In Gran Bretagna, gli enormi costi dell’uscita dall’Europa possono essere annullati da un nuovo referendum che cancelli questo superfluo imbroglio, costoso, inutile e senza senso
di Gabriele Bonafede
A poco più di quattordici mesi dallo sciagurato referendum britannico sulla Brexit, una serie di fatti, o meglio di costi, sono ormai chiari. Sono fatti (e costi) innumerevoli nella loro natura e tutti condannano il superfluo imbroglio della Brexit. Qui di seguito, solo alcuni dei tanti.
Il primo è che la moneta britannica, la sterlina, ha stabilmente perso tra il 10 e il 15 percento del suo valore rispetto all’euro. Ciò vuol dire che i britannici hanno ridotto la propria ricchezza rispetto a tutti gli europei che sono nell’area-euro, compresi noi italiani. Insomma, per chi vive in Gran Bretagna, locali e stranieri, se uno stipendio valeva prima 2000 Euro oggi ne vale 1700-1800. Bell’affare.
Il secondo è che la Gran Bretagna, nel contesto internazionale, “vale” molto meno. Decisamente isolata, anzi, auto-espulsa dal contesto europeo, si ritrova in grandi difficoltà per la politica estera e qualsiasi negoziato, anche economico. Difficoltà accresciute da un governo conservatore a guida May che continua a non rendersi conto in quale pasticcio, in quale imbroglio, ha precipitato e continua a precipitare il Paese. C’è una crisi politica e di identità spaventosa e di difficile soluzione, a meno che non si torni indietro e si indica un referendum per cancellare al più presto la Brexit.
Il terzo è il prevedibile, e previsto, impatto negativo nell’economia britannica, soprattutto quella di maggior valore: la finanza, i servizi avanzati in genere, la ricerca, etc. Qui, la Brexit ha già dato effetti negativi e ne darà ancora. È infatti palese che, nella migliore delle ipotesi, le migliori risorse umane non sono più così attratte da una Gran Bretagna fuori dall’UE. E che le migliori risorse umane già presenti prima della Brexit iniziano a fare i conti con l’esigenza di andarsene in Europa, volontariamente o per scelta delle società per le quali lavorano. Si fa avanti, dunque, un regresso in termini di risorse umane spaventoso.
Il quarto è l’effetto, altrettanto spaventoso, su chi pensava di avere vantaggi dalla Brexit, e cioè quella parte della popolazione meno istruita e che ha salari più bassi. Oltre alla diminuzione nominale dovuta alla svalutazione della sterlina, c’è una diminuzione del potere d’acquisto. La Gran Bretagna importa di tutto e queste importazioni si devono pagare con una moneta adesso più debole. I salari valgono meno non solo per i britannici che viaggiano all’estero, ma anche per comprare prodotti esteri a casa propria. Cioè almeno il 90% dei prodotti.
Il quinto e forse più deleterio effetto della Brexit, è quello riguardante il futuro del commercio estero della Gran Bretagna. Qui, l’imbroglio è semplicemente inestricabile. D’altronde, si può anche stabilire per legge che la luna non esista, oppure che la Gran Bretagna sia sulla luna e non in Europa. Ma la luna e l’Europa rimangono comunque dove sono. Questo fatto non è stato compreso, ahimè, da Theresa May e da tutti coloro che non vogliono cancellare il superfluo imbroglio della Brexit.
I negoziati per attuare un’uscita dai trattati europei sono infatti semplicemente inestricabili. In se, in negoziati sono un costo enorme, perché presuppongono, oltre all’incertezza del futuro, un impegno lungo e costoso in termini di tempi e risorse. Per arrivare, infine, a una serie di trattati, sempre che ci si riesca, che, nella migliore delle ipotesi, saranno peggiori della semplice appartenenza al mercato unico. Per giunta, la Gran Bretagna si trova da sola, con soli 60 milioni di persone, a negoziare con il blocco UE, di 500 milioni di persone. Si ritrova dunque in una posizione negoziale molto debole rispetto all’UE, anche nell’ipotesi di una UE “divisa” su certi temi.
Per non parlare dell’immenso imbroglio nel quale si ritrovano gli europei che vivono in Gran Bretagna e i britannici che vivono in Europa. Qui il futuro è molto incerto per tutti quanti.
Ora sorge spontanea la domanda: ma perché tutto questo? Perché cacciarsi in questo inestricabile imbroglio? E non sarebbe meglio accettare di avere fatto una sonora fesseria e indire un nuovo referendum per cancellare al più presto la Brexit?
È quello che propone in Gran Bretagna il partito liberale e una gran parte del partito laburista. Ma anche alcuni settori di quello conservatore.
Sarebbe il caso di iniziare a raccogliere le firme.
Le foto di Londra in copertina e nel testo sono di Gabriele Bonafede
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