di Gabriele Bonafede
Ancora una volta Fabrizio Ferrandelli pone l’accento su una candidatura di peso e di larghe vedute a Sindaco della quinta città d’Italia. In occasione del grande risultato di Emmanuel Macron nel primo turno delle Presidenziali in Francia, Ferrandelli pubblica una sua frase e una dell’emergente politico che ha tutte le carte per diventare il prossimo Presidente della Repubblica Francese:
“A chi si unisce a me non chiedo da dove viene”. Sono la parole di Macron che in Francia ha unito le forze di destra e sinistra per combattere il populismo della Le Pen. “La stessa frase che ripeto da anni, da quando nel 2015 ho fondato il movimento dei Coraggiosi. Il primo punto del decalogo recita infatti “non mi importa da dove vieni ma dove vuoi andare”.
Ferrandelli ribadisce così che, aldilà dei partiti che lo sostengono a Palermo, la sua è una candidatura di programma politico ma anche di nuova politica, molto simile a quella di Macron in Francia: quella che va aldilà degli “schieramenti tradizionali”.
Una candidatura che ha altre similitudini con quella di Macron e incentrata sulle proposte strategiche, programmatiche e pratiche, in maniera organica.
“A Palermo, come in Francia, stiamo portando avanti un modello che supera gli schemi tradizionali di destra e sinistra. Un modello che va oltre gli schieramenti e offre interessanti spunti di discussione sulle priorità dell’agenda politica. Noi pensiamo al futuro della nostra città. È il momento di nuove composizioni in politica per dare risposte certe ai temi del territorio e alle questioni che riguardano ad esempio povertà e disoccupazione. Abbiamo scritto un programma insieme a migliaia di palermitani. Chiunque voglia portare avanti le nostre idee e i nostri progetti – conclude Ferrandelli – è il benvenuto”
Non a caso, a Palermo, Ferrandelli sta sviluppando un dialogo con la cittadinanza su temi e settori interdipendenti tra loro, per rilanciare Palermo e con una squadra di governo della città che si forma su basi di competenza. A proposito dell’incontro di sabato scorso sul tema della scuola, dice: “Oggi parliamo di scuola e infanzia con Rosi Pennino, assessore designato alle Politiche sociali, Pino Fricano, esperto in efficientamento energetico, Mimmo Giubilaro, esperto in programmazione e progettazione dei fondi comunitari, Domenico Di Fatta, dirigente scolastico, Emiliano Scafidi Abate, esperto in politiche attive del lavoro, e Salvatore Palumbo, vice presidente Fism”.
Nell’incontro si è parlato di politiche adatte a far rendere vivibile ed efficiente la scuola soprattutto nelle periferie urbane di Palermo: laddove è ancora più fondamentale lavorare per preparare un futuro democratico e di sapere, di valori civici e di lotta alla mafia e alla criminalità. Il candidato a sindaco di Palermo sintetizza così: “Le scuole devono essere fari accesi sul quartiere, devono essere aperte tutto il giorno e diventare centri di aggregazione fisici per le famiglie del territorio. Solo se ci alleiamo con la scuola possiamo salvare i giovani e intere generazioni.”
Ma ciò che distingue la candidatura di Ferrandelli dalle altre è la posizione di novità rispetto al panorama politico locale e continetnale. Lavorando quindi nel contesto di in una visione strategica che, non a caso, ha dimensioni europee. Non c’è infatti a Palermo un’altra candidatura come questa, ed è persino drammatico constatarlo. Altre candidature sembrano solo ripetere stanchi slogan “alternativisti” e un poco avventuristici, oppure sembrano riferite a questo o quel singolo (e spesso piccolo) problema, avulso da tutti gli altri.
Ribadendo un legame ideale con la candidatura di Macron in Francia, Ferrandelli si pone invece su un piano molto più ampio. E cioè quello di comporre un programma di Palermo, con le risorse politiche e personali locali come sono oggi (che piaccia o no), rivolto a una prospettiva di crescita e di ottimismo. E soprattutto rivolta alla ricostruzione di Palermo in ambito europeo senza avventurarsi in soluzioni populistiche e dal futuro quanto meno preoccupante.
Come detto in altre occasioni, è un percorso faticoso. Impostato sulla ricerca d’esperienza in quanto crescita e coinvolgimento di competenze e idee.
Tuttavia, molti palermitani con un passato di contrapposizioni a Forza Italia o altre forze moderate, storcono il naso. Perché Ferrandelli ha accettato il sostegno di Miccichè anche con il simbolo. È un percorso coerente? Legittimo chiedersi anche questo. Ma ci si deve chiedere anche quale è la coerenza, ad esempio, di Orlando che della Dc ne era la punta di lancia a Palermo e ha governato la città per lunghi decenni. O, ancora più marcatamente, quale è la coerenza della destra nazionalista di Fratelli d’Italia che si allea con i padani separatisti di Salvini, veloci a tornare sui loro passi con operazioni poco credibili di “meridionalismo” di facciata e dell’ultima ora.
Per non parlare della eventuale coerenza e la sedicente serietà dei Cinque Stelle che imbarcano di tutto di più, dichiaratamente, per rimanere poi, di fatto, soggetti dominati da un capo assoluto come Beppe Grillo, portando avanti una pseudo-politica da comici-TV infarcita delle assurdità e incoerenze più palesi devastanti.
Ferrandelli e Macron, in effetti, sono molto simili. E non solo per l’età (36 anni il palermitano, 39 il francese) e alcune frasi da battaglia politica. Lo sono soprattutto nella loro forza e nella loro debolezza: quella di un punto di vista senza slogan puramente politici al centro del progetto e che si proietti in un futuro credibile, locale, nazionale e continentale e basato su conoscenze e non su supposizioni fantasiose. Per far questo, è necessario ribaltare le vecchie logiche d’appartenenza e pensare in grande, pensare con larghe vedute, proporre progetti e soluzioni credibili.
Hanno ambedue possibilità di successo laddove scardineranno un sistema di slogan e bufale messo in atto da chi vorrebbe abbattere la democrazia e innalzare uomini soli al potere.
Ferrandelli propone qualcosa di più partecipativo e punta a un ampio percorso europeo che forse avrà successo. Paragonandosi a chi è a un passo dal diventare il leader di una delle nazioni fondanti nella storia della democrazia occidentale, quale è la Francia, ribadisce un disegno politico che andrebbe ben aldilà di una semplice candidatura a Sindaco.
E ciò che più colpisce, è il fatto di accettare la sfida con tutte la ricchezza e la “debolezza” di un sostegno ampio.