Nel febbraio del 2017 ricorre il centenario dell’incisione del primo disco di musica jazz della storia. Ad inciderlo fu Nick La Rocca, siciliano di seconda generazione nato a New Orleans. In vista dell’imminente ricorrenza, l’Associazione Lumpen proporrà, sabato 10 dicembre alle ore 21.00 al Teatro Biondo di Palermo, lo spettacolo-concerto Jass – Quando il jazz parlava siciliano, ideato da Franco Maresco e Claudia Uzzo.
Uno spettacolo originale e avvincente, nel quale Maresco, insieme al musicologo Stefano Zenni, ripercorrerà la storia del jazz evidenziando lo straordinario contributo che i siciliani portarono non solo in questo genere, che grazie anche a loro diventò arte, ma anche nella cosiddetta musica leggera americana, da Nick La Rocca a Louis Prima, da Frank Sinatra a Jimmy Giuffre e Tony Scott.
Ad eseguire uno straordinario repertorio di classici saranno tre affermati musicisti: Salvatore Bonafede (piano), Gabriele Mirabassi (clarinetto) e Alessandro Presti (contrabbasso, tromba), mentre l’attore Melino Imparato interpreterà una selezione di testi scelti per l’occasione, tra cui brevi frammenti di Franco Scaldati. Sullo sfondo la proiezione di rari materiali video. Ad arricchire lo spettacolo, le luci di Cristian Zucaro.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.
Franco Maresco, autore di Io sono Tony Scott, ovvero come l’Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz (2010) torna a occuparsi del genere musicale che più ama, raccontando la storia dei musicisti siculo-americani immigrati in America. Il loro incontro con i musicisti neri e il loro fondamentale apporto nella nascita del jazz sono ancora poco conosciuti o persino sottaciuti dagli studiosi americani del genere.
Sarà infatti dall’incontro fra la tradizione musicale della minoranza nera – con i suoi gospel, le marcette militari e i canti da lavoro nei campi – e quella siciliana – fatta di musica da banda, opera lirica e reminiscenze arabe – che nascerà quella miscela esplosiva che prenderà il nome di “Jass”. La storia parte da Palermo, città simbolo dell’emigrazione italiana di fine Ottocento, e traversando l’oceano con un piroscafo Florio giunge a New Orleans, patria del Jazz.
Negli Stati Uniti nomi quasi sconosciuti come Nick La Rocca (al secolo Domenico La Rocca), Vincent Rose (Vincenzo Cacioppo), Pete Rugolo (Pietro Rugolo), Joe Venuti (Giuseppe Venuti) e giganti come Frankie Laine (Francesco Paolo Lo Vecchio), Tony Scott (Anthony Joseph Sciacca), Louis Prima e Frank Sinatra, lasciarono un segno indelebile nel firmamento della musica del Novecento.
Nel racconto di Maresco e Zenni non mancheranno riferimenti alla cosiddetta Mano Nera e a Cosa Nostra, che allora dominava incontrastata diversi settori, tra cui il mercato del contrabbando illegale di alcool e il giro dei bar clandestini; i goodfellas si infiltrarono ben presto anche nel business della musica, divenendo spesso agenti e produttori di affermati artisti italoamericani. Anche il cinema occupa un ruolo essenziale all’interno di questo denso affresco: dai film dei primi anni ’10, che avevano per oggetto il cliché dell’italiano violento e rissoso, sino alle grandi maestranze italoamericane negli anni d’oro.