di Gabriele Bonafede
Trapani non raggiunge il quorum: tutti al mare a mostrar le cose chiare. Solo il 26,7% degli aventi diritto si è recato alle urne. Un risultato che non lascia scampo: commissario, secondo l’incredibile legge partorita nelle sfarzose sale della gattopardesca Assemblea Regionale Siciliana (ARS). E che, d’altronde, sancisce un risultato anche troppo chiaro: gli elettori hanno preferito non scegliere il sindaco, o comunque non hanno sostenuto il solo candidato rimanente, nemmeno in una prospettiva d’imposizione piramidale per chi sarà capo dell’amministrazione locale.
Per la Legge elettorale siciliana al primo turno è eletto sindaco il candidato che ottiene almeno il 40% delle preferenze (o più voti se più candidati superano il 40%), altrimenti si va al ballottaggio. Ma se uno dei candidati passati per il ballottaggio si ritira, l’altro non vince automaticamente: deve superare il quorum del 50% dei votanti.
Una legge assurda, che dà un’arma eccezionale a chi si vede sconfitto al secondo turno. Cosa che, con lo spezzettamento del panorama politico odierno, la grande quantità di candidati, e la numerosa presenza di forze elettorali dell’antipolitica, se non dell’antidemocrazia, è diventata rilevante.
Nel caso in cui il quorum dell’unico candidato rimasto non si raggiunga, come succede con le elezioni di questo 2017 a Trapani, verrà nominato un commissario e sarebbero poi indette nuove elezioni. Ma con la stessa spada di Damocle: al secondo turno un candidato può ritirarsi e così avere la quasi certezza di invalidare le elezioni un’altra volta.
Una situazione difficile per la città, e non solo per la crescente astensione dalle urne. D’altronde, le elezioni nella cittadina siciliana sono state segnate anche da ripetute vicende giudiziarie su alcuni candidati. Compreso Fazio, il candidato a sindaco del centrodestra che si è ritirato dalla competizione al secondo turno. Era stato arrestato il giorno dopo la chiusura delle liste nell’ambito di un’inchiesta per corruzione.
La vicenda farà discutere, anche sulla eventuale volontà degli elettori di mostrare chiaramente un rifiuto della politica odierna, per lo meno a Trapani. E anche oggi c’è una coda: il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ha dichiarato che, dal punto di vista politico e non tecnico, il Consiglio Comunale si dovrebbe comunque insediare. In ogni caso, precisa: “L’unico organismo che può decidere è la commissione elettorale e in caso di mancata decisione i tribunali amministrativi”. Ancora una volta “a cascata”, o “a piramide”.
Insomma un pasticcio che rischia di ripetersi nell’incertezza generale a causa di un’intera città senza quorum. Ma una cosa è certa. Ed è ancora più chiara delle cose mostrate al mare: questa legge elettorale va cambiata.
In copertina, Trapani dall’aereo. Foto di Gabriele Bonafede