di Laura Nobile
Torna il teatro nell’area archeologica di Monte Iato a san Cipirello, e va in scena all’Antiquarium di Case D’Alia, con la rassegna “Monte Iato. Teatro di Satiri e Menadi”, nata da un’idea di Anna Maria Balistreri, in collaborazione con il Teatro Biondo e il Teatro de Due Mari.
Un ciclo di appuntamenti che si snoda tra spettacoli, visite guidate e osservazioni astronomiche promosse da Coopculture nel sito a trenta chilometri da Palermo, dove all’inizio dell’estate si è chiusa l’ultima campagna di scavi condotta dalla missione svizzera coordinata dal professore Christoph Reusser dell’Università di Zurigo.
Domenica 6 agosto alle 19,00 va in scena la “Medea” di Seneca prodotta dal Teatro dei Due Mari, diretta da Walter Pagliaro e interpretata da Micaela Esdra. La traduzione e la drammaturgia sono di Filippo Amoroso. I prossimi appuntamenti con le osservazioni astronomiche, dedicati rispettivamente alla Notte di San Lorenzo e all’osservazione dei Pianeti, sono fissati per il 12 e il 26 agosto. (info su www.coopculture.it e http://www.coopculture.it/events.cfm?id=715)
Direttrice del Parco da un anno, Lucina Gandolfo, archeologa e curatrice delle più importanti mostre del “Salinas” degli ultimi anni, tra cui “Pulcherrima res”, spiega: «Quello di Monte Iato è il primo Parco archeologico della Provincia di Palermo a rientrare nella nuova esperienza di affidamento ai privati dei servizi aggiuntivi al pubblico e, già dalla primavera scorsa sono stati avviati percorsi di visite multilingui, archeotrekking e fotografia in collaborazione con Coopculture, che si è aggiudicata l’appalto dei servizi aggiuntivi. Abbiamo in cantiere altre interessanti iniziative estive che speriamo possano invogliare il grosso pubblico alla conoscenza di questo affascinante e misconosciuto territorio, e soprattutto contiamo di potenziare, a partire dal prossimo autunno, il settore delle attività didattiche e laboratoriali e i legami col mondo della scuola.»
«Abbiamo, infatti, riscontrato forte interesse, da parte di diversi Istituti del territorio, ad una più stretta interazione col Parco che, per le sue caratteristiche, si presta ad approcci scientifici multidisciplinari».
Francesca Spatafora, la direttrice del museo archeologico “Antonio Salinas” di Palermo, che è anche l’istituzione capofila del Polo archeologico e museale di Palermo, è la memoria storica del Parco dove ha scavato per 25 anni, da dirigente responsabile del servizio beni archeologici della Soprintendenza
All’archeologa Francesca Spatafora abbiamo chiesto di illustrare le novità svelate da un insediamento che risale a duemila anni e non smette di raccontare, dall’inizio degli anni Settanta, tasselli salienti della storia della Sicilia occidentale, presidio estremo dei musulmani di Sicilia, fino alla distruzione imposta da Federico II nel 1246. Quest’anno è emerso anche un piccolo tempio all’interno dell’agorà, ampio 7 metri per 12 e databile al 500 a.C. La divinità a cui era dedicato non si conosce ancora.
Quali sono le novità dell’ultima campagna di scavi condotta dall’Università di Zurigo?
«Nel corso dell’ultima campagna di scavi si sono ampliati e approfonditi gli scavi della monumentale casa a peristilio del quartiere orientale che ha pure restituito una grande pittura parietale in primo stile pompeiano ». Lo scavo è continuato anche nella parte meridionale dell’agorà, caratterizzata da una serie di abitazioni e spazi pubblici distribuiti in una terrazza inferiore rispetto a quella contraddistinta dallo splendido lastricato e dai portici della piazza pubblica. Nella zona dei santuari situata ad est della Casa a Peristilio 1, inoltre, è proseguita l’indagine in uno dei sacelli ad “oikos”, portando al ritrovamento dei livelli d’uso di età tardo-arcaica (fine VI-inizi V sec. a.C.) caratterizzati dalla presenza di numeroso vasellame di carattere votivo e da zone di bruciato».
Da quanto tempo collaborate con l’Università di Zurigo e altre missioni universitarie?
«In quest’area gli scavi furono affidati dal ’71 in concessione all’Università di Zurigo. Dal 2010 si è avviata anche una collaborazione con l’Università di Innsbruck che, sotto la direzione di Erich Kistler opera in un particolare settore della città antica. I costi delle campagne di scavo, realizzate con equipe scientifiche di nazionalità varie, sono stati sempre interamente sostenuti dai concessionari svizzeri e austriaci. La Regione Sicilia ha nel tempo finanziato solo i restauri delle strutture antiche e le infrastrutture del Parco, soprattutto con fondi europei».
Quali sono le principali tappe della ricerca raggiunte negli ultimi anni?
«Gli scavi hanno riportato alla luce una città vissuta dall’Età del Ferro (IX-VIII sec.a.C.) fino al periodo svevo. Venne infatti distrutta da Federico II nel 1246, nel corso delle rivolte musulmane contro l’imperatore svevo. Le scoperte più rilevanti riguardano l’età tardo-arcaica, ovvero i resti del tempio di Afrodite e di un edificio a due piani connesso con attività conviviali e rituali) e, soprattutto l’età ellenistica (III-II sec.a.C.), epoca a cui risale la riorganizzazione urbanistica della città con la realizzazione di una viabilità regolare e la costruzione di importanti spazi pubblici: un teatro che poteva accogliere circa 4400 spettatori, una agorà porticata su tre lati e due bouleuteria (sale del consiglio)».
«Il Teatro tornerà ancora sito deputato ad accogliere gli spettacoli, dopo l’esperienza degli anni scorsi della rassegna “Teatri di pietra”?»
«Lo stato di conservazione dei ruderi e la fragilità del contesto che interessano i resti della cavea e i muri di “analemmata” (Mura di sostegno esterni della cavea) dell’edificio scenico non lasciano ipotizzare per monte Iato un uso continuato e regolare come luogo di spettacolo».