di Gabriele Bonafede
Iperbolicamente circolare, lo spettacolo di Andrea Adriatico ed Eva Robin’s Delirio di una TRANS populista al TMO (Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo), affascina e diverte, stronca e ribalta, gioca e condanna, provoca e avverte.
Elaborando gli stupendi testi creati dal premio Nobel 2004 Elfriede Jelinek, pregni di ossimoro storico e contemporaneo, Andrea Adriatico consegna alla strabordante Eva Robin’s una macchina del tempo dove galoppa tutta la folle ipnosi della trasformazione da “democrazia” a imposizione.
Siamo molti, siamo tutto, gli altri non sono che la maggioranza: per la “dittatrice Trans”, la trasformazione è tanto palese quanto invisibile. Anche perché “a nessuno viene veramente in mente di ribellarsi, un’impresa senza speranze, perlopiù diciamo qualcosa di molto semplice, da grandi altezze però suona diversamente…”
“Vota Trans!”, dunque. Con forcone o senza, oppure con ginnastica e mise da burlesca quanto ibrida icona nazionale della giovinezza.
Qui è il tutto perché è il contrario di tutto: ovvero, il populismo. Brechtiani i testi e l’approccio, come da “stile elaborato” della Jelinek, il rimando dal germanico all’italico tempo passato del futuro è futuristicamente rimarcato dalle scritte sui muri: in stampato carattere mussoliniano. Noi, come “a noi” e il “credere” (e obbedire), per assioma, troneggiano sul wall come sul wallpaper da computer. Così come la dittatrice troneggia sulla balla di fieno incorporata a tranello d’epopea ginnica e rurale.
La voce manda istruzioni, scuola politica del manipolo e della centuria, ed è sempre rimandata ad uso della transdittatrice dal fascino nazicomunista. Impervi, passato e futuro si fondono in colore dadaista, ché la poesia rimane casualmente allucinata dietro la scena, mentre quella terrena si sgrana e si autocelebra in ballo-disco condito dai selfie del presente.
Torna in mente il perduto moto delle stroncate libertà: nella Berlino anni ’20 del XX secolo, in uno scorcio pauroso d’anni ’10 del XXI.
Ribellandosi all’uniforme? Forse. Ma per rimanerne intrappolati. A meno di liberarsene… Uniforme da figlie della lupa e piccole italiane che braccano l’epopea femminile di un mondo senza eccezioni.
Ma l’eccezione è là dove meno te lo aspetti, e potrebbe conquistare il mondo o per lo meno fuggire o scomparire. Lo si capisce anche nel finale, laddove ci si rechi attenti a teatro fino all’ultimo muoversi dello show.
Critica al populismo, ma ancor più al totalitarismo, i testi della Jelinek volano dunque a forcone come a falce, a tacco a spillo come a parrucca. Catartico e cassandrico, off-limits e on-limits, il nucleo del tutto può portare al suo stesso nocciolo: cioè il nulla del vuoto populista avviluppato a ipnosi dello slogan filosofico.
A Palermo, non può essere più azzeccato l’ambiente teatrale e la scena per Delirio di una TRANS populista. Il TMO, Teatro Mediterraneo Occupato, è la manifestazione in Conca d’Oro dell’”off”dal seme a terra grata. In cemento e ferro, si capisce.
Teatro-off, dunque, che laggiù è spesso il miglior teatro. Laggiù, in fondo a quella via che poco dopo porterà a Via Castellana Bandiera nella Palermo postindustriale abbandonata alla luce di se stessa. Siamo nell’ex-Fiera del Mediterraneo, Cattedrale vuota di un vuoto che esiste per essere riempito dal raccolto più raro e dunque più caro, perché senza prezzo.
Chiaroscurato e immenso, lo spazio del TMO ti accoglie con la sensazione che dal nulla possa spuntare Fo come Strehler, Lunari come Rossi, De Filippo come Bene. Densa l’atmosfera di sperimentazione, si dipana all’interno di un’architettura del post post-industriale ulteriormente postindstrializzata.
Da qualche tempo esiste anche la scuola di teatro del TMO. E ci incontri, quale docente fondamentale, uno dei più certi e raffinati teatranti palermitani, Claudio Collovà.
Quel posto, quel prima e dopo, quella scena tanto concretamente urbana quanto fantasticamente teorica, danno la netta percezione d’esser già luogo da non perdere. Persino senza uno spettacolo da vedere. Assolutamente, con uno spettacolo del “tutto assoluto” da non perdere.
Il TMO – Teatro Mediterraneo Occupato
presenta
Delirio di una TRANS populista, Un pezzo dedicato a Elfriede Jelinek
di Andrea Adriatico, con Eva Robin’s Official, e Saverio Peschechera, Alberto Sarti, Stefano Toffanin
suono, scene e costumi Andrea Barberini, cura Daniela Cotti, Saverio Peschechera, Giovanni Santecchia, Alberto Sarti, grafica Albertina Lipari De Fonseca, grazie a Anna Amadori, Stefano Casi, Giulio Maria Corbelli, Elena Di Gioia, PerAspera Festival
una produzione Teatri di vita in collaborazione con Festival Focus Jelinek e il sostegno di Comune di Bologna Iperbole Rete Civica, Regione Emilia-Romagna, MiBACT
a Marcella di Folco
Andrea Adriatico ha dedicato un trittico alla scrittura densa e politica di Elfriede Jelinek, la scrittrice austriaca premio Nobel per la letteratura nel 2004. Delirio di una trans populista è il delirante comizio di addio di un populista alle folle di adoranti seguaci, attraverso le parole del leader austriaco Jörg Haider riprese da Elfriede Jelinek. Parole che invocano la purezza della Nazione e l’assimilazione degli individui in una massa compatta. Nello spettacolo di Adriatico, il leader è nientemeno che una transessuale, con il corpo e la voce di Eva Robin’s, che arringa folle sparute di ardenti fanciulle barbute, durante le loro esercitazioni ginnico-militari, pronte a immolarsi per la causa.
Un ribaltamento estroso e illuminante, che trasforma il popolo omologato in una banda di drag queen scatenate. “VOTA TRANS” diventa così il nuovo slogan di una politica grottesca che riesuma antichi sogni totalitari “perché tutti siano davvero tutti”. Un “pezzo” teatrale, Ein Stück, lanciato come il frammento di un discorso, amoroso e rabbioso al tempo stesso, verso il presente. Una rilettura straniante per accarezzare il mondo logorroico della scrittrice austriaca e per sondare il mondo macerato in cui agiscono i fantasmi, fin troppo realistici, dell’orrore quotidiano in cui viviamo. In una visione al contempo politica e psicologica, ludicamente camp e vertiginosamente tragica, dei nostri ingloriosi anni.
Andrea Adriatico compone partiture della parola e dello spazio, facendo base nella “casa” bolognese di Teatri di vita creata nel 1993: spettacoli che spesso incontrano drammaturgie dense come quelle di Bernard-Marie Koltès, Pier Paolo Pasolini, Samuel Beckett, Copi, Elfriede Jelinek, interlocutori privilegiati di un modo autorale di creare concerti di corpi e voci, attraversando con i suoi lavori numerosi festival dalla Biennale Teatro al Festival Orizzonti, dallo Short Theatre a Santarcangelo. Al cinema racconta rimozioni intime (nei film drammatici Il vento, di sera; All’amore assente) e pubbliche (nei documentari +o- il sesso confuso. Racconti di mondi nell’era aids, e Torri, checche e tortellini), presentate e premiate in festival internazionali.
ingresso con contributo: 7€
info e prenotazioni: info@tmopalermo.it
Delirio di una trans populista, un pezzo dedicato a Elfriede Jelinek di Andrea Adriatico con Eva Robin’s a maggio in tour. Ecco il calendario:
▸ 12 maggio, LIFE festival, Teatro Della Tosse, Genova
▸ 16-17 maggio, Teatro delle Saline – Akròama, Cagliari
▸ 19-21 maggio, Teatro Mediterraneo Occupato, Palermo
▸ 25-26 maggio, Carrozzerie_n.o.t, Roma
P.S. Sincere scuse per la bassa qualità delle mie “foto di scena” nel testo dell’articolo: spaventosamente improvvisate. Eppure sta nel mood della serata. Le altre foto (quelle buone) sono tratte dalle pagine Facebook degli artisti e delle relative compagnie teatrali e del TMO .