di Laura Nobile
“Correre, saltare vivere”: si presenta come Trilly vestita di luce, e si rivolge a un ipotetico Peter pan. Ma appena entra in scena somiglia a uno scricciolo dalla voce dolce e incomprensibile, che presto trasformerà il suo richiamo in diavolo intrigante e in amante volitivo. È Giovanna Velardi, coreografa palermitana, cresciuta professionalmente in Francia, che nei giorni scorsi insieme a Simona Miraglia ha presentato in sala Strehler al Teatro Biondo “Brevi racconti tra un diavolo e un soldato”, ispirato a “Histoire du soldat” di Igor Stravinskij, con le scenografie video di Valeria Guarcini e le animazioni di Matteo Pirandello che richiamano ambientazioni fiabesche.
Manca la musica di Stravinskij così come il violino del diavolo di ispirazione goethiana, in questi “Brevi racconti” di teatro-danza. Ed emergono invece fluttuanti personaggi di Chagall, alberi semoventi e figure ritagliate dal mondo marino, almeno nella prima parte dello spettacolo. Che nasce, nelle intenzioni dell’autrice, come produzione per adulti e ragazzi.
Sì, perché è qui che la Velardi emana luce di fantasia, è personaggio magico che sussurra, insinua, promette sulle musiche come “La femme”, un’icona di Diano come “Sei bellissima”, ma anche “Bees & Tin Woodman Lament” da “Il mago di Oz”.
E poi, senza soluzione di continuità danza fasciata in un abito verde, con corna fluorescenti e grossi tacchi rossi nel camaleontico costume di Dora Argento che si confonde abilmente col fondale grazie anche alle luci di Danila Blasi.
Ed è sempre lei che fa da contraltare, in un gioco di specchi, (ed è al tempo stesso, gioco a svelarsi e nascondere) al soldato interpretato da Simona Miraglia, per questa rivisitazione dell’opera del 1918 del compositore russo, che l’aveva creata sul finire della Grande Guerra come opera da camera da ”leggere, recitare , danzare”. Un unico intreccio teatrale privo di canto basato su “Il soldato disertore e il diavolo“ e “Un soldato libera la principessa”, due fiabe popolari tratte dalla raccolta di Afanas’ev d’inizio Ottocento che si ricongiungono col mito di Faust.
Un “folle volo” quello della Velardi, per sparigliare le carte, in una danza che è già seduzione pura, in quel gioco con l’elastico col soldato che misura il palcoscenico, strisciando a terra su musica dixieland e jazz, ed è al tempo stesso richiamo e rifiuto (l’acme con “Sei bellissima”, qui ancora più struggente), canto delle Sirene ed estremo rifugio dell’anima alla malìa di fama, potere, ricchezze.
Una partita a carte che diventa isterico lancio di palline colorate, una dialettica di movimenti e input di sentimenti coreografici in cui Giovanna Velardi entra ed esce continuamente da sé, indecisa forse tra uno sfondo di incantesimi, voli di farfalle, i ficus millenari dei giardini storici palermitani, e un treno che corre via, in un immaginario che crescendo, uccide la fiaba e accartoccia l’anima: «Non volevo che vincesse il diavolo- dice –- ma il sogno, la grande favola, la fantasia ». Poi eccola di nuovo, in scena, piccola, fortissima, nel suo abito di luce ideato da Ketty Guercio. E ha già vinto la sua scommessa.
Il 26 maggio Giovanna Velardi danzerà al teatro Libero nella rassegna Presente futuro: il nuovo lavoro, è “Boussole” ideato da Lea Canu Ginoux, un lavoro concettuale e interdisciplinare che accosta, in tre partiture coreografiche, pratiche artistiche ad azioni pedagogiche.