di Gabriele Bonafede
Domani, 20 gennaio 2017, è il gran giorno di Trump per l’Inauguration Day. Il giorno in cui inaugurerà il proprio mandato con giuramento di fedeltà alla costituzione, all’occorrenza sulla bibbia che fu di Lincoln. In un’intervista di qualche tempo fa, Trump dimostrò di sapere poco o nulla di Lincoln che pure faceva parte del suo partito, oggi diviso tra chi lo sostiene a spada tratta e chi lo critica aspramente come John McCain.
Tanto da far circolare già durante la cosiddetta “luna di miele” con il popolo americano, la parola “impeachment”, cioè la sua decadenza tramite votazione al Congresso.
Impeachment appare sempre più spesso nei media e nel web, e l’eventualità è quotata da alcuni bookmaker con alte probabilità, persino il 50%. In pratica, le probabilità che Trump non finisca il suo mandato presidenziale sono paragonabili a una vittoria dell’Inter sul Palermo…
Ma a rovinare la festa della sua inaugurazione ci hanno già pensato in molti. Dal giorno in cui l’eroe dei diritti umani, John Lewis, democratico e amico di Martin Luther King, ha fatto presente che non parteciperà perché non lo ritiene legalmente eletto, il rifiuto a partecipare è diventato di massa, per lo meno tra i democratici. Sarebbero ormai più di 60 i membri democratici del Congresso, il Parlamento americano, ad avere annunciato di non partecipare all’Inauguration Day.
Tra le più recenti parlamentari del partito democratico a unirsi al boicottaggio c’è Jan Schakowsky, deputata dell’Illinois e attivista per i diritti di genere. La Schakowsky ha twittato il suo rifiuto nel pomeriggio di ieri: “I have decided to join the growing group of my colleagues who will boycott this Friday’s Inauguration.”. (“Ho deciso di unirmi al crescente gruppo di colleghi che boicotterà l’inaugurazione di questo venerdì”).
Inoltre, come tante sue colleghe, ha dichiarato pubblicamente di volersi unire alla Women’s March di Washington il giorno seguente, che si prevede porti a una manifestazione di 200.000 persone.
Una valanga di rifiuti così grande da parte di parlamentari americani non era mai successa. E le cose non vanno meglio per quanto riguarda gli artisti invitati a partecipare. Su molti media sono stati resi noti i nomi di artisti che hanno declinato l’invito: da Celine Dion al gruppo italiano Volo, a Elton John, ai Kiss, ad Andrea Boccelli, chi ha rifiutato motivando politicamente e chi, come Celine Dion ha risposto di “essere già impegnata”.
Sarà dunque un giorno dell’inaugurazione particolarmente teso nonostante la montagna di soldi spesi da Trump per organizzarlo: più alta di qualsiasi altro giorno dell’inaugurazione e che ha raggiunto la ragguardevole cifra stimata tra 175 e 200 milioni di dollari.