di Antonio Calandriello
Ho letto, dopo la scontata sconfitta allo Juventus Stadium, attacchi alla professionalità dei calciatori del Palermo calcio. Che, secondo alcuni, sarebbero stati rei di aver perso senza combattere, senza mostrare gli attributi e senza aver mostrato un minimo di professionalità. In verità, rispetto alla disastrosa situazione del Palermo, io penso che forse proprio i calciatori siano i meno colpevoli.
Sono abbonato e seguo la squadra. Li vedo sempre impegnarsi. Se hanno limiti tecnici, psicologici e, soprattutto, se il Palermo non riesce a trovare una identità di squadra (difficile cambiando allenatore e modulo quasi settimanalmente) la colpa non è e non può essere solo loro, ma di una società in stato confusionale (o, più semplicemente, di una società che non ha soldi da investire) e di un ambiente che assolutamente non aiuta.
A Torino contro questa Juventus era impensabile vincere. Ed era difficile anche esprimersi bene. Nessuno c’è mai riuscito e non capisco perché bisognava pretendere che lo facesse questo Palermo, con i suoi acclarati limiti e con la sua classifica.
I giocatori sono questi dall’inizio della stagione. E dall’inizio della stagione sappiamo che molti di loro sono una scommessa e che la salvezza sarà durissima. Però cosa abbiamo fatto noi tifosi per accompagnare l’eventuale crescita dei molti giovani in squadra? Nulla. Ci sono state invece molte offese quotidiane.
Per molti tifosi o scende in campo una squadra vincente e piena di campioni o i giocatori sono “senza dignità”… E così succede che Hiljemark e Quaison siano insultati settimanalmente nei social e dagli spalti (soprattutto il primo, con l’epiteto di “biondino Ikea”). E che vengano ceduti per essere apprezzati e giocare stabilmente in altre squadre.
Succede che Balogh e Sallai, dei quali i cronisti di Sky parlano bene in termini di personalità e tecnica individuale pur essendo acerbi in quanto giovani, siano puntualmente oggetto di offese e scherno. Dimenticando la loro età e dimenticando che dietro di loro ci sono Embalo e Traikovski, anche loro due calciatori da lanciare con sostegno e invece a loro volta disprezzati quando in campo.
E scopri che tante squadre di serie A vogliono Goldaniga che però non rende quanto si vorrebbe nelle partite in rosanero. E da noi si spera che vada via.
Non parliamo del portiere, fin dall’estate considerato insufficiente e che invece salva più occasioni a partita. Non parliamo di Nestorovski che prima di fare il primo gol era già stato bollato quale inconsistente e ribattezzato da alcuni “scienziati del calcio” come “Neglioski”. Oggi è cercato da molte squadre ed ha già segnato nove reti in campionato e altre in nazionale, anche contro l’Italia.
Così viene il dubbio che sia l’ambiente che non vada: nove sconfitte a casa propria sono un segnale, non sono un caso. Un ambiente che pretende solo di vincere, di vedere in campo buon gioco e grandi giocatori, che non ha pazienza, né consente ai giovani di crescere.
Perché, sia chiaro, un miracolo come quello dell’Atalanta da noi è diventato impensabile. Lì Gasperini lo hanno lasciato tranquillo dopo la sconfitta in casa proprio col Palermo. Lì si è data fiducia ai giovani ed è nato un piccolo miracolo.
Da noi la sensazione è che, ad un certo punto, i giocatori vogliano scappare. E così il loro rendimento e la loro attenzione cala vistosamente.
Nel calcio, purtroppo, si vince o si perde. Quest’anno noi siamo meno bravi degli altri e probabilmente destinati a perdere e a retrocedere.
Pazienza. Succedeva spesso in tempi che molti hanno dimenticato, quando non c’era Zamparini a fare da bersaglio alle nostre frustrazioni di tifosi perdenti. Ai tempi in cui vedevamo la nostra squadra in serie B e in serie C. E quando ogni tanto si saliva in A, si retrocedeva subito o quasi, spesso malamente, perché soldi per grandi giocatori non ce n’erano neanche allora.
Dunque? Forza Palermo sempre, con il massimo sostegno ai calciatori, soprattutto se giovani: è fondamentale per qualsiasi progetto. In qualunque serie e con qualunque giocatore che vesta la maglia rosanero, purché si impegni per onorarla, retrocedendo o meno.