di Gabriele Bonafede
Una cosa salta agli occhi nelle foto ufficiali dell’incontro di oggi con Obama: il volto di Trump sembra preoccupato. D’altronde, all’annuncio della sua vittoria per l’elezione a 45mo presidente-Usa, la borsa di New York è caduta di botto.
Si è ripresa dopo il discorso d’accettazione dello stesso Trump, dove il neo presidente ha ringraziato Hillary Clinton per quanto fatto per l’America, nonostante alcuni insulti partissero dalla platea vincente. Poche ore dopo, la stessa Clinton ha usato toni molto conciliatori nel suo discorso di accettazione della sconfitta. E anche qui le borse hanno ripreso a salire.
Il neo presidente si è dunque iniziato a confrontare con la realtà di governo e con la più onerosa carica di Stato nel globo. Ma un segnale importante è arrivato soprattutto dalle migliaia di cittadini americani, in larga parte giovani, che sono scesi spontaneamente e pacificamente in piazza in decine di città americane per manifestare la loro lontananza da Trump: “Non è il mio presidente” lo slogan principale. Se fosse stato per il voto dei giovani, infatti, la Clinton avrebbe stravinto.
Confrontato con questa situazione, ovvia dopo le pesanti parole espresse nel corso di una campagna elettorale improntata troppo spesso all’insulto per la parte avversa, Trump ha forse iniziato a capire che andava buttata un poco di acqua sul fuoco. D’altronde, l’esperienza e la guida morale dello stesso Obama e della Clinton hanno contribuito a dare un senso più civile del previsto al post-voto e all’inizio dell’amministrazione-Trump.
“Il successo del presidente Trump è adesso il successo di tutta l’America” ha detto Obama dopo l’incontro di oggi con il neo presidente, e lo aveva detto anche il giorno prima. Di rimando, Trump ha affermato oggi, dopo l’incontro con Obama: “Incontrerò molte volte Obama anche per avere consigli”.
Considerati i precedenti tra i due, che oggi si sono incontrati di persona per la prima volta in assoluto, si tratta di parole di riconciliazione particolarmente forti. Tra le altre cose, Trump aveva messo in discussione persino la cittadinanza di Obama, e il presidente uscente aveva espresso forti giudizi su Trump indicandolo come “inadatto alla presidenza”.
Fatto sta che i toni, i temi, gli argomenti e soprattutto le assurde proposte di Trump durante la campagna elettorale hanno formato una spaccatura molto forte nella società americana. E, vista la situazione esplosiva negli Usa e nel mondo, la tensione così caricata anche e soprattutto per il tipo di campagna elettorale espressa dal candidato vincente, Trump ha forse capito che c’è un serio pericolo di grave conflitto permanente all’interno della società statunitense e per il mondo intero.
Una giornata positiva, dunque, dopo tre mesi di follie e quarantottore di passione e rischio-deriva.
Ma, aldilà delle dichiarazioni di facciata, che comunque sono benvenute per calmare gli animi, cosa farà Trump nel concreto? Visto il personaggio per ciò che ha espresso nella campagna elettorale e vista questa ulteriore inversione a 180 gradi nelle sue opinioni, non è possibile fare alcuna ipotesi. Nemmeno sulle proposte-chiave del neo presidente Usa.
Tutte le ipotesi finora proposte dai media sembrano un puro tirare a indovinare, come d’altronde si sono rivelati i sondaggi. Tutto è possibile, dal meglio al peggio e viceversa. E questo è il problema principale della imminente presidenza-Trump: la totale imprevedibilità e mancanza di affidabilità.
Forse, e questa è la speranza di tutti, “l’abito farà il monaco”: una volta messo il cappello del presidente, forse, il senso di responsabilità aumenterà verso decisioni e proposte più saggie di quelle espresse nella folle campagna elettorale del 2016.
Sarà comunque complicato per Trump guadagnare la fiducia di metà dell’elettorato e della popolazione americana, fortemente disgustata dai messaggi di odio e di divisione espressi fino a poche ore prima del voto. Sarà complicato per Trump guadagnare la fiducia dell’Europa democratica, che, per quanto malmessa sul piano politico e morale, è sempre il primo partner commerciale e l’unica forte area democratica del globo.
Ma perché ciò accada è necessario che la democrazia americana riprenda funzionare in un clima ragionevole. E che riprenda corpo. È necessario cioè che il potere del presidente sia costantemente controllato e analizzato criticamente da opposizione e cittadini, anche con eventuali proteste pacifiche di piazza come è successo oggi.
Certo, per Trump rimangiarsi tutte le follie e le fesserie dette in campagna elettorale sarà un ulteriore esercizio di stucchevole imprevedibilità. Che non sarà facile gestire dopo aver scaldato così tanto gli animi. Ha appena cominciato e i punti interrogativi sulla sua capacità di guidare il Paese più potente del mondo rimangono dove sono.
Foto di Donald Trump tratta da Wikipedia. Di Gage Skidmore, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51025646
Foto di Barack Obama tratta da Wikipedia Di Official White House Photo by Pete Souza – P120612PS-0463 (direct link), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23956389
Foto della Casa Bianca tratta da Wikipedia. Di Ingfbruno – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27510444