di Gabriele Bonafede
Se Garibaldi conquistò Palermo con il motto gattopardesco del “cambiare tutto per non cambiare nulla”, Vernazza la conquistò con un reale “non cambiare nulla per cambiare tutto”.
Contrariamente al condottiero nizzardo, Julio Carlos Santiago Vernazza, detto Ghito , fu accolto a Palermo con molta diffidenza, persino con i fischi. Ma conquistò i tifosi rosanero a suon di gol e con le sue giocate dal tiro potente e mirabolante.
Come Peppe Garibaldi, Ghito veniva da “eroe” del Sudamerica, ma non dall’Uruguay: dall’Argentina. Attaccante della nazionale (6 presenze e 1 gol) e soprattutto del mitico River Plate degli anni ’50, approdò a Palermo da campione argentino proprio con il River nella stagione precedente e anche negli anni 1952, 1953, 1955.
Nonostante fosse quattro volte campione e non anziano (28 anni), i tifosi del Palermo lo accolsero molto male, quando entrò per la prima volta in campo alla Favorita. Correva già l’anno 1957 ed erano passati mesi di campionato non esaltante. Vernazza era stato acquistato nella sessione invernale. Precisamente era il 20 gennaio 1957 per il Derby del Sud, Palermo-Napoli quando entrò in campo da rosanero.
Siamo già alla sedicesima giornata e i partenopei sono secondi in classifica insieme a Inter e Fiorentina con 18 punti, dietro a un Milan da sogno con 21. Palermo penultimo con 12 punti a pari merito con Torino e Spal, sopra al Genoa con 11. Classifica corta, campionato tutto da giocare.
L’allenatore del Palermo, Puricelli, gli confida la maglia numero 7 che era stata di Maselli. Maglia che diventerà mitica indossata da Ghito Vernazza, molto prima che lo diventasse su un altro sudamericano, questa volta sì uruguagio, Edinson Cavani negli anni 2000.
Vernazza è accolto dai fischi, e non si poteva dare la colpa nemmeno alle prestazioni della squadra che era neopromossa dopo due stagioni in B. Normale che lottasse per la salvezza. Forse perché sostituiva proprio quel Maselli che aveva contribuito a riportare il Palermo in serie A con gol e belle giocate?
Può darsi, Maselli era anche lui mitico in quegli anni. Aveva segnato solo 7 reti nella stagione precedente, ma tutte pesantissime, che erano fruttate qualcosa come 4 vittorie per 1-0 e due pareggi. Praticamente aveva portato il Palermo in A facendo anche da capocannoniere.
Ma forse fu per qualcos’altro. Forse l’attitudine dei tifosi è spesso quella di essere “anti-scout”, cioè di non capire affatto chi sono i talenti, nemmeno quando ci sono tutte le carte in regola. E Vernazza le aveva: oltre ad aver vinto quattro volte il titolo, aveva già segnato ben 125 gol nel campionato argentino.
Vernazza non segnerà in quella partita che comunque finirà con pareggio a reti inviolate, ottimo per un Palermo così in basso di fronte al più potente Napoli che metteva in campo Luis Vinicio e Bruno Pesaola e lottava per la vetta.
Puricelli conferma Vernazza nelle quattro partite successive, ma di gol manco a parlarne. Anzi, in quelle quattro partite sono solo due pari e due batoste ferme e il Palermo rimane penultimo. La volta dopo, Puricelli rimette in campo Maselli, ma è ancora sconfitta: ultimo posto e guai grossi, Puricelli è esonerato e arriva Attilio Kossovel che rimette Vernazza titolare.
È dunque alla 22ma giornata che torna in campo nella trasferta contro il Genoa. E qui, Ghito esplode: non solo arriva il gol, ma è subito doppietta, due volte in rimonta su i grifoni. Il Palermo riparte alla riscossa e alla successiva in casa Vernazza segna finalmente un gol alla Favorita, è 3-1 contro il L.R. Vicenza.
A questo punto il vero Vernazza, oltre a esplodere, tuona: nella successiva di nuovo in casa con il Bologna segna la sua seconda doppietta rosanero, 2-1 e il Palermo raggiunge Atalanta e Genoa al quartultimo posto. Si può fare, c’è la speranza di rimanere in serie A. Ma è fuoco di paglia. Nelle successive sei partite il Palermo inanella il record negativo di sconfitte consecutive, che sarà battuto solo nella stagione 2016-17, settanta anni dopo.
La vittoria arriva soltanto alla 31ma, ed è ancora una volta grazie a una doppietta di Vernazza che stende la Triestina. Ma ormai la frittata è fatta. Il Palermo finisce anche peggio, con sconfitte spaventose (6-0 dalla Sampdoria, 4-1 dal Napoli e 2-6 con la Lazio). Però Vernazza riesce a segnare altri due gol, a Napoli e nella partita finale quando è ormai retrocesso all’ultimo posto con 22 punti. Vernazza termina con 9 gol al suo attivo in sole 13 partite.
La società lo conferma anche in B. E farà bene perché Vernazza segnerà 12 gol nel campionato successivo dove il Palermo non riesce a risalire, ma ne segnerà ben 19 nel 1958-59, conquistando la promozione e il titolo di capocannoniere dei cadetti, prima volta per uno straniero in Italia.
La stagione successiva è più nera che rosa per il Palermo: amara retrocessione all’ultima giornata, con un finale al cardiopalma che permette all’Udinese di salvarsi per un punto. Vernazza segna nondimeno altri 11 gol e passerà al Milan, dove giocherà una sola stagione, per finire poi la carriera al L.R. Vicenza. Proprio quel club al quale aveva segnato per la prima volta a Palermo facendo esplodere finalmente La Favorita.
Vernazza, arrivato tra la diffidenza, aveva conquistato Palermo a suon di gol: ben 51 in 115 presenze. Sarebbe rimasto il cannoniere storico del Palermo dal dopoguerra in poi, fino all’arrivo di Toni e poi di Miccoli alla corte di Maurizio Zamparini.
E proprio nell’era di Zamparini, con Miccoli in rosanero, che Ghito sarebbe tornato a Palermo. Nell’aprile del 2009, a 80 anni suonati, lo abbiamo visto correre sotto la curva a salutare La Favorita, ormai Stadio Renzo Barbera, che decenni prima aveva terminato per acclamarlo: nei cuori rosanero non doveva cambiare nulla, ma era già cambiato tutto.
Venne a Palermo “per espressa volontà di Maurizio Zamparini, ”Ghito” fu ospite in città insieme alla moglie Carmen, assistendo all’incontro Palermo-Torino al ”Barbera” e partecipando a diverse iniziative del Settore Giovanile rosanero”, come si legge nella nota di condglianze della società US Città di Palermo. Ghito Vernazza è infatti scomparso oggi, all’età di 89 anni.
Oggi a Palermo ne abbiamo parlato tutti al nostro Bar dello Sport dietro l’angolo all’ombra di Monte Pellegrino. Abbiamo rivisto le sue foto nei social e sui giornali, ricordato i suoi gol nelle rare immagini d’epoca disponibili, il suo sorriso, le sue favolose bummiate da spaccare le mani dei portieri e pure la rete: cannonate di un cannoniere di nome e di fatto.
Lo abbiamo ricordato persino quale allenatore di un’unica partita, un incredibile 3-3 il 15 maggio del 1960 contro l’Inter. L’allenatore del Palermo era stato esonerato pochi minuti prima, in un calcio d’altri tempi. Tempi che passano, ma che rimangono sempre vivi nello sport e nella passione per il calcio e per i colori del rosa e del nero.
Ghito Vernazza, cannoniere storico del Palermo, è e rimarrà sempre nel grande cuore rosanero.
In copertina, Ghito Vernazza riceve il premio di capocannoniere della serie B alla fine della stagione 1958-59. Fotogramma del servizio dell’Istituto Luce sulla promozione del Palermo in quella stagione, qui pubblicato da youtube: