di Gabriele Bonafede
Con Il Trionfo di Santa Rosalia, Salvo Licata ha riportato alla luce un concetto fondamentale, nascosto, lasciato nella città sotterranea. La vera consapevolezza, forse perduta secoli fa, di Santa Rosalia.
O, più precisamente la conoscenza di Rosalia de’ Sinibaldi (1130-1170) quale donna dalla portata storica nella crescita civile di Palermo e ben oltre. Quale simbolo, personaggio storico, e per questo umanità, che ha combattuto per valori laici prima ancora che religiosi.
Antesignana della lotta per la libertà e l’uguaglianza, a partire da quella di genere, Rosalia fu innanzitutto eroina civile. Fu una donna che portò avanti una lotta di sviluppo civico e morale, nell’affermazione di diritti umani primari in pieno medioevo. Ecco il miracolo: con le limitate possibilità dell’epoca per una donna, ancorché ricca. Il ritiro nell’eremo per sposarsi con l’idea stessa di diritti umani.
Nel corso dei secoli, le sarabande religiose, le processioni, i festini, le attribuzioni di miracoli (veri per i credenti, meno per i non credenti), questo aspetto universale di Rosalia si è incredibilmente perso, anziché corroborato.
E nel XX secolo, ecco Salvo Licata.
Così la casa editrice Sellerio, presenta un libro-cardine di Licata “Storie e cronache della città sotterranea”: “Un poeta, un contastorie, un uomo di teatro, un giornalista, il cantore infaticabile della «Palermo nera», quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati, in contrapposizione alla Palermo «bianca», per lui più fosca e indigeribile. Salvo Licata era osservatore attento della lingua e dei modelli di vita della casbah palermitana. ….“
Salvo Licata ispiratore, fino ad oggi, dunque. Per capire realmente Palermo, inclusa Santa Rosalia. E che non può non far coppia con altri grandi artisti e autori di questa medievale città che a volte dimentica i suoi figli, ad esempio con Franco Scaldati, ma non solo.
In una Palermo che sempre più riflette su se stessa, Salvo Piparo propone ogni anno, all’avvicinarsi del 14 luglio, la grande “sotterranea” riflessione di Salvo Licata su Rosalia de’ Sinibaldi: più grande dell’immensa folla del Festino.
E forse mai come quest’anno, con la IX edizione del Trionfo di Santa Rosalia, cerca di farcelo ricordare. Di mettere al primo posto i valori laici. Rosalia quale miracolosa antesignana di lotte contro la schiavitù e le violente soverchierie dei potenti. Così come il valore della riconoscenza, della gratitudine. Troppo spesso dimenticato dal palermitani.
Salvo Piparo lo deve a Salvo Licata, come tutti noi. Ma anche alla sua capacità d’essere il “saltimbanco pazzo” di una città che ne ha estremo bisogno. Piparo non si scompone, anzi. Si arrampica al cielo ad ogni trionfo. Con il bello e il cattivo tempo, raccoglie il seme piantato dal suo Salvo, per elaborare e riproporre, insieme a Costanza Licata e alla sua particolare compagnia, il testo del Trionfo in maniera diversa e creativa, sfidando le leggi e le consuetudini del contesto.
Un saltimbanco, o un “giullare”, può parlare. E dire la verità. E la verità di oggi è che la nuova peste si chiama razzismo, guerre, bombe, incapacità d’accogliere, così come funesta follia della “geopolitica” di hitleriana memoria. Che è arrivata, di nuovo, sulle sponde del Mediterraneo come la nave della peste del 1624: sotto forma di coloro che ci appestano nel rifiutare chi scappa dalla stessa peste.
La peste è il rifiuto di coloro che dovrebbero essere accolti e aiutati anziché abbandonati e colpevolizzati. Che dovrebbero crescere con noi come noi, anziché demandare a quella “geopolitica” ogni desiderio di sordida e religiosa “purificazione”.
La peste di oggi è il credito a chi nega i diritti umani a “casa nostra” e “a casa loro”. La peste di oggi è nella forma di chi sostiene la peste “a casa loro” dispensata da “uomini forti” che calpestano la vita.
Piparo intuisce che Rosalia, oggi, protesterebbe pacificamente, dalla sua grotta, dal suo eremo, per l’accoglienza e la riaffermazione dei diritti umani contro le elucubrazioni grondanti di sangue e di re, di cortigiani e dittature: carta parla, carta canta. Con o senza fave a coniglio o altri piatti da panem et crsenses.
E Rosalia lotterebbe, nell’immediato, per uno ius soli che sia realmente crescita civile ormai da troppo tempo attesa. Come nel medioevo potevano parlare i saltimbanchi, o per la precisione i “giullari”, Salvo Piparo non si esime dunque dal farlo oggi. Persino oggi…
Dall’esserlo, giullare. Perché diventa un dovere nel narrare Rosalia: dire la verità, per lo meno lui che può dirla. Senza voti sulla lingua. Senza ricatti in parole, pensieri e omissioni. Su tutto e su tutti, compreso il Parl……. Con la luce che va via? Anche. E soprattutto.
Con il buio della peste è bene aprire l’intimo e religioso pregiudizio alla comprensione. O, per lo meno, intraprendere un percorso di contatto, pieno e di conoscenza, con Santa Rosalia eroina laica.
Nulla di più c’è da dire qui in queste righe. Perché c’è solo d’andare a partecipare del Trionfo cantato da Salvo e Salvo ogni anno. Per lo meno se ci si trova a Palermo, anche quale semplice turista. Per assistere al miracolo di Santa Rosalia, rinnovato. Quello vero e universale, sicuro, certo, al quale non si può non credere: avere scacciata via la peste di se stessi.
La sola replica del Trionfo di Santa Rosalia 2017, di Salvo e Salvo, e Costanza, è stasera a Villa Filippina quale sede estiva del Teatro Biondo.
In copertina, foto di Diletta Molinelli.