di Gabriele Bonafede
Al quarto anniversario dalla dolorosa dipartita di Franco Scaldati, uno dei più grandi poeti palermitani del teatro contemporaneo, è già colpevole oblio da parte delle istituzioni di Palermo. Nessuna celebrazione e nessun commento realmente visibile, nulla.
Ma, per fortuna, la semenza di poesia e arte, sparsa dall’artista, è più forte. E rivive in una serata eccezionale al TMO (il Teatro Mediterraneo Occupato) dove una sincera ed emozionante commemorazione ha avuto luogo ieri sera, in contrasto alla vicina e rumorosa sarabanda della “fiera” dell’oblio: quella di una campagna elettorale con risicata memoria.
Grazie al TMO, Scaldati è riuscito nel miracolo di radunare donne e uomini di teatro diversi tra loro: anime differenti di un teatro palermitano che dimostra d’essere ancora vivo e, soprattutto, vero. Come vera è la semina di Franco Scaldati attraverso la sua poesia e il suo epico teatro popolare. Quello della sconfitta che si fa vittoria nell’elevare a poesia le provocazioni da strada in una città corrosa e mutevole: dall’angolo più essenziale della civiltà mediterranea e “occidentalis”. Karma di un popolo obliterato, “Il Sarto” è tornato a vivere.
In un’Italia che oggi celebra la Repubblica dimenticandone a volte i valori, che sembra ormai aver abbandonato il seme della cultura quale è la poesia, succede dunque che la migliore commemorazione possibile di un artista basilare ha ugualmente luogo e successo. Forse è questa la commemorazione che avrebbe prediletto lo stesso Franco Scaldati, poeta della vita, da quattro anni a questa parte. Da quel primo di giugno del 2013 nel quale ha lasciato la terra per raggiungere la sua Illuminata ce ne sono state altre, ma al TMO c’è stato qualcosa in più.
Insieme a un nutrito pubblico, artisti del cinema e del teatro, critici e scrittori, autori e giovani attrici e attori con approcci e modi distinti tra loro, si sono dati il cambio in una vera e propria “veglia d’arte” dal titolo “Poeta è chi pedala. Omaggio a Franco Scaldati e Gaspare Cucinella”.
Una “guardia d’onore” che non poteva essere più adatta e riuscita all’occasione: Luigi Rausa, Alessio Barone, Serena Barone, Matteo Bavera, Umberto Cantone, Claudio Collovà, Giuseppe Cusimano, Aurora Falcone, Mariangela Glorioso, Melino Imparato, Alberto Lanzafame, Alessandra Leone, Valeria Sara Lo Bue, Fabio Lo Meo, Giuseppe Massa, Antonella Sampino e Guido Valdini. E, naturalmente, Franco Maresco, fisicamente non presente ma fondamentale nel proporre il suo ricordo in audio e in video.
Di Franco Maresco, oltre al puntuale e giocoso ricordo, è anche la denuncia sul poco impegno delle istituzioni nel far fiorire adeguatamente la semenza artistica del “Sarto”. Ricordando, nel suo stile franco e privo d’inibizioni, che è passato già un tempo eccessivo per intitolare il ridotto del teatro stabile di Palermo (la sala Strehler del Biondo) a Franco Scaldati. E ponendo domande sul futuro artistico dell’eredità-Scaldati nel panorama culturale italiano: non museificazione, ma nemmeno edulcorazione o morte “manieristica” da parte dell’accademia, auspica il regista. Tesi ripresa anche da Umberto Cantone che ha composto in un unico testo alcuni frammenti inediti.
In effetti non ci sono rappresentanti dell’amministrazione cittadina che pure avrebbero potuto, all’ultimo istante, recarsi al TMO per lo meno per essere presenti. Ma, dopotutto, è stato meglio così: la commemorazione che lo stesso Scaldati avrebbe probabilmente preferito in un posto simbolicamente e concretamente adatto al suo teatro.
Lette da attori, registi e critici le sue poesie, suoi scritti di teatro e più. Testi tra i più disparati e scelti con gli occhi del teatro: sempre di grande ispirazione, sia in italiano che in palermitano. Assaporati alcuni dei passi più belli del “Pozzo dei Pazzi” con i giovani attori del TMO: Fabio Lo Meo, Alberto Lanzafame, Giuseppe Cusimano , Luigi Rausa e Alessio Barone. Scoprendo così che giovani talenti possono proporre con successo un futuro teatro-Scaldati a Palermo, in Italia e in Europa.
Ritrovati e riletti, dal gigantesco archivio dell’Associazione Lumpen di Maresco, alcune riprese con Franco Scaldati insieme all’anima più intima del suo teatro, del suo cinema e della sua poesia: Gaspare Cucinella.
Così, anche Cucinella è stato commemorato in uno spettacolo a tante voci che ne ha riportato in vita momenti tanto semplici quanto mitici, nel loro sondare il racconto di vita dal un margine estremo posto al centro della civiltà occidentale: Palermo.
Puntuali e trascinanti, come sempre, le interpretazioni di Melino Imparato che raccoglie, da tempo, l’eredità artistica e attoriale di Scaldati nella forma e nella sostanza più pura e consimile.
La cosa più bella di questa serata è stata la semplice raccolta di emozioni comuni caricate a semina d’arte, grazie alla poesia di Franco Scaldati. Ritrovandosi, presente anche la moglie dell’artista, in un coro di voci felicemente trasportate dalle luci di un sogno: nella speranza che sia pienamente proiettato nel futuro del teatro italiano ed europeo. E se questo succederà a partire dal TMO di Palermo, meglio ancora.