di Gabriele Bonafede
Nella lettera che spiegava il perché delle sue dimissioni dai Cinque Stelle (testo integrale pubblicato da Maredolce qui), Alì Listì Maman, aveva palesato, sia pure tra le righe, una motivazione tra le motivazioni. In particolare nel passaggio “Non voglio entrare nel merito, in questo mio particolare momento di dispiacere, degli episodi e dei particolari accaduti che mi hanno fatto maturare il dissenso che con dolore sto manifestando…”
Non era espressamente detto che si trattasse di razzismo. Né la frase è, a tutt’oggi, riferibile a un eventuale razzismo all’interno del Movimento Cinque Stelle a Palermo. A meno di conferme o smentite da parte dell’interessato.
Va però ricordato che le proposte di vari esponenti nazionali e locali della politica italiana, compreso il Movimento 5 Stelle, siano contro l’arrivo di nuovi immigrati dicendo che “sono troppi”. E a farne una delle politiche più volte ribadite, se non centrali. Forse ce lo siamo dimenticati ed è utile ripercorrere il passato, anche recente, su questo punto.
A tal proposito, tra i tanti, è utile leggere un articolo del Manifesto della scorsa estate e dal titolo eloquente “Cinque stelle di razza”, a firma Annamaria Rivera. Centrale un passaggio: “Dopo il successo elettorale pentastellato, è come se fosse stato rimosso il fatto che il discorso razzista sia una delle componenti costanti, se non fondative, dell’ideologia e della strategia grilline.”
Sta di fatto che, a poche ore dall’uscita dal Movimento Cinque Stelle, Alì Listì Maman è stato il bersaglio di pesanti insulti razzisti. L’Huffington Post versione italiana, tra i primi ne ha pubblicate alcune riportando la notizia dall’AdnKronos . Poi la notizia è arrivata anche su Repubblica-Palermo e altri media.
Si tratta di commenti e invettive di stampo chiaramente razzista e violento: “Mettiti sopra un barcone, tu e i tuoi connazionali e andatevi a riprendere il vostro, invece di scappare come topi”, “Vai a combattere nel tuo paese e non venire a rompere i co..ni nel nostro” e così via. Oppure: “Non credo neppure a una parola di quello che ha detto e scritto, chissà perché è stato emarginato”.
Espressioni delle quali, purtroppo, è pieno il web. E tipiche di chi si accoda alle posizioni di determinati partiti e movimenti che di fatto fomentano il razzismo, o per lo meno non lo condannano espressamente. Dunque in aperto contrasto con la Costituzione italiana che però dicono di aver “difeso” nel recente referendum istituzionale.
Per fortuna sono molto più numerosi i commenti di sostegno alla scelta di Alì Listì Maman. L’Italia ha ancora qualche speranza di non tornare ai “sovranisti” e ai “fasti” di nazifascista memoria. E alle sue tragiche guerre nate dal protezionismo accoppiato al razzismo.