Elezioni 2018: quando si vuole sostituire l’intelligenza umana con altro
di Giovanni Rosciglione
“Esperimento Kyoto: i neuroni sintetici leggono nel pensiero… un team dell’Università nella città giapponese ha sviluppato un sistema neuronale che a partire dalle onde cerebrali ricrea in forma di immagini ciò che un individuo sta guardando o ricordando, sia che si tratti di oggetti o animali oppure si simboli o lettere dell’alfabeto”
Questo un riquadro su una pagina di un grande quotidiano (La Stampa, nell’immagine) che si occupa dell’etica del settore ipertecnologico dell’intelligenza artificiale.
Nella stessa pagina un documentato articolo riprende il monito preoccupato del filosofo inglese Nick Bostrom si i rischi di uno sviluppo dei progetti di implementazione della Superintelligenza, che, senza la componente etica, rischierebbe lo sterminio dell’umanità.
Non è fantascienza. E inviterei chi legge queste mie modeste considerazioni ad approfondire un tema sul quale l’umanità intera sarà chiamata a dare risposte rassicuranti.
Ma, qui in Italia, ho la sensazione che questo tema, per quanto attualissimo e cruciale, non è ancora attuale, bruciante, impellente. No, proprio no.
Perché, se date un’occhiata all’evolversi di questa nostra importantissima e quasi drammatica campagna elettorale, sembra proprio che a minacciare la sopravvivenza della parte di umanità che sarebbe interessata a scelte etiche e, per questo, razionali ed utili non è proprio la Superintelligenza tecnologica, della quale paventa Bostrom, ma proprio la Microintelligenza, tutta umana, accoppiata agli algoritmi di piattaforme web già foriere di abnormi contraddizioni, ad esempio negli Usa.
Stando ai sondaggi sulle elezioni 2018, sembra che il nostro popolo tenda ad avviarsi, con la cieca forza degli Gnù esodanti verso le verdi praterie, a precipitarsi in scoscesi burroni o nelle acque brulicanti di pazienti coccodrilli. Elezioni 2018 dove una particolare “intelligenza algoritmica” si vada affermando.
Non ce l’ho certo col “popolo”, che tuttavia è un’astrazione ambigua. I cittadini Italiani non hanno tutti i torti a mostrare ostinata avversità nei confronti di una classe politica. Avversità a un sistema che, quando è andata bene, ha abdicato al suo ruolo ed alle sue responsabilità, ha aumentato via via il percorso di allontanamento dagli umori degli elettori,
Ha trascurato la richiesta di partecipazione alle scelte, non ha tenuto conto delle paure e delle sensazioni.
Capisco che una larga fascia di uomini e donne abbia le scatole piene di una politica che è diventata mestiere e che bada solo a riprodurre se stessa.
Ma – mi e vi chiedo – a cosa porterebbe questa sacrosanta ribellione, voglia di cambiamento e rinnovamento, se alla fine la scelta non avesse il crisma della ragionevolezza, della “intelligenza”, appunto.
Non voglio essere didascalico, ma credo tutti converrete che ribellione, cambiamento, rinnovamento non equivalgono meccanicamente a miglioramento.
Se, per curare meglio i vostri denti abbandonate il dentista che vi ha procurato i guai, se avete perso una causa in primo grado per colpa di un avvocato distratto, non è che vi rivolgerete ad un barbiere per i denti o a un cabarettista per la vostra causa?
Sostituirete quegli specialisti con altri che ritenete più onesti e più bravi, ritengo. E allora, perché in politica (che è l’arte di governare una società) questa regola non vale?
Perché hanno tanto successo quelli che vorrebbero farvi credere che la selezione della nuova classe politica sarà più democratica e affidabile se avviene attraverso l’algoritmo di una ridicola e nebbiosa piattaforma online affidata a un’Industria finanziariamente non trasparente?
Perché hanno successo i pigolanti pulcini della covata Casaleggio?
Ma come mai, in questa fetta di popolo fremente, nessuno dice niente sul fatto che non c’è giorno che i ballerini programmi elettorali degli imbonitori affermino il contrario di quanto hanno proposto il mese, quando non il giorno, prima?
Su’emigrazione, Euro ed Europa, sul Welfare, sull’ambiente, su tutti i temi veri, cambiano idea con la sfacciataggine che conta sull’ipnosi sociale che la rabbia e il populismo hanno prodotto.
Ma avete letto su tutti i giornali cosa è successo con le cosiddette Parlamentarie per la scelta dei candidati 5 stelle alle elezioni 2018? Sintetizzo: un casino.
Ma avete dimenticato cosa è successo con le Comunarie a Palermo nel 2012, con le firme false scoperte solo quando quello, che successivamente ha rischiato di diventare Presidente della Regione Sicilia, è riuscito, tra quei candidati, a piazzare la sua casalinga, disoccupata sorella alla Camera?
Non ci posso credere. Rifiuto l’idea che avendo davanti alla possibilità di avviare un vero cambiamento e miglioramento del nostro Paese, di sostenere quelle forze che, pur con qualche errore e immense difficoltà, hanno reso possibile il salvataggio della nostra economia e di una convivenza democratica, cedano al disperato meccanismo del “Tanto peggio tanto meglio”, pur sapendo che quella formula si risolve sempre in un meglio per i più furbi e forti e un peggio per i più deboli e più poveri.
È campagna elettorale la mia? E, se anche fosse, non avrei io il diritto a dire la mia, come tutti voi a dire la vostra?
Rispondo: sì e no. Più che campagna elettorale è solo il consiglio di ragionare con la nostra Intelligenza Umana, umanissima. E, per queste elezioni 2018, non fidarvi di chi vuole, rispetto ai vostri desideri, darvi la stessa probabilità di vittoria del prestigioso operatore delle tre carte in piazza. Quella perde (noi) e quella vince (i furbi).