di Gabriele Bonafede
Si può proporre e persino vincere un referendum per stabilire che la luna non esiste. Ma poi, anche se si vince, la luna resta là. A guardare con la stessa faccia più o meno adombrata e a volte più luminosa.
Si può pure proporre un referendum per stabilire che “si vive sulla luna”, ma poi ci si accorge che non si vive sulla luna, ma sulla terra.
E si può fare di più: si può promuovere, realizzare e vincere un referendum per stabilire che la Gran Bretagna non è Europa. Ma poi la Gran Bretagna è comunque Europa, che lo si stabilisca per legge, per convenzione, per convinzione, per referendum o quello che si vuole. La Gran Bretagna, Brexit o meno, rimane Europa, geograficamente, economicamente, culturalmente, commercialmente, individualmente, moralmente, collettivamente, socialmente, infrastrutturalmente, finanziariamente, logicamente, materialmente e praticamente.
E anche per quanto riguarda quella parola orrenda che va sotto il nome di “geopolitica”. Ne seppero qualcosa Churchill e gli inglesi che dovettero resistere al tentativo d’invasione nazista, dopo aver ignorato per anni che i nazisti stavano conquistando l’Europa, come se fosse qualcosa che stesse accadendo in un altro pianeta. Fino a quando la realtà non bussò duramente alla porta e capirono che magari andava fatta qualcosa per fermare razzismo e nazismo qualche anno prima. Anziché coltivarlo a casa propria.
In tema di referendum, l’Italia dimostra di essere tanticchiedda (un pochettino) più seria: il referendum italiano del 2016, per quanto aspramente dibattuto, riguarda un ordinamento costituzionale concreto. Alla faccia dei luoghi comuni, l’Italia si dimostra molto più concreta dei nordici inglesi, ormai entrati in un loop sociopolitico senza via d’uscita a meno di tornare con i piedi per terra. E quindi in Europa.
E se ne stanno accorgendo da qualche mese: più di metà degli elettori ha votato per dichiarare che la Gran Bretagna vive sulla luna e non in Europa. Ma, toh guarda, la Gran Bretagna continua ad essere Europa, nonostante il lunatico voto dell’assurdo.
Le negoziazioni per l’“uscita” della Gran Bretagna dall’Europa sono arrivate a un punto morto. O meglio, a un litigio da bambini che giocano a cowboy e indiani. E non stupisce che siano entrate nelle contraddizioni più palesi. Perché, geograficamente, commercialmente, culturalmente (etc.), la Gran Bretagna rimane comunque parte dell’Europa, che lo si voglia o no. Che lo si “stabilisca” per legge o meno. E spostarla fisicamente sulla luna appare cosa difficile, molto difficile. Forse qualcuno inizia a capire che sia persino impossibile.
Il ministro degli esteri Johnson, propone ugualmente guerre commerciali che non stanno nemmeno sulla luna: “Non importiamo più prosecco dall’Italia”, minaccia. Rendendosi ridicolo di fronte a tutto il mondo. Ma perché, la Gran Bretagna importa ed esporta in Europa solo prodotti alimentari di nicchia? Oppure una quantità gigantesca di prodotti strettamente necessari alla propria economia e alla propria sopravvivenza?
Vien da ridere per non piangere. E vien da chiedere: come va, caro Johnson, anche sulla luna si beve prosecco? Senza la necessaria atmosfera, beninteso.
Ah, ma forse la Gran Bretagna non è sulla luna. È rimasta in Europa, persino a vederla dalla luna.