di Giovanni Rosciglione
Ieri pomeriggio mi ha telefonato Carmelo Miceli, Segretario Provinciale di Palermo. Si è lamentato della durezza del mio pezzo di ieri su Maredolce sulla difficoltà di riprendere la tessera, mi ha spiegato che il lunedì è l’unico giorno di riposo dei non numerosi dipendenti del Partito e che mi aspettava nel pomeriggio in Federazione per l’iscrizione.
Posso mantenere alcune mie riserve sul percorso organizzativo, ma non sono tali da avermi impedito da correre a riscrivermi al PD (what else, se no?) e partecipare da cittadino ad una fase, che non mi sembra retorico definire drammaticamente storica.
L’avere beccato due autobus 101 all’andata e al ritorno, mi è sembrato un segno del destino: dovevo farlo!
Nei locali di via Bentivegna – affumati, confortevoli ed eleganti come un CAF di provincia – ho trovato altre persone giunte col mio stesso proposito. Persone normali, non truppe cammellate.
Quando poi ad accoglierti c’è il giovane Professore Enrico Napoli, dal profilo e dal portamento di un Duca Rinascimentale, o Valeria Militello, brillante docente di Fisica, capisci che hai fatto la cosa giusta.
Ho pensato a quelli che vanno a prendere la tessera da Nuti o Cancelleri e mi sono sentito un privilegiato.
È importante la tessera per me, perché resto convinto che, sì, la politica è cambiata e non può ritornare indietro, sì, l’informazione e la comunicazione sono rivoluzionate, ma per fare politica (cioè governare con un popolo) lo strumento partito resta necessario.
Riformato, ammodernato, ma necessario. (E questo è uno dei pochi errori di Matteo Renzi – soprattutto al Sud).
Come potrete vedere dalla foto, io sono un tesseromane. E sono di sinistra – nell’unico e giusto modo in cui lo si può oggi essere – e quindi continuo (anche criticamente, perché in un partito democratico e libero, si può) a sostenere il PD. E consiglio di farlo.
Nella foto mancano le mie prime due tessere PSI, a firma di Francesco De Martino, del 1966 e 67.
C’è quella del PSIUP del 1970 Vecchietti, quella del 1973 del PCI di Enrico Berlinguer, quella del 1985 di Alessandro Natta, quella PCI di Achille Occhetto e del 1991 dopo la Bolognina del PDS sempre di Occhetto, del PDS 1995 di Massimo D’Alema, di Walter Veltroni del 1989 DS, il 2002 la tessera è firmata dal reggente Folena, nel 2003 Piero Fassino, nel 2008 la prima tessera del PD con firma Walter Veltroni dopo il Lingotto, nel 2010 il PDITTA di Pier Luigi Bersani, Infine Matteo Renzi sino a ieri pomeriggio.
Ora, mentre mi appresto a chiudere il pezzo che leggerete, guardo la foto con le tessere e ho una fulminazione: sembra la tabella dell’antico gioco dell’oca.
E mi viene in mente che anche in questo gioco serio della Sinistra in Italia, gioco serio, drammatico anche per la governabilità del Paese, c’è qualche giocatore che da sempre preferisce truccare i dadi per andare sulla casella che ti fa ritornare indietro. Con lui.
Mi avete capito, amici ed amiche.
Io ritengo che sia giusto andare avanti. E che sia possibile.
Io ho la tessera del partito radicale ma siccome la regola è che la tessera radicale non esclude l’associazione ad altro partito che non sia in contrasto con il principi libertari, (Why not ?)non ho nulla in contrario a prendere la tessera del PD se non altro per dare forza in un momento così complicato.
Pur proveniente da altra cultura politica,condivido quanto date espresso.