di Gabriele Bonafede
Mimmo Cuticchio lo ha meditato e poi realizzato da qualche tempo: lui Genio e Aladino di tutti i colori. In una carismatica rappresentazione che porta a scoprire la spina dorsale dell’arte dei pupi. Quella che si trasforma da arte popolare a proposta di cultura, rafforzando la presenza di un’idea di contaminazione creativa e vincente tra diverse tradizioni mediterranee.
Con semplicità rivolta soprattutto ai bambini, lo spettacolo Aladino di tutti i colori, ha aperto la prima serata della Macchina dei Sogni 2017. E ha semplicemente incantato il pubblico di tutte le età, accorso numeroso e giocoso come sempre quando Cuticchio propone.
Una delle favole più conosciute delle Mille e una notte, Aladino e la lampada meravigliosa è adattato da Cuticchio con l’utilizzo di attori reali insieme ai pupi: lui stesso nel ruolo del Genio della lampada e Yousif Latif Yaralla nel ruolo del mago, ma anche del narratore. Non è certo la prima volta che Cuticchio realizza un’opera teatrale con pupi e attori in carne e ossa, ma il suo Aladino di tutti i colori ha una serie di connotazioni particolari che ne fanno una pièce di teatro, principalmente dedicata ai bambini, di straordinario pregio comunicativo, evocativo e culturale.
Cuticchio adatta la fiaba alla rappresentazione per burattini e attori reali in maniera integrata, con il mago che esiste sia come pupo che come personaggio narrante reale e il Genio che entra in scena in quanto personaggio e puparo al tempo stesso.
Mantiene così la purezza dello spettacolo per bambini arricchendolo su vari piani narrativi e di percezione: fruibile per grandi e bambini con la naïveté apparente insita nei pupi siciliani che diventa così arricchimento del testo e dei significati.
Incrocia i rapporti dialoganti con le contaminazioni tra le due culture: tutti i personaggi popolari, dalle guardie del sultano ai portatori della principessa hanno una forte componente ironica, mantenendo la lingua dialettale, il palermitano, pur descrivendo una favola dai contenuti e i ritmi orientali.
Le maschere popolari di Virticchio e Nofrio fanno da portatori della principessa in legno e carattere, con l’ironia tutta palermitana sulla vacuità e prepotenza del potere terreno. Così come le semplici guardie.
Allo stesso modo nella commistione di elementi della tradizione di racconto popolare tra oriente e occidente, è magicamente realizzata dal narratore iracheno Yousif Latif Yaralla che guida il racconto e l’azione in tutti i passaggi fondamentali.
Ma la più straordinaria delle apparizioni è quella di Cuticchio stesso, traverstito da Genio, che amorevolmente si occupa del figlio-pupo Aladino: un bambino che rappresenta tutta la purezza dei bambini di qualsiasi sponda del Mediterraneo, come l’incerta essenza umana limitata dai propri difetti. Omaggio incantevole, stupendo, alle sofferenze e alla semplicità dell’infanzia che dagli adulti dovrebbe ricevere la considerazione più alta: un Genio-padre anziché potente burattinaio. Com’è, d’altronde, nella tradizione del racconto preso a prestito dalle Mille e un notte.
Mantiene dunque la promessa, Mimmo Cuticchio: “Ho scelto di riportare in scena ‘Aladino di tutti i colori’ pensando ai bambini del mondo, accarezzandoli virtualmente con una favola che parla di integrazione e convivenza. In linea con la progettualità di Palermo arabo-normanna, il progetto parte dalle suggestioni storiche della città, dal suo ruolo di crocevia delle culture del Mondo, per definire l’identità attuale e proporla come simbolo.”
È nato così uno spettacolo che può rappresentare al meglio la multiculturalità ricca e propositiva del Mediterraneo, rafforzata da uno sguardo di pace e collaborazione. Anche così è possibile costruire un futuro partendo dal cuore artistico di Palermo.
In copertina, Mimmo Cuticchio in scena vestito da Genio, con il pupo Aladino. Foto di Giusi Andolina.