di Gabriele Bonafede
Sì, avete letto bene. Non è “i cinesi non si vedono”. È invece: “i cinesi non ci vedono”. E sapete perché? “Perché sono lontani”. Era una pessima battuta degli anni Settanta, quando il presidente del Palermo era Renzo Barbera, telefonini e computer non esistevano, e di cinesi in città non se ne trovava neppure uno, nemmeno a cercarlo con il lanternino. E non c’entrava nulla con il calcio. C’era solo un vago razzismo, sicuramente da condannare.
Tempi andati. Oggi i cinesi sono dappertutto, comunque, aldilà della freddura. Li trovi in massa a Corso Tukory, alla stazione, persino nella Palermo-bene, dalle parti di via Marchese di Villabianca e traversine adiacenti. Negozi e negozietti, e chissà quanti soldi, perché sono sempre pieni, con prodotti a poco prezzo in tempi di crisi. È gente che si dà da fare, che lavora. E merita un successo commerciale. Ma che questi possano comprare il Palermo non è credibile, ovviamente. A meno che non si parli di grandi gruppi, con lo Stato cinese appresso. Altro mangiare, riso o non riso, cannoli o non cannoli.
Però è facile dire che ci sono i cinesi. Perché è vero e non è una bufala: se esci per strada li trovi. Fisicamente e figurativamente: nel panorama sociale e urbano come in quello economico e macroeconomico. Seppure in queste ultime settimane, attorno al Palermo calcio, non ci vedono e non si vedono. Almeno nelle notizie sportive che non siano le dichiarazioni del patron Zamparini. Dette e ripetute fino alla noia.
Così i tifosi, soprattutto quelli affetti da Zamparinite, iniziano (o continuano) a essere scettici sulla presenza di un’offerta d’acquisto cinese per il club rosanero. Il calciomercato del Palermo sembra segnare il passo, nel frattempo. Sembra ci siano solo “trattative in uscita”, con conseguente panico della curva, reale e virtuale.
L’unica cosa che si può dire senza avere mezzi per saperne di più, è che non si sa se sta cosa dei cinesi si farà o meno. Compreranno il Palermo? Lo compreranno con una serie di accordi per investire anche nel settore delle costruzioni? Si costruiscono ipotesi. D’altronde, come dicevano Ficarra e Picone in “Nati stanchi”, più di un siciliano può dire “E io costruttore sono!”.
Costruttori di ipotesi, teorie, possibilità, dietrologie, e simili. Ormai in città è nata una nuova scienza, oltre alla “retrocessionologia”: la “zamparinologia”. Simile alla cremlinologia degli anni in cui c’era l’Unione Sovietica, appare sempre più come il metodo della sfera di cristallo. O il metodo, “a cu pigghiu. pigghiu”, tanto i cinesi sono dappertutto e magari si possono pure intervistare. Sempre che parlino: a ora di parlare peggio di noialtri sono. Muti.
Quindi non se ne sa nulla. E si tira a campare. Gonzalez rimarrebbe. Forse arriva un altro svedese. Forse i cinesi comprano entro febbraio, con il loro Capodanno. Mentre il nostro è archiviato.
Si sa solo, ahimè, una triste e vera notizia: il grande capitano del Palermo anni ’50 e ‘60, Enzo Benedetti ci ha lasciato. Aveva 85 anni ed era uno di noi. Rispettato sempre, e grande sul campo e fuori.
Capitano rosanero dal 1955 al 1962, giocò nel Palermo fino al 1965. Con 273 presenze in 10 anni. Bandiere di altri tempi, che oggi, purtroppo, non si vedono più. E molti tifosi che criticano Zamparini, su questo piano, hanno ragione. Da vendere… è il caso di dirlo.
Per il resto, le altre squadre fanno punti. E ormai, anche loro, non ci vedono. Perché sono lontani, in classifica.
Foto in copertina: maldestro fotomontaggio. Del quale chiediamo venia, è solo babbìo.
Foto di Enzo Benedetti nel testo, molto più seria. Tratta da Wikipedia. Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2925814