di Gabriele Bonafede
La cosa era nell’aria da tempo: un governo Musumeci in Sicilia senza la formazione politica Noi con Salvini. Come conferma un sito bene informato sui fatti interni alla destra siciliana, Il Sito di Sicilia, per altro diretto da Giampiero Cannella, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. Da ciò che pubblica Il Sito di Sicilia si evince che la Lega potrebbe uscire anche dalla maggioranza a sostegno di Musumeci.
Tutto ciò prima ancora che incominci l’avventura tanto attesa dagli elettori di destra per un primo governo in Sicilia a guida “culturalmente di destra”, che non c’era in Sicilia dal lontano 1961.
Posto che la Lega, o più precisamente Noi con Salvini, non sostenga il governo Musumeci nemmeno con l’astensione, al primo appuntamento sulla necessità d’avere una maggioranza il presidente eletto dovrà affidarsi ad altro sostegno per raggiungere in numeri necessari? Non è detto, e forse si tratterebbe di un’uscita diciamo così “politica” e non nei numeri.
Infatti, se le liste Noi con Salvini-Fratelli d’Italia hanno eletto quattro deputati regionali nel complesso, in realtà tre sono di Fratelli d’Italia e uno solo, Tony Rizzotto, è in quota Noi con Salvini.
Sul piano dei numeri, Musumeci avrebbe maggioranza di un solo seggio compreso il deputato della Lega, a causa di una legge elettorale siciliana che non garantisce ampia maggioranza nemmeno con il 40% circa dei voti. Ma è anche evidente che, al momento, non è detto che il neo eletto di Noi con Salvini all’ARS decida d’iniziare una “crisi” prima ancora che Musumeci inizi a governare.
Il primo appuntamento per la “tenuta” della neo-maggioranza di Musumeci è comunque di quelli fondamentali: il bilancio per il 2018. Se relativamente lento è il “parto” tuttora in corso del governo Musumeci, nonostante un’affermazione elettorale chiara e netta, ci si augura che l’approvazione del bilancio sia quanto mai veloce e, soprattutto, efficiente. O per lo meno più rapida rispetto alle lunghezze epocali del passato. Passato anche recente, come l’approvazione solo a maggio inoltrato del bilancio da parte del governo Crocetta.
Per altro, quale Assessore al Bilancio, Musumeci avrebbe scelto il prof. Gaetano Armao, su indicazione diretta di Berlusconi. Il capo tuttora indiscusso di Forza Italia avrebbe anche proposto, oltre ad Armao, altri tre punti fermi. Nomi che circolano da tempo nelle testate giornalistiche siciliane. Il primo è Gianfranco Miccichè Presidente dell’ARS, quindi quale “direttore d’orchestra” in un quadro istituzionale dove questa figura è di fatto molto potente. Gli altri due sono il prof. Lagalla e, sia pure “a tempo”, Vittorio Sgarbi.
A tempo, cioè per “due o tre mesi”, perché si ipotizza che Sgarbi vorrà correre per le elezioni nazionali della prossima primavera. Cosa possa fare Sgarbi in soli tre mesi è argomento tutto da capire. Forse potrà avviare, “ovviamente” all’assessorato alla cultura, un paio di proposte generali? Strategiche? Di “indirizzo”, come si diceva una volta? Chissà.
Con un periodo di tempo così limitato, il ricordo non può non andare all’iperbolica avventura di Franco Battiato nello stesso ruolo “pro-tempore” alla prima uscita della prima giunta Crocetta. Anche se Battiato non era mai entrato in politica mentre Sgarbi c’è da tempo.
Tempo che inizia a stringere, Sgarbi o non Sgarbi. Sono passate già tre settimane dalla tornata elettorale con una vittoria chiara e netta del centrodestra in Sicilia. Ma il governo non è stato ancora formato, per quanto si dica che sia una questione “quasi” risolta.
Lo sapremo, si spera, nelle prossime ore, o nei prossimi giorni. Anche perché, se Musumeci non dovesse approvare con significativi miglioramenti il bilancio entro febbraio o marzo al massimo, una buona parte del suo “capitale” elettorale inizierebbe a logorarsi più velocemente del previsto.
È nell’aria anche un cambiamento nella macchina burocratica regionale, vero nodo “esecutivo” nell’esplicitazione della politica regionale in Sicilia. Il che vorrebbe dire una serie di nuove nomine per i capi di dipartimento (paragonabili ai “ministeri”). Anche qui gli appuntamenti sono molto stretti se si pensa, ad esempio, al nodo centrale dell’utilizzo dei fondi europei. Dove, più che la politica e i politici, contano i tecnici e le risorse umane impiegate allo scopo.