Il regista catanese debutta con un testo nel quale il delirio è esistenziale
di Gilda Sciortino
Nubendi ovvero come sposare tante umanità, ognuna pronta e disposta a mettersi nei panni dell’altra.
Debutta alle 21 di venerdì 7 aprile al Piccolo Teatro della Città di Catania, l’omonimo spettacolo scritto e diretto da Nino Romeo, drammaturgo, regista e attore siciliano, la cui opera è da tempo oggetto di studio e argomento di saggi critici da parte di numerosi docenti di storia dello spettacolo, di letteratura, di linguistica e glottologia.
Una novità per il regista etneo, che sceglie come ambientazione un caffè d’epoca, la migliore pasticceria della città, per fare incontrare i destini di Tilla (Graziana Maniscalco), estetista specializzata in trattamento dei defunti, e Tello (Angelo Tosto), pittore rinomato e ricercato perché capace di ritrarre gli ultimi istanti di vita. Inevitabile la reciproca promessa di matrimonio.
Scoprono, poi, di avere relazioni antiche con Varo e Vira (Nicola Costa e Ludovica Calabrese), i camerieri che li servono, anche loro futuri sposi. Nel caffè, infine, fanno ingresso due giovani (Valeria La Bua e Pietro Cucuzza): lei aspetta un figlio e stanno per convolare a nozze. I patti che le prime due coppie stringeranno reciprocamente, però, saranno sconvolti dalla determinazione dei due giovani. E non ci sarà ritorno.
«Ciascuno dei quattro tipi di esseri umani che si affrontano e si confrontano in Nubendi – scrive lo stesso regista – è portatore di un proprio delirio, ma delirio etimologicamente inteso: andare oltre la lira, il solco dei latini: oltrepassare, dunque, il consueto, la normalità. È un delirio esistenziale, non patologico, quello che mi interessa esporre sulla scena; quello a cui consentire, urgentemente, rappresentazione. Il delirio di Tilla è il tempo, quello di Tello, lo spazio. Il comando è il delirio di Varo, il linguaggio il delirio di Vira».
E, quando avventori e camerieri si scambieranno gli abiti assumendo ciascuno il ruolo dell’altro, sembrerà che i deliri si ricompongano, che trovino il punto comune di convergenza, proposto dal servitore Varo che si erge a ideologo e mentore di un nuovo sistema di potere: l’intercambiabilità dei ruoli.
«La stesura di Nubendi mi ha impegnato per anni – aggiunge Romeo – anche per questo mi è caro. E al mio delirio d’autore, che torna per anni sulle stesse pagine, ho voluto allineare il mio delirio di regista. Li ho voluti trasferire tutti sulla scena: con levità, senza frivolezze; con congruenza, senza l’assillo della coerenza; chiedendo agli attori naturalezza, senza naturalismi».
I costumi sono di Rosy Bellomia, la consulenza musicale di Ennio Nicolosi, assistente alla regia Elena Di Grandi, produzione Gruppo Iarba/Gria Teatro. Lo spettacolo andrà in scena alle 21 di sabato 8 e alle 17.30 di domenica 9 aprile.