C’è la figura della madre (interpretata da Oriana Billeci), che dovrà separarsi dal proprio bambino. C’è la scrittrice, parzialmente ispirata ad Anna Frank, e una ragazza deportata perché accusata di omosessualità.
Un personaggio importante e che funge da vera e propria cerniera narrativa è quello della cantante (la stessa regista Chiara Giacopelli): attraverso i brani che di volta in volta esegue, sottolinea le fasi dello psico-dramma.
Infine c’è la figura più complessa, quella dell’Anonima, un personaggio folle ormai perso in un mondo tutto suo, intento a giocare con un binocolo o a nascondino, mentre attorno continua a svilupparsi l’atroce destino dei protagonisti.
A fare da cornice alle loro storie è una stazione, di cui si ignora la città, e un arco che rappresenta la galleria attraverso cui passerà il treno, ma che più generalmente simboleggia l’ingresso verso un mondo di orrori.
Lo spettacolo affida molta importanza ai suoi elementi scenici, come il bidone, anch’esso carico di significati metaforici: è il contenitore nel quale vengono gettati vari oggetti nel corso della rappresentazione, ma soprattutto i sogni dei personaggi, destinati ad essere miseramente sepolti.
Il tema del sogno è appunto quello fondamentale di “Holocaust”. Sogni appena accarezzati e subito abbandonati. Quello della scrittrice che dovrà rinunciare alla sua arte, della deportata che dovrà dire addio al suo amore, dello stesso nazista esecutore di ordini, che sognava una vita da eroe militare e che vede invece trasformarsi in spietato carnefice, suo malgrado: per apatia, indifferenza o partecipe colpa: nazismo e olocausto, dunque.
“Abbiamo voluto applicare i concetti del teatro dell’assurdo – dice la regista Chiara Giacopelli – e mescolarli con il senso dell’astratto, dell’indefinito. Non c’è, volutamente, una trama che si dipana in maniera limpida e delineata, così come nessun personaggio sovrasta un altro perché tutti sono speciali e tutti devono rinunciare ai propri sogni. “Holocaust” è difficile da etichettare. Penso che il termine di psico-dramma sia il più giusto per definire il nostro spettacolo, per affrontarci al quale abbiamo svolto numerose ricerche storiche, com’era doveroso, ma che non si può definire tuttavia dramma storico perché non ne rispetta rigidamente i canoni. Holocaust – conclude la regista – si spinge più in là, verso un’astrazione emblematica, che suggerisce il senso più profondo della tragedia”.
HOLOCAUST – STANZA 11
Psicodramma in un atto SABATO 27 GENNAIO TEATRO ORIONE (via Don Orione 5 – ore 21) testi e regia di Chiara Giacopelli e Oriana Billeci
Interpreti Andrea Buffa (il Nazista), Oriana Billeci (la Madre), Matilde Spinnato (la Scrittrice), Maria Elisabetta Trupiano (la Deportata), Enrica Zagarella (l’Anonima), Salvo Lupo (l’Ufficiale), Chiara Giacopelli (la Cantante)
Coreografie Manuela Tarantino, scenografie Stefano Billeci, luci Mimmo La Malfa, assistente alla regia Giuliana Crociata
Produzione Associazione culturale Mecenatia con la collaborazione della scuola di danza Oikoscoreia
Per informazioni e per prenotare i biglietti telefonare al numero 327.9319570
In copertina, Memorial e Museo Auschwitz-Birkenau a Oświęcim, Polonia foto di Albert Laurence tratta da da unsplash