di Gabriele Bonafede
Ci lascia Giuditta Lelio, l’ultima dei Lelio, la grande famiglia di teatro italiano Riccoboni. Che fu creatore della maschera Lelio nella Commedia dell’Arte. Nome che finì per superare in fama il cognome Riccoboni, direttore nel Seicento della compagnia del Duca di Modena. Tanto che il nome Riccoboni fu cambiato in Lelio. Luigi Riccoboni visse tra la fine del Seicento e la metà del Settecento, trasferendosi a Parigi e naturalizzandosi francese.
Famiglia italiana e francese di teatro che per numerose generazioni ha amato, interpretato, realizzato e sostenuto il teatro italiano. Approdando, proprio con Giuditta Lelio, a Palermo: fondatrice dell’omonimo teatro nel 1982. La morte di Giuditta, avvenuta stamattina all’età di 82 anni, segue di pochi giorni la scomparsa del figlio, Alessandro Fiorini, anche lui a causa di un male incurabile. Alessandro Fiorini era il cuore dell’amministrazione nel Teatro Lelio di Palermo.
Amica cortese, deliziosa, grande artista, ho il dolore di averla conosciuta tardi. Ma grazie a lunghe, incantevoli, conversazioni, al telefono o al Teatro Lelio, ho avuto la fortuna d’imparare dalla sua voce indimenticabile.
Si parlava di teatro, soprattutto, ma non solo. Di vita, di società, persino di politica. Sempre con grande ironia, con piacevoli aneddoti, storie, barzellette. Ovviamente propinate maldestramente dal sottoscritto, godendo della sua unica e stupenda risata ad ogni conclusione. Giuditta Lelio è stata una vera, grande, donna di teatro. Con una connotazione femminile e pedagogica semplicemente illuminante.
Dire che sia stata attrice e regista è poco. Piuttosto una vera mecenate e pasionaria del teatro, in teatro, per il teatro.
Come attrice, Giuditta Lelio ha lavorato con grandi personaggi del teatro italiano, tra gli altri, Enrico Maria Salerno, Franco Enriquez, Andrea Camilleri, Guido Salvini, Giorgio Albertazzi, Mario Landi, Guglielmo Giannini, Ettore Giannini, Silverio Blasi, Aldo Trionfo, Luigi Squarzina, Maria Rosaria Omaggio.
Ha scritto testi teatrali riscuotendo premi e successo (con L’Orlando Eroe ha vinto il Premio Novità del Ministero Turismo e Spettacolo nel 1985), adattando un gran numero di pièce classiche, nel suo teatro e altrove. Negli anni sessanta, assieme all’attrice Anna Lelio, in prima nazionale ha rappresentato a Roma e a Milano testi d’avanguardia di Adamov, Jonesco, Dunrematt, Max Frische, Tennessee Williams e Genet.
Genet… Credo sia stato il suo ultimo spettacolo nel suo Teatro, nella sua Casa, il Teatro Lelio di Palermo. Con “La voce umana” interpretata in scena da Danila Laguardia. Forse, con il senno di poi, quello spettacolo è stato una specie di testamento di Giuditta, un celato giudizio ormai inappellabile, a proposito di una città che troppo facilmente dimentica chi la ama veramente. Una città troppo spesso ingrata, per molti suoi figli e per se stessa: Palermo che non impara mai, nemmeno dalla sua patrona Santa Rosalia. Non a caso, Giuditta Lelio ha firmato anche Rosalia grido di una città.
Giuditta Lelio è stata presente con grande forza nella storia del teatro italiano e, negli ultimi trentacinque anni, dalla sua Casa, dal suo Teatro Lelio a Palermo. Ma anche in TV ha segnato percorsi indimenticabili, partecipando, ad esempio, al Don Giovanni in Sicilia di Vitaliano Brancati alla Rai, insieme a Domenico Modugno.
Ha preso parte, nel ruolo di prima attrice e regista, a innumerevoli spettacoli, tra i quali Il signore va a caccia di Feydeau, La locandiera di Goldoni, Lunga notte di Medea, di Corrado Alvaro, Antigone di Sofocle, I Giganti della Montagna di Pirandello. Ha diretto Dieci poveri negretti di Agatha Christie, Il cortile degli Aragonesi, Nozze di sangue di Garcia Lorca, La bisbetica domata di Shakespeare, La scuola delle mogli di Moliere, e poi La Mandragola, L’Italia cantata dal sud e anche Donne al parlamento di Aristofane, Miles gloriosus di Plauto, Rosalia grido di una città, come detto, di Giuditta Lelio.
E ancora tanti altri grandi classici come Sogno di una notte di mezza estate e Romeo e Giulietta di Shakespeare, Il cantico delle creature, L’uomo la bestia e la virtù di Pirandello, Due dozzine di rose scarlatte di Aldo De Benedetti, Letto matrimoniale di De Hartog, Ulisse, Don Chisciotte, così come un ciclo di fiabe, da Pinocchio alla Bella Addormentata, a Cenerentola, Pierino e il lupo, Sirenetta.
In questo triste giorno per il teatro italiano, e in particolare per il teatro a Palermo, Danila Laguardia, attrice che ha lavorato intensamente con Giuditta Lelio e il suo teatro negli ultimi anni, la ricorda così: “Giuditta è stata una persona unica nel teatro. Una donna di grande personalità. Una grande intelligenza e questo affascinava tantissimo. Credo che Giuditta sia, era, la più anziana e prolifica donna di teatro a Palermo: ha dato la vita al teatro di Palermo, con il Lelio, con questa apertura alla città, in tanti anni d’impegno. Però la città di Palermo non le ha dimostrato quella stima e quell’interesse che avrebbe meritato.”
Giuditta Lelio ha dedicato molti anni a rappresentazioni che ponessero al centro la donna, come precisa ancora Danila Laguardia: “Nelle tematiche su tutti gli spettacoli, commedie, tragedie, spettacoli, lei metteva molto in evidenza l’aspetto femminile. Lo affrontava con una grande attenzione, con una grande sensibilità e profondità. Lavorare con lei coinvolgeva molto di più, soprattutto da attrice. In questi ultimi anni, pur avendo portato questo interesse per il mondo femminile, ha vissuto in una città che non dà attenzione. Tutto ciò è triste. La cultura a Palermo è disattenta.”
“Lavorare con lei è stata una ricchezza – continua Danila Laguardia – Conoscerla è stata una sorpresa, così intelligente e combattiva in una città così difficile, affrontava pièce e personaggi entrando nel ruolo, soffrendoli: una scuola immensa. Tutti siamo preparati, ma con la sua guida era un pieno: un piano di risorse, un teatro pieno di sensibilità. Adesso c’è un vuoto. E questa città, purtroppo, il vuoto l’avrà.”
“Entrava in tutti i dettagli di uno spettacolo. E durante lo spettacolo, la sua anima rimaneva. Finita la regia un regista potrebbe non essere più sul palcoscenico. Lei rimaneva lì, come se fosse sempre presente, con tutte le repliche. Sono quattro anni che recitiamo “Donne di amore ucciso”, uno spettacolo sul femminicidio, e lei rimaneva sempre in scena, con una presenza spirituale, talmente coinvolgente era la sua personalità. Ce la portiamo sempre all’interno del contesto, all’interno dello spettacolo.”
Nonostante l’estrema malattia, Giuditta Lelio aveva voluto un nuovo spettacolo al femminile, di grande attualità nel mondo di oggi, Le Troiane, adattato dal regista Antonio Raffaele Addamo: “L’ultima produzione del Teatro Lelio, adattamento delle Troiane, sarebbe stata in prima proprio oggi. Ma l’abbiamo rimandata perché lei stava male, il figlio pure. Anche se lei avrebbe voluto che si portasse in scena comunque. Giuditta era la passione per il teatro personificata”.
“Suo figlio è andato via pochi giorni fa. Così madre e figlio si sono dati come un appuntamento in un’altra vita – continua Antonio Raffaele Addamo – e lavorare in questi giorni al teatro è stato molto forte: si respirava, come sempre, la sua aria, la sua presenza, in quel palcoscenico voluto da lei. E c’era la volontà di andare avanti in nome proprio di Giuditta perché sarebbe stata lì in teatro a lavorare, avrebbe voluto così.”
“C’è un archivio gigantesco al Teatro Lelio, è un patrimonio di grande ricchezza – conclude – e soprattutto rimane lei, la sua presenza che continua: sentire i racconti di Giuditta è sempre stata una grande ricchezza, con vicende tramandate di padre in figlio e figlia.”
“Spiacevole che Palermo non lo sappia. Il Teatro Lelio ha avuto stagioni grandiose, soprattutto negli anni ’80.”
È vero, madre e figlio, Giuditta e Alessandro, si sono dati come un appuntamento per continuare il teatro, ma che può proseguire a Palermo con il loro Teatro Lelio continuando ad appassionare il pubblico.
I funerali di Giuditta, sono previsti martedì 14 novembre alle ore 11 nella Parrocchia di Maria Santissima delle Grazie a Isola delle Femmine. Al marito Enzo Pandolfo e alla figlia Simona Pandolfo il lascito di un’eredità artistica di grande ricchezza, perché continui la grande esperienza del Teatro Lelio.
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