di Giovanni Rosciglione
Giuliano Pisapia è stato un bravo Sindaco di Milano.
Elegante, colto, disponibile al colloquio, sia da Deputato che a Palazzo Marino, è assurto a figura simbolo di una sinistra, si estrema ed ideologizzata (ex Cossuttiano), ma che mette al primo posto la collaborazione con le altre forze e, soprattutto, afferma di preferire il risultato concreto alla divisività. Obiettivo difficile e per questo ancor più apprezzabile.
All’esplodere del PD renziano con la scissione dei Bersanodalemiani, Pisapia dopo aver dichiarato di non volere ricandidarsi più a Sindaco ha deciso di impegnarsi a coagulare un mondo di sinistra fuori dal PD al fine di rafforzare un Centrosinistra in difficoltà. Il coagulante – il cristallo di quarzo di Canetti – dovrebbero essere costituito, se non ho capito male, da un civismo attivo che riporti personalità della Società Civile all’impegno politico e dal suo prestigio personale, caratterizzato anche da una saggia moderazione e da un utile realismo.
Non mi sembra tuttavia che sino ad oggi il suo apprezzabile impegno abbia prodotto risultati utili. Da MDP arrivano espressioni di indisponibilità, spesso farcite dai velenosi umori del Conte Max. La Società civile è muta.
E’ di pochi giorni fa il battibecco con il Ministro della Giustizia del Governo Gentiloni Andrea Orlando, al quale Pisapia ha chiesto esplicitamente di “uscire dal PD”. Ora, a parte il fatto che se Orlando avesse consentito all’invito ci sarebbe stata una immediata crisi di Governo (e lascio alla saggia obiettività dei miei lettori valutare quanto questo accadimento sarebbe stato disastroso per il Paese e in aperta contraddizione con la mission che lo stesso Pisapia si è dato), vorrei osservare che già gli stessi scissionisti di MDP hanno fatto e fanno inviti del genere a tutti i dirigenti PD di correnti non renziane.
Insomma, caro Pisapia, non c’era bisogno di fondare l’ennesimo movimentino italiano, bozzolo della farfalla di un nuovo partitino: il “Campo Progressista” con tanto di Logo, per prendere un’iniziativa che già Pierluigi Bersani aveva bruciata.
Io vorrei continuare a pensare che l’ex Sindaco di Milano sia in assoluta buona fede. E pensare pure che sia di “fede buona”, nel senso che gli obiettivi che si ripropone sarebbero realmente di aiuto all’Italia: un centrosinistra che si rafforzi accogliendo il consenso e recuperando la partecipazione alla politica di valide figure della società civile di sinistra e la creazione di un ponte con le altre forze e esponenti politici a sinistra (ma solo topograficamente) del PD che con serietà e convinzione vogliono riprendere un discorso collaborativo, sarebbero risultati oltremodo utili all’azione del Governo e, soprattutto, all’interesse generale dell’Italia.
Ma ho la sensazione che nulla di quello ripropostosi Pisapia ancora ha fatto. Anzi.
Mi sembra che il dialogo con la società civile non è stato nemmeno avviato, mentre Pisapia si è fermato a pensare che la sola costituzione di un nuovo soggetto politico da lui garantito, avrebbe immediatamente attratto scontenti del PD e pentiti degli scissionisti. Operazione ad oggi fallita.
Caro Pisapia, non c’è nessuna contraddittoria ipocrisia nel confermarle la mia stima, ma vorrei avvertirla che quello che lei si è proposto di fare non è il cast di un film già visto, ma una nuova avventura politica, nel senso più ampio che ci sia. E la “politica” – la scienza della Polis – non è una passeggiata tra i viali eleganti della società con un gabardine nocciola di Caraceni, ma presuppone coraggio e realismo. Coraggio perché vedrà Sangue e Fango e dovrà sporcarsi. Realismo perché per arrivare alla meta dovrà sacrificare pezzi di etica sognante e ripescare la divisa di guerra.
Vuole realmente affrontare questa nobile sfida? Si? Allora venga subito qui in Sicilia! Non sarà una festa ma sarà certamente una utilissima esperienza per il fine che vuole raggiungere.
Venga nell’infuocata e folkloristica battaglia elettorale che si sta combattendo. Venga a vedere da vicino un fenomeno unico del suo genere: un’intera Regione di 5 milioni di abitanti che vive quasi interamente di politica, ma odia i politici.
Venga a toccare con mano quella che potrebbe diventare una rivoluzione neoborbonica che vede alleati padroni e servi per la vittoria dei Don Sedara non ancora sazi.
Venga a vedere una comunità che non ha una classe dirigente professionale e civica e ha una sterminata classe politica di mestieranti. Tocchi con mano una comunità che ha espulso letteralmente un’intera generazione: 54.000 studenti universitari e 120.000 giovani ricercatori, manager, specializzati, artigiani di qualità che sono scappati dalla loro terra per trovare un lavoro all’altezza della qualità dei loro studi.
Un posto dove la maggioranza del comparto industriale ha come cliente unico l’istituzione pubblica. Dove – per capirci – si spendono centinaia di migliaia di Euro per una formazione pubblica che forma pizzaioli, animatori di club turistici, esperti in wedding manager.
Potrà vedere i partiti storici consunti dalla febbre del correntismo personale, potrà sperimentare la banalità del discorso politico, potrà rendersi conto della persistenza di una sinistra estrema e utopista formata da “Ricchi Pentiti” e da dipendenti pubblici garantiti e di un Sindacato arretrato e istituzionalizzato.
Venga a dare una mano per evitare di regalare la Sicilia alla Casaleggio Associati o alle truppe Salviniane/berlusconiane made in sud.
Venga qui a vedere come è la politica quando declina (a Milano anche quasi tutti i suoi predecessori non hanno governato male) e ci dia una mano a risollevarla.
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