Nonostante le dichiarazioni di Speranza, per le politiche 2018 i dirigenti di LeU paracadutati in più collegi sicuri. Ai militanti “dal basso” le sconfitte certe?
di Vincenzo Pino
Speranza: “Il Rosatellum è uno schifo di legge che non consente le preferenze e permette invece ai Partiti di nominare gli eletti. Ed inoltre consente le pluricandidature che sono una vera e propria offesa alla rappresentatività ed alla volontà dei territori. Comunque ci batteremo collegio per collegio contro il Pd che ha voluto tutto questo”.
Quindi, ripercorriamo il tutto e sintetizziamo il pensiero libero espresso dal leader LeU nel corso di questi ultimi sei mesi alla luce del racconto che fa De Angelis (sull’Huffington Post di ieri) della battaglia sulla composizione delle liste dentro il circuito dei predicatori della “democrazia dal basso”. La fonte sembra ben informata ed un indizio della stessa si potrebbe trovare nella citazione di Caldarola (uomo legatissimo a D’Alema) a proposito dei metodi di Grasso che sembrano ricalcare, a suo dire, quelli di Renzi.
Uno. È falso che nel Rosatellum (come è stata etichettata la legge elettorale in vigore) non vi sia un’adeguata apertura per la espressione diretta di scelta del singolo candidato. Vi sono più di 230 collegi che col metodo uninominale lo permettono. Ma LeU sembra non volersene affatto avvalere tra i suoi leader con poche e lodevoli eccezioni.
Immaginarsi Grasso e Boldrini sconfitti nei collegi, come potrebbero aspirare alle principali cariche della prossima legislatura? A questa aspirazione da combattenti senza avversari sembrano essersi adeguati secondo la ricostruzione tutti i principali leader dell’ammucchiata con la lodevole eccezione di D’Alema, Bersani ed Errani.
Per cui Robertino sembra che andrà lontano dalla sua Basilicata a farsi eleggere (tra Toscana e Lazio). E lascia ad altri il proclama di combattere il PD collegio per collegio. Possiamo immaginare con quale stato d’animo combatteranno i candidati di LeU (sicuri della sconfitta) mentre i loro dirigenti saranno sicuramente vincitori senza aver mai incrociato i guantoni.
Due. Ma oltre a questo occorreva, dicevano, salvaguardare il valore della rappresentatività dei territori. Infatti i candidati capilista al proporzionale sono tutti paracadutati dall’esterno e limiteranno del tutto qualsiasi espressione territoriale; (in Sardegna minacciano di non presentare le liste, prevedo anche in Sicilia dopo l’annuncio di Stumpo capolista).
Tre. Il record della pluricandidature sembra essere della Boldrini con quattro. Poi a scendere almeno due per Grasso, Fratoianni, Civati, Speranza. Robertino aveva sbraitato contro tutto questo perché era secondo lui il regalo che il PD faceva ad Alfano. Ne avesse indovinata una. Alfano non c’è più e quello che ne approfitta invece è lui. Ma quanto è strana la storia.
A LeU dev’essere scoppiata una forte epidemia di “coniglite”, analoga a quella che colpisce Di Maio e che consiste nello sfidare tutto e tutti in astratto ma poi di scappare se qualcuno accetta la sfida.
“Sfideremo il Pd collegio per collegio” diceva. Ma la prima persona plurale perché? Della serie: “Armiamoci e partite”.
E visto che ci siamo, godiamoci il discorso di Totò, “io vi seguo dopo”: