di Gabriele Bonafede
Si è detto tanto in questi giorni su Gigi Burruano, attore che ha portato Palermo in Italia e nel mondo, pianto da un’intera città per la sua prematura scomparsa. Ma forse non si è parlato abbastanza di Burruano grande tifoso del Palermo. Un tifoso particolare che, insieme a tanti attori palermitani, a partire da Tony Sperandeo, ha sempre avuto un grande cuore rosanero.
Burruano andava allo stadio come qualunque altro tifoso, in curva sud, dicono alcuni, in gradinata, sostengono altri. Ecco perché, oggi, davanti alla chiesa del Don Orione c’è stata una sorpresa per l’estremo saluto all’attore. I tifosi del Palermo hanno portato uno striscione con su scritto: “Uomo vero, grande attore, il tuo Palermo ti rende onore. Curva 12 Nord”. Non a caso, i colori rosanero erano anche lì, adagiati sul riposo di Gigi Burruano, pure dentro la chiesa.
E allo stadio del Palermo, fin dai tempi in cui si chiamava Favorita e non ancora Barbera, Burruano trovava linfa popolare per le sue intuizioni teatrali. Palermo è teatro anche nelle strade, come lo è Napoli. Ma allo stadio, come nei quartieri popolari, c’è un concentrato di teatralità che supera ogni immaginazione. Da qui, le ispirazioni per battute incredibili, come quella ripresa anche da Franco Scaldati “Arbitro, calati i corna ca sta passannu l’apparecchio” (Traduzione: Arbitro, hai le corna così lunghe che quando passa un aereo sopra il campo devi piegarti al fine di lasciarlo passare).
Famosa un’altra, recitata in TV da Pino Caruso tanti anni fa, “Arbitro, s’i cervi vulassiro to mugghiere t’avissi a dari a manciari c’a cerbottana” (Arbitro, sei i cervi – i cornuti – volassero, tua moglie ti dovrebbe dare da mangiare con una cerbottana).
Non sono tutte ripetibili le battute pronunciate, anzi urlate, allo stadio, comprese quelle raccolte o inventate da Burruano. Ad esempio, in curva sud c’è ogni domenica un tifoso, conosciuto a tutti come “il poeta”, che non lesina turpiloqui degni di rima.
Tra le altre cose, Burruano si produceva in impossibili e improbabili telecronache che prevedevano la presenza di Sukru in campo, ancora negli anni ’70, oppure di “Mangiocavallo”, evidente storpiatura di Giorgio Magnocavallo , forte difensore dell’Atalanta nei primi anni ’80.
Negli anni ’60 o ’70, Burruano creò (insieme ad Antonio Marsala, fondatore con Salvo Licata dei Travaglini ovvero il piccolo teatro di grande successo dal 1966 al 1976), una formazione di babbìo per un Palermo che, allora, non aveva grandi soldi per il mercato. Partiva con un’intervista immaginaria a un fantomatico operatore del calciomercato del Palermo, impersonato da Burruano. E palesava un’autoironia tutta palermitana sulle scarse possibilità di mettere in piedi grandi squadre, oppure per la scarsa volontà di comprare forti giocatori che possano vincere finalmente un grande trofeo, o per lo meno tornare in A con risultati migliori. Un argomento molto attuale anche oggi.
“Che mercato avete fatto?”, chiedeva più o meno l’intervistatore. E Burruano rispondeva, con la sua cantilena a dialetto palermitano verace: “Portiere ru Cantiere, i terzina dall’Empedoclina, u meriano ru Latrano, quattru fissa i pigghiammu ra Nissa. Chi dici?”. “Ma niente nomi?”. Rilanciava l’ipotetico giornalista. “Certo, ecco la formazione: Manomolla, Sciusciacavola, Cannavazzo; Siccu, Curtu e Malocavato; Peritunni, Testaquadra, Periquatrati, centravanti Santiperiaiutatimi e all’ala sinistra il sardignolo Scarsu”
Su Burruano tifoso rosanero, i ricordi fioccano numerosi per gli amici, alcuni dei quali lo hanno conosciuto fin da piccoli, a teatro come nella vita.
Giuseppe Marsala, ad esempio, seguiva il padre Antonio con i Travaglini e ha un lucido ricordo di quando era ragazzino “Mi ricordo quando era sulla nave che portò i tifosi a Napoli, per Sorrento-Palermo del 1972, ovvero la partita che fruttò la promozione del Palermo di Renzo Barbera in serie A. Era il periodo di successo dei Travaglini, e la compagnia di teatro di mio padre si mosse tutta insieme, compreso Burruano, per andare a Sorrento a tifare rosanero. Eravamo tantissimi, la era nave stracolma. La passerella s’inclinò durante l’imbarco per quanta folla c’era.”
“Gigi era attore sulla scena come nella vita. E nella vita era grande tifoso – continua Marsala – Quindi nel bar della nave, il postale di allora dove lui beveva a ruota libera, iniziò dal nulla uno show tra un bicchiere di vino e l’altro. La gente si dispose come a teatro, intorno a lui. E Burruano improvvisò uno spettacolo esilarante. Fu una circostanza in cui tutti i tifosi, di tutta Palermo, si mescolarono e si divertirono da matti. C’era il noto ‘Pinu u Tasciu’ ma anche chi andava in tribuna. Burruano era in grado di parlare a tutti. Fare teatro ed essere Gigi erano la stessa cosa. Ed essere Gigi era essere tifoso del Palermo.”
Quello spettacolo, probabilmente, era “La partita”, forse in fase ancora sperimentale. Che Burruano portò poi in scena, sempre ai Travaglini.
Burruano faceva tutto. Creava da solo l’atmosfera dello stadio di Palermo recitando i giocatori, l’arbitro, le voci, il pubblico. Fu un grande successo. Lo spettacolo fu ripreso in occasione dei mondiali ’90 da Alamia e Sperandeo, ma con le formazioni, sempre inventate, delle diverse nazionali partecipanti.
Il commiato di Burruano quale tifoso del Palermo è stato giustamente sottolineato dagli ultras rosanero. Dimostrando che il Barbera non è solo calcio, ma spettacolo di un’intera città. E Gigi Burruano va ringraziato anche per questo: per aver unito il teatro con lo sport più popolare d’Italia. E di Palermo.
Lassù, avrà certamente una sciarpa rosanero da mostrare bene in vista a tutti, con su scritto: Forza Palermo.