di Giovanni Rosciglione
S’appresta la deprimente stagione degli #anniversari. O, se vogliamo, gli anniversari di Primavera.
Deprimente. Nonostante le jacarande in fiore e il profumo di zagara, già sparso a profusione alle latitudini palermitane.
Deprimente. Perché diventano passerelle retoriche e mielose di persone che spessissimo rappresentano valori e caratteristiche opposti all’Eroe o agli Eroi da commemorare.
Qui a Palermo cominceremo con il 25 Aprile, quando nel 1945 gli Alleati liberarono l’Italia, divenuto oggi palcoscenico di Candidati con facsimile, finti partigiani filonazisti, Studenti Antagonisti, Associazioni del tipo #nocervello.
Il 30 Aprile sarà la volta della lapide di via Turba in memoria di Pio La Torre assassinato dalla mafia e commemorato anche da chi con l’“Antimafia” ci campa.
Si avvicina il 23 maggio, quando all’Albero Falcone il pensiero verrà rivolto al magistrato eroe, allestendo sontuosi palchi sui quali si darà la parola anche a mediocri comici di Striscia la Notizia. O peggio, come avvenne una decina di anni fa, si fanno esibire una ventina di ragazzine dello Zen in tutù bianco nella imbarazzante coreografia del Titanic con Brad Pitt.
Il ciclo, triste, si chiude nel canicolare 19 luglio. Che ricorda la strage di via D’Amelio in cui fu squartato il “nostro” Paolo Borsellino con la sua scorta. Lì, nell’agitare maoista di Agende Rosse e nella parata di Scorte Civiche, è facile imbattersi in molti dei personaggi che popolano il talk show politici e che, per spiegare la #trattativa, trattano affettuosamente i complici della strage.
Io, da anni, non ci vado più.
In quelle date, in ore antelucane, faccio un silenzioso salto sulle scene dei fatti. E, non visto, depongo un fiore. Perché per me, come per tutte le persone normali e oneste, quelli sono anche i miei eroi.