di Gabriele Bonafede
A poche ore dalla sospensione delle “regionarie” M5S da parte del tribunale di Palermo, arriva un altro disastro per la candidatura Cancelleri in Sicilia. Il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, è infatti indagato e con l’obbligo di firma per diverse vicende relative alla sua amministrazione.
Con questa notizia oggi su tutti i giornali, si conferma quanto già si prospettava con una analisi riguardante esclusivamente la politica. Perché l’implosione del M5S non è dovuta solo a problemi con la magistratura. Ma è dovuta anche a profonde e lunghe lotte intestine che derivano da tante cose, compresi elementi fondamentalmente politici. Ecco qui perché (anche negli articoli segnalati in link).
Una implosione che si può riassumere in cinque disastri, come cinque stelle. Cinque disastri giulivi (spensierati) che mostrano le gigantesche assurdità di un movimento che si conferma quanto meno superficiale e incongruente al suo stesso interno.
Il primo è un disastro essenzialmente politico. O di ciò che rimane nella politica. In Sicilia e altrove, il M5S è infatti un contenitore di tutto e il contrario di tutto. E al contempo è l’opposizione a tutto e al contrario di tutto. Ed è anche il mare magnum di tutti che nuotano nel mare magnum del contrario di tutto.
Basta farsi un giro su internet, facendo attenzione alle dichiarazioni di esponenti nazionali come di militanti, per accorgersi di quanto siano lontane le opinioni su temi fondamentali nella politica attuale. A partire dalla questione dell’immigrazione e del razzismo per arrivare a quelle relative all’ambiente. Passando per le decisioni riguardo alla sospensione di candidati indagati, la considerazione delle idee e delle scelte portate avanti dai militanti, la democrazia interna, le regole vecchie e nuove del movimento, la questione della scuola, le questioni europee e di politica estera. E basta fermarsi qui.
Non ci vuole molto a capire che ci sono posizioni completamente inconciliabili. E per giunta polverizzate in una supposta “democrazia diretta” che vorrebbe mettere assieme ogni testa. E in Sicilia, ogni testa è tribunale.
In Sicilia, dove il M5S ha avuto le prime vittorie di un certo peso, tutto ciò è esacerbato dall’essere in una gattopardesca terra di frontiera, con grandi problemi sociali, economici, ambientali e non solo naturali.
Il secondo disastro è essenzialmente elettorale. Nonostante proclami e propaganda, in Sicilia il M5S è uscito duramente sconfitto sia dalle amministrative del 2016, sia da quelle del 2017. Per vedere il disastro elettorale del 2016 in Sicilia basta osservare i dati in questo articolo.
Per quanto riguarda le amministrative del 2017 (poche settimane fa), basti pensare che a Palermo la lista del M5S è arrivata a raccogliere solamente 30950 voti, ovvero il 13,1%. Laddove nelle precedenti elezioni (le europee del 2014 che pure furono considerate una sconfitta dallo stesso Grillo) il movimento pentastellato aveva ottenuto a Palermo 61348 voti e il 29,3%.
In pratica, a Palermo, il M5S in soli tre anni si è dimezzato in voti e si è più che dimezzato in percentuale. Un crollo verticale. Che non può imputarsi né all’affluenza né all’eventuale “debolezza” in elezioni locali.
Ricordando il dileggio dei cinque stelle nel considerare i 30000 voti per le primarie del PD del 2012 a Palermo (e a fronte dei 547 voti delle loro primarie nella stessa città), c’è da mettersi le mani ai capelli.
Il terzo disastro riguarda le capacità di amministrare e dare risposte ai cittadini laddove sono stati eletti sindaci del M5S, in Italia e in Sicilia. In alcuni grossi comuni siciliani l’amministrazione a guida M5S ha già fatto pessime figure, non solo a Bagheria.
Ma il disastro che è arrivato ad essere percepito anche in Sicilia è quello di Roma. Dove la sindaca Virginia Raggi continua a restare in Campidoglio nonostante la moltitudine di avvicendamenti in giunta e l’aggravarsi dei problemi, persino su temi sui quali aveva fatto campagna elettorale. Il più recente, la disastrosa risposta a prevedibili piogge di fine estate. Per non parlare di Livorno e altre spaventose situazioni.
Il quarto disastro riguarda Giulivi ceffoni mollati in faccia a Cancelleri da vere e proprie correnti. Sì, correnti. Soprattutto in Sicilia, dove non ci sono solo le opinioni di Fico in contrasto con altri. Qui, la corrente di Nuti, ha esploso una serie di cannonate a palle incatenate contro lo stesso M5S delle quali basta ricordarne due: la questione delle firme false a Palermo e quella della candidatura di Mauro Giulivi alle regionali.
La questione delle firme false parte dalla vicenda delle prime elezioni dove il M5S ebbe un discreto successo a Palermo. Ovvero le amministrative del 2012, dove il M5S e il candidato a sindaco Riccardo Nuti sfiorarono la soglia di sbarramento del 5%. Nuti ebbe una valanga di preferenze, pur non entrando in consiglio. Tutto ciò è spiegato in questo articolo.
Di queste ultime settimane è la questione della candidatura di Mauro Giulivi che si è rivolto al tribunale. E della quale parliamo qui. Si tratta, in definitiva, di una vera e propria implosione del movimento Cinque Stelle in Sicilia.
Tanto da far dichiarare pubblicamente allo stesso Mauro Giulivi, su Facebook, frasi del tipo “Tutti in attesa della decisione dell’imperatore. Pronti a vomitare odio o a difendere l’indifendibile. Questo non importa, l’imperatore ha sempre ragione.” Probabilmente riferendosi a Grillo. Oppure: “Non ricordo nemmeno il peggior Berlusconi vantarsi così tanto di non rispettare le sentenze. È veramente imbarazzante.” Evidentemente sulla scelta di Cancelleri e dei capi del M5S nel continuare con la candidatura del geometra nisseno alla Regione, nonostante il recente decreto del tribunale.
Il tutto, aggravato dal fatto che, mentre negli altri partiti le lotte tra correnti si fanno più che altro in sordina e con un minimo di decenza, nel M5S si fanno a forza di insulti sul web e carta bollata nei tribunali. Con conseguenti implosioni.
In ultimo, il disastro numero Cinque a Bagheria. Anche questo parte da lontano, ed è stato ampiamente visto in TV su una parte delle imputazioni al sindaco di Bagheria Patrizio Cinque. Lo stesso sindaco ha dichiarato di essersi autosospeso dal Movimento ma non dalla carica di sindaco, nonostante sia non solo indagato ma anche con l’obbligo di firma alla caserma dei carabinieri. Peccato che proprio i cinque stelle chiedevano a gran voce le dimissioni di sindaci di altri partiti per molto meno.
1 thought on “I Cinque disastri Giulivi che sommergono il M5S in Sicilia”