di Gabriele Bonafede
Si avvicina la data per una prima particolare, a Palermo, su Franco Scaldati: la prima presentazione pubblica sugli esiti del laboratorio “Franco Scaldati. La lingua e l’attore”, con il “Il Pozzo dei pazzi“: una delle pièce più rappresentative nella copiosa produzione dell’autore scomparso quattro anni fa.
Il 22 giugno alle ore 21 ci sarà dunque il primo appuntamento pubblico con allievi di questo laboratorio tenuto da Georges Lavaudant, Matteo Bavera e Melino Imparato. L’appuntamento è alla Sala Tre Navate dei Cantieri Culturali della Zisa a Palermo con la regia di Georges Lavaudant, continuando dunque a sviluppare la rappresentazione di Scaldati su un piano internazionale.
L’occasione è più unica che rara anche perché la rappresentazione è impostata sull’evoluzione generazionale del rapporto tra la poetica di Scaldati e il mondo di oggi. Grande narratore di Palermo, tra sogno e paradosso, tra cultura popolare e teatro, Scaldati ha infatti dipinto soprattutto un mondo che cambia.
La sua forza sta proprio nell’attualità e nella malleabilità della scoscesa natura palermitana: su e giù tra terra e luna, tra sudiciume e purezza. “Il Pozzo dei Pazzi” è un lavoro di Scaldati che in qualche modo rappresenta la summa descrittiva di una città collocata a precipizio: il pozzo è dei pazzi, come Palermo è dei palermitani.
“Il Pozzo dei Pazzi oggi…”, riflettono Bavera e Imparato, significa “Lavorare con un gruppo di attori diventato nel frattempo permanente, constatare che il lavoro dello scorso anno si è come “tatuato” e permane nel corpo attoriale di questi ragazzi. Scoprire che il “fiore” della maturità di Franco Scaldati e Gaspare Cucinella può incarnarsi nei più giovani corpi di oggi sotto una luce più contemporanea e violenta, perché il mondo nel frattempo è diventato più violento e cattivo. Trovare in queste voci meno rauche e tirate la misura del verso scaldatiano, ci pare un risultato di cui essere orgogliosi e perché no felici.”
Una nuova linfa, dunque, per un autore, un poeta, che ha cantato soprattutto la vita “al margine” e in divenire. Quella vita spaesata e assoluta al tempo stesso che Scaldati cercava e sublimava dai vicoli e dagli anfratti più suggestivi e inabissati di Palermo.
“Lavorarlo”, riprodurlo, arricchirlo, è un laboratorio di grande suggestione. Non a caso, sempre in trasformazione: “Il semilavorato dell’anno scorso e quello di questa prima parte del 2017 – continuano Bavera e Imparato nella loro presentazione – verrà poi consegnato per qualche giorno a Georges Lavaudant, maestro della scena contemporanea già direttore dell’Odeon a Parigi, lui lo legge nel miracoloso francese di Jean Paul Manganaro “Le puits des fous”. Un esperimento che può essere messo in pratica dopo quello riuscito in tedesco con Roger Vontobel pochi anni fa. Poi toccherà di nuovo a noi tradurre queste contaminazioni, teatrali e culturali, in un’altra serata pubblica. Nel frattempo abbiamo constatato l’entusiasmo per il testo dell’attore “fetiche” di Aki Kaurismaki, Andrè Wilms, che cerca un compagno all’altezza del suo “Pozzo/Puits” e che ci da appuntamento il prossimo maggio, per un progetto che si inscrive naturalmente nella capitale della Cultura che sarà Palermo nel 2018…”
Già, Palermo Capitale italiana della Cultura nel 2018: pochi mesi e vedremo in effetti quali saranno le proposte concrete, e Scaldati dovrebbe essere un punto di riferimento per lo meno per il teatro.
“Ma ora – concludono Matteo Bavera e Melino Imparato – ci sono i nostri giovani attori, strattonati ma amati per i risultati e l’adesione che hanno saputo infondere alle “nuove “ parole di Franco Scaldati: Fabio, Luigi, Alberto, Fabiola, Luciano, Antonella, Sara e Totò e la straordinaria voce nomade di Luisa. Sono il nostro capitale per attraversare il degrado e la violenza che contaminano il mondo, ma con le armi della poesia, poesia che Scaldati ha sempre trovato tra le pieghe di ogni umanità, anche la più emarginata…”
“IL POZZO DEI PAZZI” di Franco Scaldati, un progetto di Georges Lavaudant, Matteo Bavera e Melino Imparato, regia e luci Georges Lavaudant
elementi scenici e costumi Mela Dell’Erba, luci Marianda Geloso con
Luigi Rausa – Binirittu
Fabio Lo Meo – Aspanu
Luciano Sergio Maria Falletta – Totò
Fabiola Arculeo – Pinò
Alberto Lanzafame – Masino
Valeria Sara Lo Bue – Matteo
Salvatore Pizzillo – Giovannino
Antonella Sampino – Uomo delle mele
Luisa Hoffmann – Voce
e con
Alessandra Leone, Giuseppe Cusimano e Mariangela Glorioso, Dario Lo Cicero
assistenti – Gabriele e Giuseppe Scaldati e Salvatore Pizzillo
service Dottor Service
fotografo di scena Alessandro D’Amico
si ringrazia Ornella Gasbarro
In copertina e nel testo, foto di Alessandro D’Amico. Tutti i diritti riservati.