di Gabriele Bonafede
Avete visto i capelli? Basta guardarli e rendersi conto che qualcosa non va. Tutta colpa del parrucchiere? Forse. Ma dopotutto basta uno specchio per capire che, forse, una visitina dallo psicoterapeuta non sarebbe per niente inutile.
Tra Corea del Nord e Usa sembra una guerra dei capelli. D’altronde, solo una buona serie di squilibrati messi a capo di stato dal destino o dall’incoscienza degli elettori può aver portato il mondo sull’orlo della guerra nucleare e quindi dell’estinzione dell’umanità in un’orgia di immense sofferenze.
Un pazzo da una lato e un pazzo dall’altro? Certo, non si può spaccare il capello in quattro. Ma un parrucchino e una capigliatura sì. E soprattutto andrebbe analizzato con coscienza cosa ci sta sotto a quei capelli.
Ma chi appare più inquietante è colui il quale di capelli ne ha ormai molto pochi. Forse ne ha spaccati in quattro in troppi, e così rimane lo sguardo allucinato. Qui, rizzano i capelli.
Non sono nemmeno in tre. C’è un “quarto incomodo”. Perché se è vero che Kim Ming-Jon ha la bomba nucleare, e sembra proprio di sì, è evidente che qualcuno gli ha fornito tecnologia e risorse per costruirle. Insomma, qualcuno che ha detto un sì, o piuttosto un Xi, a determinate forniture.
Ma sono da deplorare solo questi bei tomi? Oppure è da deplorare chi ci va appresso? Ovvero la grande quantità di “opinion leader”, “giornalisti”, carrieristi, capi di partito, meno capi di partito, giocolieri, saltimbanchi, giullari, nani e ballerine che sono sempre pronti a tesserne le lodi?
Certo, che stiamo a guardare il capello? Ognuno si fa i fatti propri come fa Razzi, e se conviene chiudere un occhio o tutti e due, che importanza ha. D’altronde il mondo è sempre andato così. Furbetti e ruffiani sono sempre stati su questa terra, l’umanità è fatta di questo. È fatta di queste storie e di questi capelli, fin dai tempi di Socrate e dei suoi nemici. Anche prima, a dire la verità.
Di “cervelli” sotto i capelli ce ne sono sempre stati, ci sono sempre, e ce ne saranno sempre. Soprattutto qui da noi in Italia.
E allora, via libera alla guerra dei capelli.
Con la piccola differenza che, oggi, una guerra mondiale vuol dire la fine. Tra orrende sofferenze. Altro che Buondì motta.