di Giovanni Rosciglione
C’è a Palermo – da anni – un modo di dire per classificare quelli che, temerariamente, si azzardano a criticare sempre anche gli “evidenti successi” dell’uomo politico di turno che, raggiunta una posizione di solido carisma, generosamente regala agli immeritevoli sudditi i preziosi frutti del suo governo.
“I nimici ra cuntintizza” (i nemici della felicità), quelli cioè che criticano per criticare, ne hanno sempre una da dire, esercitano un pessimismo disfattista e deteriore che si spinge sino a tentare di nascondere il sole con un dito.
Sono tra quelli che, spesso, quel termine se lo è sentito affibbiare dallo stesso regnante di turno e, soprattutto, dalla fitta e vivace schiera degli immancabili cortigiani che, con accorta sollecitudine, si preoccupano di reggere la coda del potente affinché non si sporchi dal fango della polemica inutile e faziosa di chi è invidiosamente ostile, sino al punto di disprezzare il buono e il bello e danneggiare la sua comunità.
Oggi vedo che la schiera dei criticoni del Re si arricchisce di un nuovo adepto: sulle pagine palermitane de La Repubblica il giovane e brillante scrittore Giorgio Vasta, con puntuali riferimenti storici e letterari, non solo critica, ma ribalta addirittura le tesi enfatiche ed azzardate che il sempiterno candidato a Sindaco di Palermo (32 anni) ha sposate per esaltare il grande successo della “sua città” con la nomina a Capitale Italiana della Cultura 2018.
Orlando ha sostenuto che le condizioni di Palermo derivano anche dalla scarsa autostima dei palermitani (tutti nimici ra cuntentizza), che non si rendono conto che Palermo è bellissima, la mafia non c’è più e tutti vivono felici e contenti (video).
Vasta sostiene a ragione, citando Tomasi di Lampedusa, che, al contrario, Palermo e i palermitani hanno un eccesso di autostima: “I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria…” dice il Principe di Salina a Chevalley.
Vi riporto l’intero articolo, per chi non l’avesse ancora letto (nell’immagine). Aggiungo di mio che l’osservazione del Gattopardo spiega anche l’equivoco buonista che definisce il palermitano accogliente e tollerante nei confronti dei migranti, dei rifugiati. Non siamo la città dell’accoglienza come il Sindaco vuole far credere, ma siamo una comunità che si acconcia a vivere in uno schema sociologico e gerarchico tipico del feudalesimo nella versione baronale.
In una società raffigurabile come una Piramide senza spigoli, si accetta il migrante perché in ogni caso, questo dovrà acconciarsi ad essere il mattone sottostante all’ultimo.
Vasta dice chiaramente che la pretesa fierezza (l’autostima) che Orlando chiede al palermitano, altro non è che la cecità di una popolazione che ha accettato di vivere in un set cinematografico dove le scene si svolgono nel surreale susseguirsi degli splendori arabo normanni e delle rovine della seconda guerra mondiale e le regole sono quelle delle dinastie feudali.
Non esiste in Europa un posto in cui, come a Palermo, l’ascensore sociale è sempre guasto. Ed è un argomento questo sul quale, del resto, ho già provato a ragionarci su da anni. Ma invano perché come dice Vasta al palermitano sta bene così.
Ma allora come spiegare e come giudicare questo premio, questo successo di Palermo? Quale può essere la giusta posizione nei confronti di questo impegno?
Intanto, bisogna ricordare (la bulimia di notizie spesso annebbia la memoria) che già nel 2013 Palermo aveva tentato invano di essere presa in considerazione come capitale europea della cultura e scartata subito.
Questa volta le altre nove città finaliste avevano tutte insieme meno di metà degli abitanti di Palermo (Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati, Settimo Torinese, Trento ed Erice). Inoltre il progetto presentato dal Comune sommava al patrimonio culturale cittadino quello di tutta la provincia metropolitana, della quale Orlando è stato nominato Sindaco con elezione di secondo grado. Insomma ha indossato la fascia tricolore e la fascia azzurra.
Intendiamoci, Palermo è meravigliosa, bellissima meritevole di ogni cura e valorizzazione, ma il progetto con cui ha vinto questo premio è vago, quanto ambizioso e, nella lussuosa cornice dei suoi tesori, propone Palermo come Città dell’Accoglienza.
Non ritengo che siano maliziosamente in torto quelli, che come me, considerato il momento, hanno tratto l’impressione di un “aiutino” elettorale che il ministro Franceschini ha voluto concedere al suo amico Sindaco e candidato. Insomma, la graduatoria si è formata partendo dal più alto numero dei cittadini con diritto al voto.
E allora? E allora bene. Un premio è un premio e il 2018 sarà l’anno in cui Palermo potrebbe finalmente affacciarsi al mondo come una città che rinasce. E io, che sento di essere un amico della felicità, spero e penso che sia possibile.
Purché ovviamente ci siano i presupposti per un Rinascimento.
L’immagine di copertina (Burt Lancaster nel ruolo del Principe di Salina nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti) è tratta da wikipedia. Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=3158885
La foto con Orlando che gioca a cricket è di Anna Fici
Foto di Recanati tratta da Wikipedia. Di Xavier121 – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3651478
Analisi acuta e profondamente vera. Mi compiaccio che Rosciglione abbia, con la lucidità che lo contraddistingue, centrato l’obiettivo. Pur tirandomi fuori da un coro critico che vede tutto nero, e pur considerando in ogni caso positivo il riconoscimento di cui si discute, non posso fare a meno di rilevare le criticità cittadine e la non sempre sufficiente attenzione dell’amministrazione ai problemi reali, che esistono e richiamano responsabilità. Aggiungo, e non me ne vogliano il sindaco e i suoi numerosi fans. che mi affascinano più i risultati che i proclami e le frasi ad effetto che in questi anni hanno, purtroppo, hanno sostituito la politica