di Laura Nobile
Due donne trafitte dal dolore dell’abbandono, dalla solitudine, dalla follia d’amore. Ecco cosa accomuna, per la regista Emma Dante, Santuzza di “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni e la protagonista della “tragédie lyrique “La voix humaine” composta da Francis Poulenc nel 1958, dalla pièce omonima di Cocteau, nel dittico applaudito in prima assoluta, e sold-out tutte le sere al teatro Comunale di Bologna dove resterà in scena fino al 18 aprile, con la direzione musicale di Michele Mariotti.
Anna Caterina Antonacci è la femme, protagonista della tragedia in un atto di Poulenc, mentre Carmen Topciu è Santuzza, affiancata da Marco Berti e Gezim Myshketa rispettivamente nei panni di Turiddu e Alfio nel melodramma ispirato all’omonima novella di Giovanni Verga. Completano il cast Anastasia Boldyreva nel ruolo di Lola,e Claudia Manchi in quello di Mamma Lucia.
«Il dittico racconta la storia di due donne – dice Emma Dante, che a luglio al Festival di Spoleto rappresenterà una favola del Basile dal titolo La scortecata – una è una borghese abbandonata dall’amante al telefono, in un monologo che diventa una lunga litania. L’altra è la donna di un paese dell’entroterra siciliano, disonorata dal suo uomo che fa la corte a un’altra, in una Sicilia oleografica, da cartolina, un souvenir che non esiste più. Per questo abbiamo lavorato sul colore bianco per la tragedia lirica di Poulenc, che rimanda a una stanza d’ospedale dove la femme è ricoverata dopo aver tentato il suicidio: lei sente delle voci, ma forse queste esistono solo nella sua immaginazione e chi le sta attorno cerca di calmarle con dei sedativi. E sul nero per l’ambientazione pasquale di “Cavalleria” , in cui predomina invece il senso profondo del lutto e gli attori sospingono in scena degli elementi mobili che di volta in volta rappresentano le varie ambientazioni del melodramma».
L’allestimento scenico è curato dai rodatissimi collaboratori di Emma Dante, ovvero Carmine Maringola per le scene e Manuela Lo Sicco per i movimenti coreografici.
A svelare i meccanismi delle scene, il gioco del contrasto bianco nero è Carmine Maringola: «Per La Voix humaine ho pensato a una stanza d’albergo lussuosa, arredata con letti bianchi che via via vengono smontati, eliminati e la percezione è quella di essere catapultati in una stanza d’ospedale – racconta Maringola – dove la protagonista è ingabbiata, prigioniera, come se le pareti diventassero quelle di un manicomio, e la costringessero in un luogo di contenzione, spingendola sempre di più sulla linea del proscenio».
A proposito di “Cavalleria” l’intento era quello di rievocare il periodo che precede il giorno della Resurrezione.
«A Palermo, ad esempio, durante i giorni dei Misteri c’è il rito di coprire gli altari delle chiese col tulle nero – continua l’attore-scenografo – e qui abbiamo creato una quinta nera, come se tutto il teatro fosse bardato a lutto, e strutturato in elementi componibili: la piazza, la chiesa, e la scalinata, che di volta in volta restituiscono tutte le ambientazioni del dramma. E per la processione mi sono ispirato a quella di Enna “Lu Signuri di li fasci”, dove ognuno trasporta un fascio bianco che affidiamo al Coro».
Aggiunge Manuela Lo Sicco: «E’ stato molto bello dare vita a movimenti così contrastanti per i due lavor i- racconta l’attrice e regista, in scena fino a qualche giorno fa con “Boxe” al teatro Biondo, che firma con Sabino Civilleri – scatti nervosi, elettrizzanti, per i cavalli di Alfio interpretati da quattro ragazze col pennacchio e una passionalità poetica, per il tango de “La voix Humaine”».
Lo spettacolo sarà in onda il 25 maggio su Rai 5, e in data da definire su Radio 3.