di Giovanni Rosciglione
Appena fuori dai locali di Via Libertà 64/a dove si era svolta la Conferenza Stampa di Davide Faraone per presentare il Progetto CAMBIAMENTI, ho mandato questo twitter: “dopo decenni che a Palermo aprono solo Sale Scommesse, Compro Oro, Finanziarie e Street food, finalmente oggi si è inaugurato un luogo dove di ci si riunisce per fare politica”.
Ma, se la notizia in sé è già positiva, per me è stato un avvenimento ancora più emozionante: perché il fatto che il locale, funzionale e moderno, sorge nella parte centrale della via più bella di Palermo e che abbia addirittura un giardinetto, mi ha fatto venire in mente l’inaugurazione della Sezione Togliatti di Viale delle Magnolie – grandi locali e bellissimo giardino – avvenuta nel 1983.
Cambiamenti, si chiama il Progetto, e #Cambiamenti si chiama il locale.
E anche questo mi ricorda che in quella Sezione proposi e ottenni di cambiare il nome, che da Togliatti divenne Libertà. Ovviamente non era solo il nome che volevo cambiare.
Precedentemente, avevo comunicato agli iscritti che il gigantesco e pesantissimo ritratto del compagno Ercoli si era staccato dal muro rischiando di uccidermi e che, quindi, lo avevo buttato.
Si rassegnarono più facilmente. A quei tempi la parola di un Segretario di Sezione valeva ancora qualcosa!
Ma basta con i ricordi nostalgici e passiamo all’oggi.
Faraone, in apertura, ha detto alla folla di giornalisti presenti che questa iniziativa era palesemente legata alla linea del PD di Renzi, e che – quella di una sede permanente ed aperta al dibattito di idee – era proprio una delle proposte uscite dalla Leopolda Siciliana.
Chiunque fosse interessato potrà frequentarla, proporre idee e partecipare ai dibattiti che saranno organizzati.
Il cambiamento sarà il tema di base e Faraone, giustamente, lo mette in opposizione al conservatorismo che imperversa trasversalmente nelle vecchie classi politiche (PD compreso), dopo soprattutto l’esito negativo di un Referendum che per molti nostalgici è considerato una sorta di Controriforma, che affosserebbe l’Italia e ogni speranza di sviluppo. Il bicameralismo non si tocca più, le Province ritornano quelle di prima, il CNEL distribuisce gettoni, le Regioni coltivano onerosi privilegi.
Il vero cambiamento, quello che l’iniziativa si propone di favorire, passa invece per una politica fatta da nuove generazioni e nuove culture: quella della responsabilità, della progettualità, della meritocrazia. La riforma della burocrazia, un Sanità ancora più efficiente, una scuola al servizio degli alunni.
Certo – dice il relatore – in una terra come la nostra, come Palermo, la Sicilia il cambiamento vero e non gattopardesco è quanto mai difficile e seminato di trappole. Ma necessario.
Questa, in sintesi, la presentazione dell’iniziativa. Parole e idee che il Politofilo fa proprie senza fatica alcuna.
Subito dopo, come è prassi, la parola ai giornalisti.
Era inevitabile a questo punto – oggi 16 gennaio 2017 – che tutte, ma proprio tutte, le domande rivolte a Davide Faraone fossero incentrate sul tema delle prossime elezioni Amministrative per la scelta del Sindaco a Palermo e del Presidente della Regione in Sicilia. E così è stato.
Alcuni hanno chiesto perché il PD non ha fatto le primarie per scegliere il proprio candidato. Altri se è vero che le divisioni e il correntismo nel partito hanno portato a non individuare un proprio candidato e scegliere obbligatoriamente Orlando per evitare di essere considerato ininfluente. Hanno chiesto anche perché Ferrandelli si è staccato dal PD e corre da solo. Hanno insistito sulla gravità di un eventuale cedimento ai voleri di Orlando di presentarsi senza il simbolo.
Faraone ha risposto ed ha tenuto testa.
Le divisioni ci sono e sarebbe inutile nasconderle. Ma in politica non ci si può fermare. Il PD, che è e si ricandida ad essere il partito che governa l’Italia, non può che essere presente e competitivo in una elezione che riguarda il Sindaco di una grande città come Palermo. Abbiamo quindi scelto di allargare ancora il campo del centrosinistra e proporre ad Orlando una coalizione che del nostro progetto, delle nostre idee faccia la colonna vertebrale del programma. Il problema del simbolo è assolutamente secondario e non sarebbe la prima volta che la sinistra palermitana si presenti a Palermo in una lista unitaria. L’identificativo deve essere il programma.
In politica i compromessi sono virtuosi in quanto necessari.
E qui (sempre in sintesi) la riunione si è conclusa.
Che dire? In realtà ho già detto molto, sia su Maredolce.com nella mia rubrichetta il Politofilo, dove mi sono abbandonato ad analisi storiche, resoconti di cronaca, mie elucubrazioni psicoantropologiche. Da anni. E da anni vado dicendo che quella che è sempre mancata alla sinistra cittadina è una classe dirigente rappresentativa.
Sulla scelta di un candidato a Sindaco di Palermo o a Presidente della Regione siamo stati come quelle persone distratte ed eccentriche che accettano un invito ad una festa elegante e, al momento di uscire, si accorgono che non hanno abbigliamenti adeguati all’avvenimento. E restano a casa a vedere la TV.
Quindi, per me il problema non è la eventuale rinuncia al simbolo (la storiellina che qui ho raccontato del ritratto di Togliatti lo anticipava), non è il compromesso, che ritengo sempre virtuoso quando è alla luce del sole, non è l’importanza che si dà al programma, che ritengo eccessiva.
Ma tutti sappiamo che oggi il programma viene caratterizzato dal leader, più che dai partiti.
E tutti avremmo già dovuto prendere atto che Leoluca Orlando dopo un terzo di secolo da quando è diventato Sindaco di Palermo, come punto numero uno del suo programma ha se stesso ed è molto azzardato definire le sue giunte e i suoi programmi di centrosinistra.
Che fare allora?
Per me che sono solo un appassionato della politica resta la speranza che anche a Palermo ci sia un cambiamento all’altezza della sede inaugurata oggi.
Per i palermitani mi auguro che le trattative con chicchessia siano comunque realmente e rigorosamente legate al progetto del riformismo democratico.
Caro PD, Altro dirti non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
Foto in copertina e nel testo di Giovanni Rosciglione.