di Gabriele Bonafede
Il teatro di Franco Scaldati è tornato al Biondo di Palermo con la nuova messa in scena di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, protagonisti e registi di Assassina, dal 29 marzo al 2 aprile in Sala Strehler. Assassina è uno dei testi di Scaldati che più lo identificano quale poeta dei vicoli di Palermo.
Quei vicoli dov’è casa una pasticedda con il nulla, un mazzo di fiori, un canto immaginario, un topo e una gallina. E dove la frase più semplice è già poesia. “S’avissi u focu, u pignateddu e u sali, mi facissi na bedda pasticedda, s’avissi a pasta” (Se avessi il fuoco una pentola e il sale mi farei una bella pasta, se avessi la pasta), si diceva una volta a Palermo.
Ma Scaldati è di più: non si troverà questa frase in Assassina, ma tutta la scena del teatro reale e immaginario, del paradossale, che c’è intorno.
La casa di Scaldati rimane sospesa tra realtà e cielo, come tutte le sue avventure. Vere o fantastiche che siano, prendono linfa dall’assurdità congenita di Palermo dove il mondo è troppo stretto perché sia casa di tutti. Eppure lo è. Tema attuale, perché la propria casa è un fatto d’ospitalità.
Per l’allestimento Vetrano e Randisi hanno deciso di avvalersi della collaborazione dei Fratelli Mancuso, straordinario duo originario della provincia di Caltanissetta, che raccoglie la sfida in una regia particolarmente densa di soprese. Se Scaldati è poetico anche nelle singole, intime, parole in vernacolare (palermitano stretto), questa versione di Assassina cerca di divulgare Scaldati anche laddove il palermitano non è conosciuto.
Così da riportare Scaldati con la sua stessa voce e allo stesso tempo con una interpretazione rielaborata, cogliendone una dimensione più ampia. Giunta oggi all’ultima replica proprio a Palermo, questa rappresentazione ha divulgato ancora di più l’autore palermitano anche nel resto d’Italia.
Anche perché è prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione che lo ha proposto con successo in tante tappe italiane di una tournée che si conclude proprio oggi al Biondo.
Le scene dello spettacolo, di Mela Dell’Erba, colgono l’assetto creativo di un testo particolarmente radicato nella cornice di una Palermo primaria. Emanandone l’intenso colore, tanto materico quanto immaginario, insieme alle luci di Max Mugnai.
Assassina è anche un gioco nella vicenda, più che nel teatro, dell’assurdo. Rivelando allo spettatore la possibilità di trovare soluzioni e supposizioni in tutta libertà. Da vedere e da cercare, su spera in porssime riproposizioni, non solo per godere del Teatro, ma anche per fagocitare un’anima creativa pure nello spettatore.