di Gabriele Bonafede
Sembra un fiume in piena il Commissario Montalbano, sulla notizia di una sua candidatura a presidente della Regione Siciliana. Nell’affollata conferenza stampa organizzata in un ristorante di Vigàta, del quale non diciamo il nome per evitare pubblicità, il Commissario non la manda a dire: “Questa storiella della mia candidatura è una cosa completamente senza senso. Una trovata da TV private di secondo ordine. Io sono un personaggio letterario! Non sono reale! Lo volete capire sì o no?”.
“Eppure era una bella idea – sostiene il solito Pereira che si è piazzato in prima fila – anche io sono un personaggio letterario, embè? Anzi, entao? E mismo! Isso é ainda melhor! Credo sia un grande vantaggio che un personaggio esclusivamente letterario e immaginario si presenti quale presidente di una Regione che, oltre ad essere letteraria, si è dimostrata spesso immaginaria, per lo meno in politica e in cose da fare e cose fatte”.
Ma chi rincara la dose è Mimì Augello. Il vice commissario di Vigàta, il belloccio facile per antonomasia, è ai ferri corti con il suo capo. E non sarebbe la prima volta. Mimì fiuta la possibilità di fare lui, in prima persona. Come tante volte è successo nel corso della serie romanzesco-poliziesca. E dichiara a gran voce: “Allora? Allora ci penso io! Mi candido io!”
Augello sbotta con gli occhi fiammeggianti, tra lo stupore non troppo evidente della piccola folla di giornalisti, amici, colleghi e curiosi. E si produce in un monologo pieno di argomenti non del tutto paradossali.
L’afa è stata insopportabile in questi giorni a Vigàta e i volti sono provati. Ma pare che Mimì Augello sia innaturalmente fresco e abbia già mobilitato i suoi, cercando di capire quale sostegno avrebbe nel Commissariato, e ben oltre, la sua candidatura.
Per adesso, però, quasi tutto il commissariato sta con Montalbano. Fazio ha già prodotto i numeri e le statistiche dei sondaggi online lanciati da Catarella. E sotto lo sguardo irritato e stupito di Salvo, ammette che la candidatura del Commissario Montalbano sarebbe un successo elettorale senza precedenti.
Ma anche che la decisione del capo va rispettata, anche perché ci sarebbero alcune domande difficili da rispondere: “Chi farà le indagini al commissariato? E chi firmerà gli atti del Presidente della Regione visto che il Commissario Montalbano è assolutamente ipotetico e immaginario?”
Questo darebbe ulteriore carica a Mimì Augello che infatti prende la palla al balzo: “Salvo, tu rimani a Vigàta, per fronteggiare la criminalità, e ci penso io alla Presidenza. Firmo io gli atti che in quanto a situazioni in carne e ossa, soprattutto carne, ci so fare!”
Una candidatura non abbastanza forte quella di Mimì Augello? Dopotutto anche lui è un personaggio letterario.
È a questo punto che appare Woland, in carta e penna, e si esibisce in un italiano quasi perfetto, solo con alcune inflessioni in tedesco (ma pare anche in russo).
“Il mio caro Behemot ha ragione, non esiste un candidato di prima freschezza o di seconda freschezza. Un candidato è fresco o non è fresco. E Mimì, se non lo è, lo facciamo diventare fresco noi”, conferma, schiacciando l’occhiolino al fido Azazello.
Ma pare lo abbiano capito solo i più assidui frequentatori della letteratura russa. Il resto, la massa, annuisce senza capirci un emerito cabasiso. Macari Galluccio guarda con gli occhi verso il basso, mentre Catarella inciampa sui fili dell’audio.
Buio sulla Sicilia. Non si trova un candidato che possa realmente fare breccia tra un elettorato ormai alla frutta. Pardon, alla vodka.