di Gabriele Bonafede
Continua, inesorabile, il dissanguamento della lista di candidati Cinque Stelle a Palermo: da cinque candidati ne sono rimasti due, ovvero un Cinque-Stelle-Meno-Tre. La notizia ha fatto la prima pagina dei giornali locali rimbalzando anche su quelli nazionali. Dopo la boutade di Grillo in Europa, dove ci sono pesanti tremori a causa di doppie e stucchevoli giravolte, si capisce che la crisi dei Cinque Stelle parta da lontano. E lo si vede in una delle periferie più calde d’Europa: la Sicilia e in particolare Palermo.
Se il PD, sebbene sembra si stia mobilitando, non ha ancora né un progetto né un candidato “di bandiera” per Palermo, le cose non vanno meglio al secondo partito nazionale, il Movimento Cinque Stelle.
Noto è che la quota rosa, cioè il requisito del 30% di donne nelle liste per le elezioni comunali, ridurrebbe il numero dei candidati della lista grillina da 40 a 27. Dopo la rinuncia di alcune candidate, sarebbero al momento solo nove le donne disponibili. E mentre gli aspiranti pentastellati a Sindaco si riducono da cinque a due, sembrano moltiplicarsi le fratture. Fratture che riguarderebbero, forse per la prima volta a questa scala, l’assenza di un progetto che sia tale.
Non solo lacerazioni interne dunque? Sembra proprio di sì. E pare che i veri problemi della crisi Cinque Stelle, a Palermo come a Bruxelles, siano in realtà i metodi e le cose concrete. Ovvero, il cuore stesso del progetto grillino, almeno per chi ci crede. Lo si vede già dalle motivazioni pubbliche degli interessati nel rinunciare a candidarsi. Almeno a leggere i post che candidati pentastellati di lista e a sindaco hanno pubblicato sul web, via social o blog locali, per dichiarare la propria rinuncia.
Ma c’è di più. Se si va dall’esterno sulla pagina Facebook del Movimento Cinque Stelle di Palermo, l’ultimo post visibile ai comuni elettori, quelli che magari voterebbero per il Movimento di Grillo senza esserne militanti, sembra un comunicato (“Aperte le candidature”) dell’agosto 2016: quasi sei mesi fa. Dopo, il nulla. Sulla pagina, che pure dovrebbe essere ricca di proposte, non ci sarebbe nulla di nulla sui progetti, sulle idee, le strategie, i suggerimenti tecnici e politici per far risollevare Palermo. Tabula rasa.
Non stupisce che su questo vecchio post, così importante e che annuncia le candidature, i “mi piace” visibili siano alcune decine (all’oggi cinquantasette), a fronte di oltre 20.000 fans per la pagina. Magro bilancio per chi fa politica sul web…
Nel sito web dei Cinque Stelle su Palermo va un poco meglio, ma molto poco. C’è una chiamata ai militanti per discutere su varie “tematiche” palermitane per le quali sono stati avviati molti tavoli “di partecipazione”. (link: http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/palermo/). Iniziativa encomiabile al quale dovrebbe seguire la pubblicazione di un programma. Ma se un cittadino qualsiasi va sull’opzione per scaricare il programma, non si scarica un bel niente. A meno che non ci siano problemi tecnici, non si sa.
E anche questo, oltre ad essere (come si vede dal link) una diramazione del sito di Beppe Grillo, è un post vecchissimo: del luglio 2016. Da allora, nulla. E comunque, nel suddetto sito c’è la chiamata alle proposte, ma non ci sono le proposte. Quindi nulla anche lì. Per lo meno di visibile a tutti o di facilmente reperibile.
A meno che, ma allora il Movimento Cinque Stelle sarebbe come gli altri partiti e anche peggio, di queste cose si discuta in stanze segrete, siano esse reali o virtuali, non accessibili ai comuni mortali.
Va fatta una ricerca più approfondita? Forse. Ma per chi non ha dimestichezza con il web la cosa diventa complessa. E tutto o quasi rimane inaccessibile.
Inaccessibile persino a chi, ad esempio, vorrebbe avvicinarsi al Movimento sia pure attraverso la semplice espressione di voto alle urne, dopo però aver letto uno straccio di programma a poche settimane dal voto. Tutto ciò in omaggio alla “trasparenza” e alla “democrazia diretta”. O forse s’intende “diretta” in quanto “diretta dai capi”, non perché direttamente proposta dal basso come forse si vorrebbe far credere.
Non stupisce che le “stelle” del firmamento grillino palermitano siano passate da cinque a due. E la lista da quaranta a ventisette. Spiace molto. Peccato.