Cinque domande come 5 Stelle per gli aspetti-chiave su parchi e verde a Palermo. Ecco, in sintesi: 1) L’approccio per il Parco della Favorita, 2) Il verde nelle periferie, 3) Costa Sud, 4) Parco dell’Oreto e 5) Quali risorse umane e finanziare per verde e RAP. Risponde Aldo Penna, l’assessore designato da Ugo Forello
di Gabriele Bonafede
Aldo Penna, impiegato part time, impegnato in politica, ristoratore, ma soprattutto scrittore: capace di dire e far riflettere attraverso storie, racconti, romanzi. Spesso impegnati, come “Il palazzo dei Re”, e “Il Silenzio imperfetto” pubblicati qualche anno fa. Su Maredolce abbiamo avuto il piacere di ospitare alcuni suoi articoli (facilmente rintracciabili cliccando sul Tag “Aldo Penna” alla fine di questo articolo).
Da qualche settimana è stato indicato dal candidato a sindaco per i 5 Stelle a Palermo Ugo Forello, quale futuro assessore ai Parchi e Verde. Non è la prima volta che Aldo Penna si impegna in politica: un passato socialista, da radicale, animatore di numerosi comitati per il verde e un’attività con il Movimento di Grillo che c’è da molto tempo.
Le domande sorgono spontanee: qual è il futuro che si prospetta per parchi e verde nella città di Palermo, se i 5 stelle dovessero conquistare Palazzo delle Aquile? Possiamo declinare in cinque domande e altrettante risposte, e proposte.
La prima domanda è sul Parco della Favorita, grande polmone verde ereditato da un passato glorioso di una Palermo una volta definibile come Felicissima, sia pure molto meno “sviluppata” allora di quanto non sia oggi. Ecco, quale futuro per il Parco della Favorita?
Qualche giorno fa, c’è stato un dibattito sul futuro della Favorita organizzato dall’Associazione Scuola di Formazione etico – politica “Giovanni Falcone”. Nel suo intervento l’assessore uscente ha presentato come una grande opera aver ripulito La Favorita, dimenticando che identica “straordinaria” opera è avvenuta nel 2014 con la rimozione di 300 tonnellate di rifiuti, nel 2013 con l’impiego di diverse squadre del Dipartimento, a marzo 2016 e infine nel marzo del 2017. Ogni anno si avvia la pulizia straordinaria e subito dopo si dimentica la cura ordinaria.
La novità è che a più voci si concorda sulla necessità di rifarsi alle esperienze internazionali come il Central Park e a un modello auto-sostenibile che consenta al Parco di iniziare a offrirsi ai cittadini di Palermo e ai visitatori non come un problema ma come una risorsa.
Nel programma di Ugo Forello queste linee guida sono ben presenti attraverso la proposta di regolamento dei beni comuni e l’appello alla cittadinanza attiva e responsabile a partecipare alla rinascita di Palermo.
Dopo anni di proclami regolarmente caduti nel vuoto. La Favorita può essere un enorme volano attrattivo e un simbolo della città che si spoglia di antiche e velleitarie tutele.
La seconda domanda. Il verde nelle periferie, che spesso deve lottare con l’abbandono o per lo meno l’incuria. Quali proposte?
L’incuria del verde a Palermo non ha eguali in tutto il Mediterraneo. Nessun paragone naturalmente con le città europee dell’est e dell’ovest, povere e ricche. Noi abbondiamo di risorse ma sembra che disprezziamo il diritto dei cittadini al verde e a quel pizzico di felicità che procura sapere di poterne godere. Ci muoviamo sempre per emergenze, pulizie straordinarie di qua, pulizie straordinarie di là ma nessuna manutenzione ordinaria degna di tal nome. Eppure il verde di cui ci si dovrebbe occupare somma 3 mq per abitante comprese le alberature, le siepi, le aiuole spartitraffico.
I rimedi possibili sono due, da un lato attribuzione di addetti fissi agli spazi verdi che la città possiede, dall’altro la vigilanza e dove è possibile la gestione affidata direttamente ai cittadini nelle loro mutevoli forme organizzate.
Terza domanda: la costa sud-orientale. Ferrandelli propone un grande progetto di recupero. È un progetto che potreste sostenere? Oppure altre soluzioni?
La costa che va da S. Erasmo ad Acqua dei Corsari è stata già destinataria di alcuni importanti interventi. Il primo, il risanamento del mammellone, l’enorme discarica costituita dagli sbancamenti per il sacco di Palermo e i lavori autostradali. Un’opera che vede un teatro all’aperto, dei camminamenti suggestivi, una spiaggia e una vista mozzafiato sul golfo di Palermo. È costata quattro milioni di euro era stata commissionata dalla passata amministrazione.
Ma l’attuale amministrazione ha lasciato passare lunghi anni senza prendersene cura, neanche quella della elementare custodia di un bene pubblico. Risultato: i vandali hanno rubato tutto, danneggiato la rete idrica, e mandato in malora le piante appena messe a dimora, un vero e proprio disastro per cui nessuno pagherà. I numerosi assessori di questa amministrazione hanno ripetutamente allargato le braccia sostenendo la non competenza e questo bene è rimasto terra di nessuno. I loro azionisti, i cittadini, si sono visti privare di una possibilità unica per godere del mare e del verde. Il Comitato che ho coordinato per cinque lunghi anni ha organizzato sit in, pedalate e manifestazioni senza nessun risultato. Ultimo in ordine di tempo le firme apposte da Orlando, Piero Grasso e Cracolici per un impegno congiunto alla rapida apertura di uno spazio che porta il nome di un martire: Libero Grassi.
Altro capitolo dei nuovi misteri della città. Su un tratto esteso circa un chilometro proprio di fronte il Buccheri la Ferla, la Provincia ha risanato, piantumato, realizzato un pontile in legno in stile Palm Beach. Ma anche questa area è stata abbondonata e vandalizzata con altri sperperi e nessun responsabile.
Terzo, il porticciolo si S. Erasmo. Da anni un comitato si batte per il suo risanamento rispettando la sua vocazione originaria. Basterebbe cucire armonicamente quanto già realizzato con le aree ancora abbandonate a avremmo un grande Parco a mare magari con la presenza di quel grande palmeto tanto caro al Prof. Silvano Riggio.
Di grandi progetti senza seguito Palermo ha fatto delle velenose abbuffate nel passato. Qui occorre a un coerente intervento che restituisca il mare, le spiagge a una città che è priva.
Quarta domanda, il Parco dell’Oreto, quale futuro?
Anche per l’Oreto che molti associano a una fogna a cielo aperto e invece è un fiume vivo e vitale, vale quello detto per le altre grandi aree verdi: l’abbandono. Eppure le sue sponde sono un unicum per ricchezza di specie vegetale e animale. Il futuro è meno parole e più fatti.
Si dibatte da decenni su cosa fare. Palermo ha aderito al coordinamento delle città fluviali d’Europa, un riconoscimento enorme per il piccolo e orgoglioso fiume che la attraversa. E proprio per restare a queste similitudini basta pensare che il Tamigi dichiarato biologicamente morto è stato in un decennio risanato e ha visto il ritorno di specie scomparse da molti anni. La ricetta perché questo avvenga anche per il Parco dell’Oreto si chiama volontà, determinazione, conoscenza degli esempi positivi nel mondo, contaminazione con le loro metodologie. Senza la speciosa particolarità isolana che spesso nasconde una vocazione al non fare.
Quinta domanda. Quale gestione sostenibile per il verde a Palermo in termini di risorse umane e finanziarie? Quale gestione per la RAP?
Le risorse umane destinate al verde a Palermo sono di tutto rispetto. Sulla carta, tra Reset e dipartimento del verde, vi sono 900 addetti. Una forza numericamente possente. Si pensi che a Parigi, città grande molte volte Palermo e con una cura maniacale dei loro parchi e giardini, vi sono tremila addetti. Ma deve cambiare radicalmente l’organizzazione. I dipendenti sono spostati in continuazione, sovradimensionati presso alcune aree, con pochissimi o nessun addetto presso le altre. Risultato, il disastro.
Per la cura ordinaria del verde serve una comune cura del buon padre di famiglia, la dotazione puntuale degli addetti dei piccoli attrezzi di lavoro, un luogo vicino dove riporre le attrezzature e un coinvolgimento massiccio dei cittadini nella vigilanza e interazione con la manutenzione.
Ma la città deve estendere il suo verde godibile. Vi è una grande cintura di piccoli parchi di quartiere che con le forze in dotazione al Comune può essere aperta in breve tempo.
Per la RAP il discorso è più complesso. Questa azienda va ripensata nel profondo. Ma linea guida è sempre la stessa: agisce nell’interesse di cittadini o si muove per dinamiche autonome? C’è stato pure un tempo, molto lontano, in cui Palermo aveva strade pulite, dobbiamo tornare allo spirito di collaborazione tra cittadini e operatori. La differenziata che non parte è un enorme spreco di ricchezza altrimenti possibile. Far partire solo una piccola area della differenziata, e non tutta l’area, è la uno dei fallimenti dell’amministrazione uscente.
Un grande grazie ad Aldo Penna per essere intervenuto su nostra richiesta. Nel dibattito sul futuro di Palermo, chiunque vinca, è fondamentale la ricerca di soluzioni reali a grandi problemi di Palermo. Le proposte di Aldo Penna rappresentano un contributo essenziale del quale si dovrà tenere conto, qualsiasi sia il risultato alle prossime elezioni.
In copertina, Capo Gallo visto da Monte Pellegrino. Foto di Marco Landolina.