di Matteo Bavera
Da pochi giorni abbiamo saputo dell’impossibilità di utilizzare il Teatro Garibaldi anche per workshop, laboratori e mostre. Dopo tre lunghi anni di attesa, innumerevoli sopralluoghi da parte dei tecnici comunali, innumerevoli quanto inutili, si riparla di lavori di ristrutturazione. Un primo breve intervento che, a detta dell’assessore Cusumano, dovrebbe essere già in corso ma non lo è, e un più corposo intervento per cucire la ferita della lunga serie di aggressioni allo spazio di via Castrofilippo.
Si parla di 20.000 e 400.000 Euro che però ancora non ci sono, né vi è traccia di inizio degli interventi meno costosi. Inutile ricordare la lunga e dolorosa storia dei teatri chiusi di Palermo, per questo esprimiamo la nostra massima preoccupazione.
I lavori di recupero più recenti dovevano durare un anno, ne sono durati sette e non si sono mai conclusi. Palermo aveva sperimentato l’originale idea dei lavori a cantiere aperto, un modello per l’intero Paese, ma questa pratica viene ora smentita.
Ricordo, infine, che nel dicembre 2013, quando il teatro ci fu affidato come una patata incandescente, affinché non si riducesse di nuovo a un rudere, servivano 99.000 € per il recupero, somme disponibili a detta degli amministratori, ora il preventivo è salito a 400 mila e i tempi di realizzazione sono un vago mistero.
Nel frattempo il Teatro è di nuovo abbandonato e senza custodia. Andrea Cusumano, che al Garibaldi ha lavorato fino al giorno della sua nomina, rifiuta ogni confronto e quando finalmente dispone di un congruo budget per il suo assessorato rimette in moto l’dea dei finanziamenti discrezionali a pioggia, per un progetto cultura di cui non si individuano i contorni, già molto discutibile per alcuni costosi finanziamenti che di culturale contengono zero.
Poche settimane fa affermava alla stampa che ci fosse un bando in imminente uscita per il Teatro, ma nulla. Sono costretto a domandarmi se l’artista si sia presto trasformato in un raffinato politicante?
Foto del Teatro Garibaldi di Palermo in copertina di Alessandro D’Amico.