di Gabriele Bonafede
Pare che il patrimonio di un club di calcio sia difficile da stabilire. Soprattutto se si tratta del Palermo calcio. La vicenda Baccaglini-Zamparini, ovvero il “Palermo Zampaglini” lo dimostra. Ma anche quella del Milan AC e di altre società che hanno cambiato proprietà nella storia del calcio.
È però possibile individuare almeno alcuni degli “asset” che compongono il patrimonio di una qualsiasi società sportiva, soprattutto nel calcio. Su questo, Baccaglini ha dimostrato una grande capacità di individuarli nell’annoso caso del Palermo. O, quantomeno, è possibile individuare facilmente dove sta il valore economico in senso lato, qualitativo. Per lo meno in alcuni fatti.
Innanzitutto c’è il valore economico costituito dalle entrate attuali ed eventualmente future. Che dipendono sostanzialmente dalla domanda. Ovvero, da un patrimonio che si può anche stimare: quella dei supporters, dei tifosi, degli eventuali abbonati, di coloro i quali seguono la squadra anche accidentalmente, perché in campo contro altre squadre magari con maggiore seguito.
È anche patrimonio il parco calciatori, con un valore che, è ovvio, cambia a seconda dei risultati ottenuti da quei giocatori che sono tesserati.
Ma il patrimonio della domanda esistente e potenziale è forse ancora più importante, perché meno variabile e più “resiliente”, per usare un aggettivo che va di moda un poco ovunque. Dal numero e dalla capacità di spesa di affezionati a un determinato club dipende ovviamente il volume di entrate reali e futuribili: il cosiddetto bacino d’utenza. Che si trasforma in pubblico per TV, pubblicità, gadget, etc., e non solo biglietti e abbonamenti.
Nel caso del Palermo, il bacino d’utenza è potenzialmente enorme, e persino distribuito nel mondo. Ma rimane molto variabile, paradossalmente proprio “in sede” a Palermo. Perché, purtroppo, la fetta di palermitani che tifa Palermo a corrente alternata è enorme. Dedicandosi a Juventus, Milan e Inter (e qualche altra squadra) quando le cose vanno male in casa rosanero. Ciò riduce, e di moltissimo, il patrimonio del Palermo calcio.
Ma un altro patrimonio è forse ancora più importante. E cioè quello più eminentemente “sportivo” o “agonistico”. Il patrimonio sportivo, o “storico” se così si può dire, che va diviso tra patrimonio realmente storico (riferibile a molti decenni addietro) e quello più recente. Che spesso pesa di più.
Squadre come Pro Vercelli, Bologna e Genoa, pur non essendo oggi particolarmente in auge, hanno vinto scudetti molto tempo fa. Il patrimonio rimane, anche se sbiadito. Si tratta dei cosiddetti “meriti sportivi” che fruttarono alla Fiorentina una promozione dalla serie C alla serie B senza nemmeno giocare il campionato. Il patrimonio storico, i meriti sportivi, accoppiati con il grande bacino d’utenza, hanno giocato a favore della Juventus quando fu retrocessa in serie B. Un qualsiasi altro club che avesse manipolato un intero campionato di serie C sarebbe stato radiato a giammai. Ci sono stati club puniti molto più pesantemente per molto meno.
Il patrimonio recente di meriti sportivi è anch’esso variabile, su periodi medio-lunghi. Ad esempio, l’Empoli, era un club assolutamente sconosciuto fino ad alcuni decenni fa: sempre in serie minori. Ma da anni milita quasi sempre in serie A. La stessa cosa vale per il Sassuolo, negli ultimi 3-4 anni. Ancora più evidente la situazione del Parma. Fino agli anni ’90 era un club derelitto dal punto di vista dei meriti sportivi: sempre in C o quasi, spesso in serie D. Nessuno lo conosceva. Per quanto sia fallito recentemente, la sua pronta e felice ripresa con il ritorno in serie B (e probabilmente in A dal prossimo anno) è forse stata possibile grazie all’incremento enorme del suo patrimonio sportivo nei venticinque anni di serie A. Tante stagioni in posti rispettabili della massima serie quando non in corsa per lo scudetto, grandi giocatori a partire da Buffon, coppa Uefa, e tanto altro. I meriti sportivi del Parma fino agli anni ’90 erano pressoché nulli, adesso sono considerevoli, anche se milita in B. Il patrimonio dei biancoscudati è giustamente cresciuto di molto.
E torniamo al Palermo. Fino al 2002, ovvero fino all’arrivo di Zamparini, i meriti sportivi del Palermo non erano solo scarsi. Erano persino vergognosi, se si considera che è la squadra della quinta città d’Italia, teoricamente seguita in varie parti del mondo e in una parte della Sicilia (e non solo occidentale).
Per essere più precisi, prima dell’arrivo di Zamparini, in 100 anni di storia il Palermo aveva quasi sempre militato in serie B e molte volte in C ed era fallito più volte. In serie A era apparso solo 16 volte su 100 stagioni circa, retrocedendo per ben 7 volte. Forse, l’unico momento di gloria, lo ebbe quando fu scippato della Coppa Italia nel lontano 1974, quando presidente era Renzo Barbera. Il quale diede lo stesso il premio Coppa Italia ai propri giocatori che sul campo avevano effettivamente vinto.
Per quanto non possa piacere a chi oggi critica Zamparini, anche ferocemente, dopo averlo osannato, il patrimonio del Palermo in quanto a meriti sportivi è accresciuto a dismisura, e ripeto a dismisura, nei 15 anni di presidenza Zamparini. Con una serie di stagioni semplicemente favolose rispetto ai precedenti 100 anni di storia. Oltre alle buone apparizioni in coppe europee, l’aver sfiorato la Champions più volte, l’aver conquistato ripetutamente il campo di grandi squadre come Juventus, Milan e Roma… e tanto altro.
E questo patrimonio sportivo, per quanto non possa piacere ancora una volta ai critici, si è accresciuto nella capacità di attrarre, oggi, talenti in pectore. Passato il periodo degli anni ’60 e ’70 nei quali furono lanciati da Palermo grandi campioni del calibro di Mattrel, Giubertoni, Benetti, Causio, Furino (tanto per citarne solo alcuni), c’è un vuoto fino all’arrivo di Zamparini. Che ha non solo lanciato nuovi campioni a scala anche internazionale (Pastore, Cavani, Dybala, Barzagli e tanti altri), ma ha anche rilanciato grandi calciatori (Corini, Toni, Liverani e tanti altri) che avevano attraversato un periodo non consone alle loro possibilità prima di approdare alla corte di Zamparini. E, nonostante la fama meritata di mangia-allenatori, Zamparini ha lanciato più di un allenatore.
Palermo è diventata una piazza molto ambita per giovani e meno giovani che sperano in un lancio o un rilancio. Anche questo è un patrimonio innegabile e di grande valore, che viene troppo spesso sottovalutato dai detrattori del vulcanico patron friulano.
Andiamo al patrimonio in termini di tifosi, dunque.
Ecco, questo è il vero problema. Perché è un patrimonio che sembra sciogliersi come neve al sole di fronte alle difficoltà, facendosi trascinare in folli lotte in casa propria. Il caso-Zamparini non è isolato nella ultracentenaria storia rosanero. Non sarebbe il caso, memori del passato e del presente, proclamare una tregua tra i tifosi più agguerriti contro Zamparini e Zamparini stesso? Per lo meno fino alla cessione del club.
Ciò tornerebbe a far aumentare il patrimonio del Palermo calcio, perché arriverebbero certamente risultati migliori anche sul piano sportivo.
Perché Zamparini prima o poi andrà via. Il Palermo, si spera, rimarrà. Con la sua storia che andrebbe tutelata e accresciuta, soprattutto in termini di meriti sportivi e patrimonio.