di Gabriele Bonafede
Non si sa ancora chi vincerà le prossime elezioni politiche italiane del 4 marzo 2018. Il risultato è oggi poco prevedibile, soprattutto per quanto riguarda le possibili alleanze del giorno successivo ai risultati. Ma una cosa è certa: saranno elezioni epocali e la data potrebbe rimanere fissata nella storia, nel bene e nel male.
Purtroppo, dal punto di vista di elezioni storiche, i precedenti sul 4 marzo non sono incoraggianti. Una data infausta spicca su tutte: il 4 marzo 1980.
In quel giorno Robert Mugabe fu eletto presidente dello Zimbabwe. Mugabe, attraverso una serie di successive “mosse politiche”, compreso il massacro di 20000 persone dell’etnia minoritaria Ndebele, trasformò lo Zimbabwe da democrazia a dittatura.
Mugabe è stato uno dei politici più longevi della storia politica mondiale contemporanea, perseguendo e consolidando una dittatura che ha portato il Paese alla bancarotta e alla fame. Arrivò al potere con un certo afflato “rivoluzionario”, anticapitalista, antiglobalista, antioccidentale…. Insomma le stesse idee politiche che vanno in voga in larga parte dell’odierna Italia autolesionista, sull’onda del culto della personalità che non bada troppo al “politically correct”. Anzi.
Mugabe non disse che era “unto dal Signore”, e non faceva necessariamente mangiare grilli fritti ai propri adepti politici. Ma arrivò lo stesso a dichiarare “Solo Dio può destituirmi”.
Le sue “riforme”, oltre a portare recessioni una dietro l’altra e povertà sempre più grande nonostante le grandi risorse del Paese, erano di tipo populista e tese a consolidare il proprio potere e quello del suo gruppo di sostenitori.
Né più, né meno di ciò che hanno fatto i populisti arrivati al potere dopo un voto “rivoluzionario”, maggioritario o minoritario che sia: Hitler in Germania, Lenin in Russia, Maduro in Venezuela, e purtroppo tanti altri nel mondo e nella storia.
L’Italia prenderà la via dello Zimbabwe? Ciò che fa rimanere di stucco è che la cosa non è solo possibile, ma è persino probabile. Oggi le dittature vanno in voga e sono preparate e appoggiate dai sistemi di comunicazione odierni. Laddove Hitler e Goebbels presero il potere e lo consolidarono con la radio, oggi TV e internet sono infestate, a reti unificate pubbliche e private, da simili personaggi che avanzano sull’onda della protesta, dell’intolleranza, dell’odio.
La sciagurata via dello Zimbabwe è aperta, e non si sa se si riuscirà a fermarla. La data delle elezioni è storicamente infausta, anche se c’è una piccola speranza sulle ricorrenze legate alla stessa identica data.
Il 4 marzo, in Italia è cosa nota persino nei quiz da TV di pessimo livello, è anche la data di nascita di Lucio Dalla. Grazie alla sua famosa canzone “4 marzo 1943” lo sappiamo tutti. Chi meglio di Lucio Dalla ha incarnato lo spirito più talentuoso, libero e artistico dell’Italia?
È anche la data di nascita di Paolo Virzì (1964). Il quale, per quanto mi riguarda, è il miglior regista italiano al momento. Perché, nei suoi film, Virzì dà sempre un messaggio di semplice quanto solida speranza, narrato attraverso il vissuto quotidiano: al passato, al presente e al futuro.
Speriamo dunque che il 4 marzo 2018, anziché la data di un’illusione “rivoluzionaria” votata allo Zimbabwe e al peggio, sia invece la data di nascita di una speranza. Di una semplice quanto solida speranza, nel vivere quotidiano, guardando con il giusto onere e il giusto onore alle proprie piccole e grandi sfide della vita.
Tra le quali, la difesa dei valori di democrazia, libertà, tolleranza, accoglienza e opportunità per tutti è, in queste settimane, la sfida più importante.
Foto di Lucio Dalla nel testo tratta da Wikipedia. Di Lucarelli – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5449314
In copertina, Robert Mugabe nel 1982, foto tratta da Wikiepdia. Di Hans van Dijk / Anefo. Resa più esosta e contrastata e sovrapposta ai colori della bandiera italiana.