di Gabriele Bonafede
In Sicilia non è lo scudo crociato di una volta che domina le elezioni, ma lo scudo incrociato. Ovvero, il voto incrociato degli elettori “centristi”, in una terra dalla grande tradizione Dc (per i più giovani, era il partito dello scudo crociato).
Per quello che possono valere i sondaggi in Sicilia, terra di silenzio d’opinione per antonomasia, i sondaggi sulle imminenti elezioni regionali iniziano a stabilizzarsi. Mentre a settembre volavano percentuali un ciccinino ballerine, dall’inizio di ottobre il trend è, per lo meno in teoria, più chiaro.
Negli ultimi quattro sondaggi (due di Demopolis, uno di Piepoli e uno di Index research), Musumeci è comunque in testa con un 35-42% su Cancelleri intorno al 33% e Micari (20-22%). Fava è stabilmente al 9-10%. Ma se Demopolis dà Musumeci in lieve crescita su Micari, le discrepanze tra i diversi istituti di ricerca, soprattutto Piepoli e Demopolis, denotano un elettorato conteso tra Musumeci e Micari, con gli altri due candidati stabili nelle loro stime. Qui la tabella pubblicata da Wikipedia.
Effetto della presentazione di liste di candidati? Può essere, visto che proprio un sondaggio sui voti di lista darebbe la coalizione di sostegno a Micari nientemeno che al 32%, sia pure prima della incredibile esclusione della sua lista di candidato (Lista Micari) nelle province di Siracusa e Messina. Esclusione che demotiva molto i seguaci di Crocetta e lo stesso presidente uscente.
Lo stesso Crocetta è al momento fuori dalla competizione persino come candidato, perché la lista Micari dove era collocato, nella provincia di Messina, è stata al momento esclusa a causa di ritardi, sia pure minimi, e incompletezze nella documentazione. Pare che, presentando le liste e i documenti di rito, sia stata scambiata la busta contenente il tutto, e lasciata in macchina quella giusta… Per poi essere stata recuperata fuori tempo massimo. Schizofrenie di una Sicilia che appare sempre più come una terra dimenticata dalla logica.
Fatto sta che, con due province su nove dove non ci saranno, la soglia del 5% potrebbe non essere raggiunta dalle liste-Micari su base regionale. Ma è anche vero che la maggiore contraddizione all’interno dello schieramento di centrosinistra era proprio il sostegno di Crocetta, negli ultimi cinque anni di governo regionale duramente criticato anche dall’area di centrosinistra. Quale sarà l’effetto dell’assenza di Crocetta nella competizione? Potrebbe essere persino positivo. Oppure fortemente negativo, aggiungendo danno alla beffa,
Sempre secondo un sondaggio che tiene conto delle liste di partito, nel centrosinistra l’unica lista che supererebbe largamente il 5% sarebbe quella del PD (quasi al 14%). La Sicilia Futura sfiorerebbe l’8%, ma anche qui è una previsione da prendere con le pinze. I centristi, divisi di fatto tra sostegno a Musumeci e sostegno a Micari, non riuscirebbero a superare la fatidica soglia, sia pure di poco nelle liste a sostegno del centrodestra.
È qui, dunque, che si gioca la competizione: lo scudo incrociato. Anche se, in effetti, il ritardo di Micari appare difficilmente colmabile. Ma sono sondaggi credibili?
Dobbiamo ricordarci che la Sicilia è quella terra dove c’è un aneddoto a mo’ di barzelletta. Quello dell’investigatore che interroga un testimone siciliano di un crimine, il quale risponde: ”Io non c’ero e se c’ero dormivo. E sognavo che non c’ero”.
Chissà come avranno risposto gli intervistati a chi investiga sulle intenzioni di voto. Su questo puntano un poco tutti, ma soprattutto Cancelleri e i Cinque Stelle. Più volte i loro voti sono stati sottostimati nei sondaggi precedenti alle elezioni. Altre volte, come alle amministrative più recenti, sono stati sovrastimati.
Un solo dato di fondo emerge comunque. E cioè che difficilmente il presidente vincente avrà una propria maggioranza all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS). E rimarrà comunque ostaggio di una rappresentanza di parlamentari particolarmente spezzettata in varie tendenze e correnti tutte figliolette dello scudo crociato, oggi scudo incrociato.
A meno che, a dispregio dei sondaggi, uno dei tre candidati non stravinca. Ottenga, cioè, almeno il 40% dei consensi, sia di lista che di presidenza. Voto dello scudo incrociato permettendo.
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