di Giovanni Rosciglione
Con o senza ragione, in questi ultimi sei anni mi è capitato per centinaia di volte (e mi capita ora) di andare a prendere o a lasciare i miei nipotini a scuola. Oppure per decine di volte di ospitare nel mio giardinetto le loro feste di compleanno.
Vanno in scuole del mio quartiere storicamente abitato dalla media borghesia, a Palermo.
Non c’è un gruppo di ragazzini, non c’è una situazione in cui tra loro non ci sia un compagno di pelle scura e riccioli inestricabili o con occhi a mandorla e folti ciuffi di un nero lucente.
Giocano, parlano, scherzano, si accompagnano tra loro con assoluta naturalezza. Escludo categoricamente che ce ne sia uno solo, italiano anagraficamente, che abbia la più lontana sensazione di stare accanto a un diverso.
Un “diverso” che potrebbe, anche se bravo ed intelligente, non essere più un compagno alla prossima classe senza alcuna ragione. La cui famiglia potrebbe essere costretta a ritornare da dove e venuta e lui non stare più con i suoi amici e compagni di classe, di calcetto, di catechismo, di inglese, di festicciole. Insomma, per capirci, uno che mentre fa i compiti con tuo figlio riceve la notizia che deve sospendere perché è arrivato il foglio di via.
Parla come i miei nipoti, siede nel banco accanto ai miei nipoti, gioca con i miei nipoti. Scherzano, si azzuffano, si piacciono.
Se Arturo o Alessandro mi chiedesse il perché il suo o la sua compagna sono spariti improvvisamente o non possono più iscriversi a scuola, cosa dovrei rispondere? Che sono stati i sovranisti, i razzisti pavidi, i machiavellici da cortile che non voglio rischiare l’elezione in parlamento? I cattivi?
Quale ragione= Che argomenti dovrei usare per spiegare loro che quei loro amici, compagni subiscono questa sventura? Quelli etici, moralistici, del sentimento, della pietas per condannare quell’evento?
No. Se leggerete il link che spiega il disegno di legge (qui) in discussione, non potrete non convenire che non approvarlo significa solo non fare gli interessi del nostro Paese. Significa fare una cosa senza ragione. E produrre un danno sia politico che finanziario contrario – non tanto a un dettato etico o religioso – ai nostri interessi ed al semplice buon senso.
E questo dirò loro.
E allora da cosa deriva questo ragionamento? Che quelli che vogliono bocciare lo ius soli sono tutti sciocchi, ignoranti? Se no, perché lo fanno?
Dovrei spiegare che nel nostro Parlamento, quello che tutta l’Italia ha scelto alle ultime democratiche e libere elezioni, ha una maggioranza di minorati mentali?
Ma non è così. Perché l’intelligenza, la perspicacia, la cultura non sono sempre applicate al bene e all’utile generale.
Spesso – e questo mi sembra il caso – prevale la tattica, i criterio del pensare all’interesse personale su quello generale, che in quel caso è proprio iscritto nel mandato costituzionale di ognuno dei parlamentari.
E vado al punto.
La nostra politica per ora ha solo occhi ed orecchie per la legge elettorale. Sta attenta a come finirà e se questa legge elettorale, per una parte maggioritaria del nostro parlamento, garantirà la possibilità di essere rieletto.
Se si mette ai voti quel “normale” disegno di legge, lo ius soli, che dovrebbe in teoria, avere il consenso della stragrande maggioranza, con molta probabilità non sarebbe approvato. E se presentato con il voto segreto di fiducia farebbe saltare il Governo Gentiloni, anche perché in quel caso la fine del governo sarebbe auspicata anche dai piccoli gruppi di scissionisti di sinistra che quotidianamente pongono la sfida del problema etico e di coerenza contro chi ha proprio scritto la legge e, per interesse generale, deve obbligatoriamente dare la priorità alla stabilità.
Anche in questo caso intelligenza ed esperienza sono solo applicate al misero interesse personale. Vogliono una legge che non rischi di spazzarli via dal loro cadreghino immeritato.
Ma queste ultime osservazioni, con grande fatica, dovrò pure spiegarle ai miei vivaci Arturo e Alessandro; e mi dorrà far loro capire queste miserie umane.
Voi, amici e amiche mie, invece mi capirete facilmente.
La foto in copertina è di Giulio Azzarello. Tutti i diritti riservati.
Sono decisamente d’accordo. Ma se vuoi sapere come la penso davvero, sarei per cancellare la “piena cittadinanza automatica” anche ai figli degli italiani. Chi nasce in Italia, figlio di italiani, dovrebbe avere diritto a una cittadinanza “di primo livello” con accesso a certi diritti e non ad altri. Fra questi ultimi, il voto. Se è vero – come è vero – che il voto è l’arma del cittadino, prima di lasciargliela adoperare bisognerebbe che lui si munisse di porto d’armi. Ossia, dimostrasse di avere un minimo di conoscenze su diritti, doveri, meccanismi democratici. La piena cittadinanza, quella di secondo livello, andrebbe data attraverso una sorta di Ius Culturae che dovrebbe comportare l’insegnamento obbligatorio di materie specifiche e la verifica attraverso esami. Qualcuno ricorda l’Educazione Civica, materia stupidamente eliminata dai programmi di studio? Ecco, quella, moltiplicata però per tre. Non è giusto che certi beceri il cui orizzonte culturale coincide con quelli del Grande Fratello e della Curva Sud siano “Italiani con licenza di votare” per il semplice fatto di essere nati da genitori italiani, mentre figli di immigrati con una preparazione civica talvolta superiore siano discriminati; e che ad affermare che “questo è giusto” siano spesso proprio quegli italiani che, se gli si facesse un esamino di Educazione Civica, risulterebbero non idonei.